giovedì 24 marzo 2022

Gianmarco Gimbo Tamberi sulla pedana della solidarietà per l'Ucraina.

Gianmarco Gimbo Tamberi sulla pedana della solidarietà per l'Ucraina
Domenica mattina Gimbo Tamberi si è presentato nella Stark Arena di Belgrado con un segnale ben preciso.
Mascherina giallo blu e stessi colori sul braccio destro, appena sotto i nomi degli atleti ucraini Bohdan Bondarenko e Andrij Protsenko, suoi amici e anche loro interpreti del salto in alto internazionale. "Ho sentito Bondarenko e per fortuna si trova già al sicuro in Germania, mentre invece temo che Protsenko sia ancora in Ucraina, proprio in mezzo alla guerra".


Piccola divagazione con una riflessione.
La guerra ai confini dell'Europa scuote, sia per la vicinanza territoriale sia per le possibili amicizie e conoscenze con persone ucraine; è vero non c'è e non c'è stata solo la guerra in Ucraina. Siria, Yemen e tutti i teatri di guerra che vengono elencati da chi contesta l'attenzione globale per quel che sta succedendo fra Russia e Ucraina, sono certamente un peso per l'umanità che non sa risolvere le questioni con la dialettica e l'arte politica della mediazione; voler insistere che, da un punto di vista psicologico, sia la stessa cosa è strumentale ad una visione di parziale cecità. Ciò che succede alle porte di casa, ha un impatto emotivo diverso. E' successo con gli attacchi al Bataclan, capita ora con l'Ucraina. Ciò che deve, anzi dovrebbe funzionare sempre e in modo trasversale è la solidarietà; senza considerare guerre e profughi di serie a e di serie non considerabile come successo di sentire a qualche politico nostrano o presunto tale. 

Ritorniamo sul focus del pezzo.
La rete di aiuti in questo momento è aperta, viva e i canali per rendersi utili verso a chi ha perso tutto non mancano. E poi c'è chi si mette a disposizione in modo reale, senza tirarsi indietro avendone la disponibilità. Gianmarco Tamberi è un atleta che divide anche quando vince. Anche sui canali social Bio Correndo, domenica i detrattori si sono fatti vivi per testimoniare il proprio dissenso sui suoi atteggiamenti, senso loro, sopra le righe. Spesso, purtroppo si arriva alle esagerazioni a cui tristemente siamo abituati con commenti scomposti e oltre modo infamanti; ma questa è un'altra storia direbbe Lucarelli.

"Mio padre sta ospitando delle persone ucraine che ci ha mandato proprio Bondarenko, io inoltre sto liberando un appartamento ad Ancona per poterne accogliere altre. Gli abbiamo detto subito che per qualsiasi sostegno anche di natura economica può contare su di noi". Queste le parole del campione marchigiano per il Corriere della Sera, edizione di Bologna, che ai gesti simbolici di Belgrado è passato ai fatti. Potrà bastare per un plauso da parte di tutti, ma soprattutto servirà come sprone ad altri per fare la propria parte?

Sento già risuonare, da parte di qualcuno, la celeberrima frase di Gino Bartali "Il bene si fa, ma non si dice. Certe medaglie si appendono all'anima, non alla giacca". Un motto, un inno che come abbiamo avuto modo di dire spesso su Bio Correndo è meraviglioso, ma ha anche un limite, quello di non essere un esempio da emulare. Il bene si fa e se si è popolari a sufficienza, si può essere anche uno sprone per altri per fare un passo avanti nella solidarietà.

Bio Correndo dice bravo a Tamberi, senza se e senza ma. 

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