giovedì 14 marzo 2024

Dalla Storia di Miguel alla Corsa di Miguel- Parte seconda: l'ideazione dell'evento sportivo

Secondo appuntamento con la Storia di Miguel raccontata da Carla Gagliardini. 
Nella prima puntata, CLICCA QUI, si è percorsa la vita di Miguel, una vita, purtroppo, breve a cui la dittatura argentina di Videla ha posto uno stop facendo di lui uno dei tanti desparecidos. 
Oggi facciamo un salto nel tempo e dal 1978 passiamo al 1998 quando un giornalista italiano scopre la storia del poeta/podista. 

Valerio Piccioni, giornalista de La Gazzetta dello Sport, si trova a Buenos Aires nel 1998. E’ lì solo di passaggio perché deve dirigersi a Cordoba per un convegno su sport e globalizzazione. La passione per i libri lo porta ad innamorarsi della capitale argentina, città cosparsa di librerie che seducono i lettori.

Ed è proprio in una di queste che si ritrova tra le mani un libro che contribuirà ad arricchire la sua vita di esperienze umane importanti.


Il libro, dal titolo “El terror y la Gloria”, scritto da Abdel Gilbert e da Miguel Vitagliano, racconta del Mondiale di calcio del 1978 in Argentina, vinto proprio dai padroni di casa. Il Paese si trova nel pieno della dittatura del governo militare golpista, iniziata due anni prima. Tra le pagine di quella storia di popolo, che si dimena tra il terrore e l’orrore da un lato e le vittorie della nazionale dall’altro, appare la figura del podista oggi più noto in Argentina, Miguel Benancio Sanchez. Poche righe sono dedicate a quel poeta corridore ma sono sufficienti per far nascere un’empatia tra Valerio Piccioni, appassionato di questo sport, e la storia di Miguel che lo porterà, nel 2000, ad inaugurare “La corsa di Miguel” a Roma.


Ma per arrivare fino al taglio del nastro, Piccioni ha prima incontrato una delle sorelle di Miguel, la Signora Elvira Sanchez, morta nel 2021. Al principio Elvira accoglie il giornalista in modo schivo per poi invece aprirsi e collaborare alla realizzazione della corsa che prenderà il nome di suo fratello e che dovrà essere contemporaneamente un evento sportivo, un momento di memoria e un monito per il presente e il futuro.


Elvira è una figura chiave de “La corsa di Miguel”. Lei interpreta il dolore di una famiglia che non ha mai saputo nulla, come molte altre, sulla fine del proprio congiunto. Questa sofferenza si trasforma da dolore intimo, confinato all’interno delle recinzioni che ognuno di noi costruisce come forma di autodifesa, a messaggio carico di umanità e insegnamenti da tramandare.


Miguel è infatti ricordato per la passione che riversa nello sport che ama e che considera carico di valori, più che per le sue imprese sportive. Tecnicamente infatti non è considerato un talento.


Valerio Piccioni lo definisce “un profeta di un olimpismo sociale che sosteneva che l’importante non è vincere ma avere un paio di scarpe da ginnastica per poterlo fare”. Con questa affermazione Miguel interpreta il diritto allo sport in chiave sociale perché, se violato, deve essere considerato un problema generale e non del singolo individuo.


Le scarpe da ginnastica simboleggiano lo stesso diritto allo sport, che può esistere unicamente se sussistono le condizioni per praticarlo, come un campo, uno stadio, un allenatore, un contesto sociale all’interno della città dove non si muoia di fame e di guerra, etc.


La corsa di Miguel, come dice Valerio Piccioni, “non nasce in modo razionale ma da una passione che si interseca nella storia personale, intesa come insieme di percorsi umani. Si fa spazio allora la bellezza della memoria che aiuta a elaborare e a coltivare la speranza, a lottare contro ogni razzismo o ingiustizia. Miguel non rappresenta solo un frammento di storia ma qualcosa di più ricco che si espande. Rappresenta dei valori: inclusione, solidarietà, antirazzismo, lotta contro ogni forma di violenza.”


La corsa di Miguel rimarca la sua visione del mondo, inclusivo e solidale, è da vita così nel 2013 alla “Strantirazzismo”, che nella sua prima edizione ricorda Samia Yusuf Omar, morta nel 2012 all’età di ventun’anni attraversando il Mediterraneo (1). 
(Per approfondire la storia di Samia CLICCA QUI, ndr)

La “Strantirazzismo” ha l’obiettivo preciso di essere chiari sulla propria posizione: non si è solo antirazzisti ma si è stra-antirazzisti!


Elvira custodiva un sogno, raggiungere il numero di 30.000 iscritti alla corsa, un numero fortemente simbolico per il suo Paese perché rappresenta quello dei desaparecidos e delle desaparecidas.


Passo dopo passo, dal 2000 ad oggi “La corsa di Miguel” si è arricchita di partecipanti, dai 1.500 iniziali agli oltre 11.000 di oggi, ma anche di impegni assunti e a cui far fronte.


Se lo sport e i messaggi che può veicolare non devono fermarsi esclusivamente agli stadi, alle piscine, alle palestre, etc. allora occorre lavorare sodo perché arrivino ovunque.


Così Miguel entra anche nelle scuole, oppure parla alla gente attraverso gli eventi che fanno da cornice alla corsa, o aiuta a tessere collaborazioni con altri sport e con organizzazioni che operano sul territorio per combattere le ingiustizie, le violenze e il razzismo. Corre persino oltre i confini nazionali (Kenya e Sri Lanka), raggiungendo zone fortemente disagiate dove avere le “scarpe da ginnastica” per correre è cosa tutt’altro che scontata.


Abbracciare Miguel significa dunque abbracciare quei valori che aveva e coltivava e che “La corsa di Miguel” promuove nella società da venticinque anni.


Carla Gagliardini

(1) Samia, nata in Somalia, ha corso i 200m alle Olimpiadi di Pechino del 2008, arrivando ultima nella sua batteria. Sognava di arrivare in Europa per potersi allenare e partecipare alle Olimpiadi di Londra del 2012.

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