venerdì 1 gennaio 2021

"Aspiriamo a riappropriarci della nostra vita" per una normalità senza noia. Buon "Bio" anno

"La pandemia che stiamo affrontando mette a rischio le nostre esistenze, ferisce il nostro modo di vivere. Vorremmo tornare a essere immersi in realtà e in esperienze che ci sono consuete. Ad avere ospedali non investiti dall'emergenza. Scuole e Università aperte, per i nostri bambini e i nostri giovani. Anziani non più isolati per necessità e precauzione. Fabbriche, teatri, ristoranti, negozi pienamente funzionanti. Trasporti regolari. Normali contatti con i Paesi a noi vicini e con i più lontani, con i quali abbiamo costruito relazioni in tutti questi anni".

           Aspiriamo a riappropriarci della nostra vita.

Il discorso del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è uno dei momenti cult del 31 dicembre, alcuni sono stati shock e sono rimasti impressi nella memoria di tutti con frasi che hanno solcato generazioni di italiani in momenti topici della storia d'Italia, come il "tintinnare delle manette" di Scalfaro che è diventato un modo di dire, un'espressione per indicare un modo eccessivo di gestire l'epoca Tangentopoli. 

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Quello di ieri sera è stato sobrio, morigerato, con l'appello alla responsabilità di tutti senza distinzioni sociali, culturali, economiche e di genere; in pieno spirito costituzionale. L'aspirazione a riappropriarci delle nostre vite è il concetto di normalità che ormai circola più veloce del virus.

Tutti la vogliono, ma quando tornerà faremo presto a non comprenderne il valore assiepati nella noia della consuetudine dopo una prima inebriante sensazione di libertà.

Il 2020 è stato caratterizzato da un'uso nuovo delle parole e termini che hanno cambiato il corso delle cose. Abbiamo scoperto cos'è un lockdown, come si affronta lo smartworking, l'uso dei webinar e abbiamo anche riscoperto la mai celata voglia di italianizzare tutto, il prima gli italiani anche nell'uso della parole come se l'identità territoriale sia vincolata dal dire quarantena, lavoro da casa o video conferenza quando magari non si conoscono le tradizioni storico culturali ed enogastronomiche del proprio territorio o cosa c'è nell'angolo dietro al cm quadrato delle nostre vite.

Le parole sono importanti, come sosteneva in modo quasi ossessivo Nanni Moretti in Palombella Rossa (diamine, un film del 1989, sto invecchiando!), ma non possono diventate un' altra occasioni per dividere le persone, anche perchè l'essere umano sembra strutturato per essere in contrapposizione. Anche se la pensiamo allo stesso modo separiamoci, dividiamoci (anche questa è una citazione, ma mi risparmio l'anno per non aumentare l'ansia da invecchiamento), troviamo il modo per creare fronti contrapposti. 

Il 2020 è stato più che mai l'anno delle barricate tra chi è favore e chi contro, tra chi crede e chi no, tra chi asseconda le imposizioni, magari turandosi il naso e chi strilla alla dittatura sanitaria. Non basterà un numero cambiato nel calendario a far cessare le ostilità, ma l'ultimo giorno dell'anno crea una sorta di bolla emozionale, ci sarà sempre chi non festeggia a prescindere perchè uniformarsi per alcuni è il male assoluto, ma è nei fatti la voglia di festeggiare, di isolare le negatività e di vivere una serata speciale dove il conto alla rovescia tra un anno e l'altro è il tramite per una nuova consapevolezza che svanirà nel corso della notte. Chi poi, come chi scrive, ha più di 40 anni (hic, da oggi sono SM45) il risveglio sarà con lo stomaco brontolante e un retrogusto acido perchè se è vero che "semel in anno licet insanire" è altrettanto vero che gli eccessi alimentari e alcolici si pagano dopo serata, pur morigerata, con vino rosso e bollicine per il brindisi.

La negatività e il pessimismo però arriveranno nei prossimi giorni, qualcuno avrà già scritto o esclamato "tanto non cambia nulla" che è vero solo in parte. Davvero le nostre vite sono sempre uguali, davvero guardandoci indietro siamo gli stessi dello scorso anno, di 5 anni o 10 anni fa? O i fatti, gli eventi, il percorso di vita ci ha cambiato?

La risposta è chiara e rispondere sarebbe ridondante, qualcosa però non muta nel corso del tempo. La voglia di non rimanere fermo, di sapere, di conoscere e tra un infortunio e l'altro di non muovermi, correre e sentire il cuore pulsare in una concezione metafisica, perchè finchè l'emozione è presente, anche quella normalità tanto decantata non scadrà nella noia.

Il periodo è proprio quello tra un infortunio e l'altro e così, anche con la neve, si santifica il nuovo anno con una sgambata per mantenere vivo e vibrante il proposito di non rimanere fermo, perchè sì, correre è libertà anche quando "Saturno è conto" o semplicemente il cielo ha deciso di ammorbidire il panorama con una dolce nevicata. 

Buon anno, sentito e non di circostanza, a voi che siete arrivati fino a qui a leggere con la speranza che uno dei vostri propositi sia quello di crescere, di conoscere e far vostro ciò che di bello c'è intorno a voi, proprio aldilà del vostro/nostro cm quadrato.

La chiusura però è per Papa Francesco. Mi unisco umilmente all'augurio del Presidente Mattarella di buon anno al Pontefice e che sia in buon salute, abbiamo tutti bisogno di un uomo illuminato come Papa Bergoglio.


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