martedì 16 febbraio 2021

Podismo in lutto, è mancato Pier Mariano Penone. Forte runner della Cambiaso Risso che ha vestito la maglia azzurra a Fukuoka

E' mancato oggi il forte atleta Pier Mariano Penone, classe 1954. 
Tesserato fino al 2016 con la Cambiaso Risso, si è arreso a una lunga malattia che negli ultimi anni lo aveva costretto a rinunciare alla sua passione più grande: la corsa. 

Pier Mariano, originario di Garessio,  ha iniziato a correre dopo il militare, assecondando una naturale dote che lo ha portato ad ottenere ottimi risultati. Negli anni '80 il suo clou a livello sportivo con la convocazione in Azzurro per la maratona di Fukuoka nel 1984. 

Un atleta capace nel 2008 a 54 anni di correre la mezza maratona a 1h16'18 e i 10 km in 34'02".

Tanti anche i titoli italiani conquistati da atleta master, uno degli ultimi nel 2015 con il titolo italiano di cross SM60.


Foto del Cross degli Archi 2015


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Giorgio Cimbrico nel libro "L'onda bianco rossa" lo ricorda così: 

Due immagini, due paralleli possibili: al tempo del suo impegno, del suo sacrificio, Pier Mariano Penone poteva assomigliare a uno di quegli essenziali e drammatici Cristi in cui ci si può imbattere in chiese di montagna di quella fascia d’Europa che si estende dalla provincia di Cuneo (giusto i luoghi natii di Pier Mariano) ai Pirenei catalani: l’Occitania.
O, in alternativa, per il pelo biondo-rosso, a un ufficiale britannico forzatamente dimagrito dopo un periodo di prigionia nella jungla birmana, a posar traversine per una ferrovia militare giapponese.
Per il Cus, PMP ha corso una decina di maratone e la sua stagione può esser considerata quella che coincideva con il suo trentesimo compleanno, il 1984.
Il terzo posto di Milano, in 2h15’37” lo rendeva nuovo primatista regionale, lo faceva approdare in azzurro in uno di quegli incontri di corsa su strada ormai spariti dai calendari e gli assicurava un biglietto per l’altra parte del mondo: correre a Fukuoka, per un maratoneta è più o meno come per un giocatore di rugby andare a calpestare l’erba di Twickenham. Su quell’asfalto dell’isola di Kyushu, le prodezze degli australiani Clayton e de Castella, le prove di massa degli imperscrutabili giapponesi.
Non se la cavò male, 2h17’40”, e soprattutto resse il confronto con un luogo memorabile: qualcuno, in
questi casi, si fa impressionare e cade vittima di vertigini.
Tre anni dopo, a Venezia, fornì il meglio di sé finendo terzo, in 2h14’41”. Ma una rimisurazione del
percorso stabilì che i chilometri erano più o meno 41. Ormai trentasettenne, volle andare ad assaggiare un altro percorso storico, dal fascino diverso da quello giapponese: New York. Ma i giorni migliori erano alle spalle e chiuse nei pressi delle 2h23’.
Più di un quarto di secolo dopo, il suo record venne “brutalizzato” dal balzano talento del marocchino Aziz El Idrissi che, dopo il 2h11’09” di Carpi 2010, nel novembre dell’anno dopo inventò uno stordente 2h08’15” sulle strade che portavano verso il centro di Torino.

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