Ai primi di maggio le perplessità espresse per le sue dichiarazioni pubbliche, sulla responsabilità delle persone "famose" nell'esporre teorie non convenzionali, sul loro seguito e sulle conseguenze. Certo, la libertà di pensiero deve essere garantita, ma Djokovic è un tennista e lo possiamo apprezzare in quanto atleta capace di grandi imprese e di essere un numero 1 a livello mondiale. Il resto? Il confine fra opinione personale, libertà d'espressione e condivisione di teorie strampalate è labile e facilmente superabile, valicando nel caso, il rispetto di chi ascolta.
Il fatto? Il serbo ha organizzato un torneo, l'Adria Tour con tappe in Serbia e in Croazia, con un fine benefico. La positività di 3 tennisti partecipanti: il croato Borna Coric, il bulgaro Grigor Dimitrov e il serbo Viktor Troicki, aveva già creato allarme; ora tocca a Djokovic riscontrare nel tampone la positività al Coronavirus. Con lui sono 8 compresi preparatori atletici e familiari; ma la polemica innescata è tanto inevitabile quanto veemente. La sottovalutazione del momento ha scatenato i socialnaviganti ma anche i tennisti che sentono nell'aria una rivisitazione del momento di ripartenza del tennis.
Lo stesso Djokovic così chiede scusa:" Sono risultato positivo, come mia moglie Jelena, mentre i miei figli sono negativi. Tutto quello che abbiamo fatto nell'ultimo mese lo abbiamo fatto con intenzioni sincere e con il cuore puro. Il nostro torneo era stato pensato per unire e mandare un messaggio di solidarietà, lo abbiamo organizzato quando il virus era diventato meno aggressivo. Sfortunatamente è ancora presente e dovremo imparare a conviverci. Sono davvero dispiaciuto per tutte le persone che sono state colpite. Io rimarrò in auto-isolamento per 14 giorni e poi ripeterò il test tra cinque giorni".
Il torneo ovviamente è stato annullato.
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