sabato 4 luglio 2020

Juventus - Torino 4 a 1; un derby senza storia; anche se il "4 luglio" ...

E' certamente un sabato anomalo.
La direzione della macchina che passa da un sentiero di montagna a quello di un lago; dalla fatica e dalla conseguente soddisfazione di raggiungere un lago montano a quello del dolce far niente su un prato a ridosso di uno specchio d'acqua lacustre.

Il giornale tra un tuffo e quattro chiacchiere, la sezione di Torino che racconta il derby della città che si sarebbe giocato da lì a poco. La memoria di quelli visti allo stadio da super tifoso granata tra fine anni ottanta e fine anni 90, forse qualcosina, di poco, in più.

L'Amore per il calcio è svanito, di certo non è stato un amore estivo di quelli declamati dalla letteratura; è durata per almeno 3 lustri ricco di gioie ma soprattutto dolori e delusione, anche grandi. Da qualche parte il colore granata è sempre presente in una parte di cuore, nella mente, forse inciso nel dna. Smessi i vestiti del tifoso con il paraocchi, resta l'emozione imperitura per quei colori che tanto hanno rappresentato in un recente passato e, anche se i nomi dei giocatori non sono più un mantra (a memoria ancora oggi quelli del Grande Torino e della stagione 91-92), icone di un mondo che non mi appartiene più.

Inizia la partita mentre sto leggendo un articolo sull'orso che si vuol catturare e uccidere, fatto che di per sè mette già a disagio, a mettere il carico da 90 ci pensa un "pigiama" alle mie spalle. La partita è iniziata da neanche 5' e dalla sua radiolina arriva la notizia del gol di Dybala. 3' scoprirò dopo qualche minuto.

Incredibilmente torna un pensiero da tifoso, di quelli irrazionali che solo chi ha vissuto il viaggio (per me da Casale Monferrato), l'arrivo allo stadio, l'attesa dell'inizio della partita sa cosa vuol dire. Riti scaramantici, posizione sul pullman da mantenere; sciarpa portafortuna e tanti piccoli accorgimenti totalmente inutili e non condizionanti.

E allora penso. 150 derby, 200 compresi quelli di coppa. Una sola vittoria nella gestione Cairo. 3 derby giocati a luglio in tutta la storia del calcio; l'unico giocato nel giorno del mio compleanno; che succeda una nuova incredibile magia? Il pensiero volta al 3 a 2 del 1983. Da 0 a 2 al 3 a 2 in 5'; all'altrettanto pazzesco 3 a 3 del 2001. 3 a 0 per la Juve nel primo tempo, 3 a 3 nel secondo tempo con un rigore sbagliato nel finale da Salas (in quell'occasione c'ero) con la fossetta scavata da Maspero.

Ora; le forze in campo sono nettamente diverse, senza scomodare la Bibbia con la classica metafora di Davide contro Golia; i 41 punti di differenza fra le due squadre sono il chiaro sintomo del divario tecnico, organizzativo ed evidentemente economico fra le due formazioni.

Il pensiero continua ad essere controcorrente, in ostinata direzione contraria anche quando al 29° Cuadraro raddoppia.

Dopo 20 anni accendo la radio per una partita, ascolto il ritmo tambureggiante anche se spesso ridondante e ricco di ripetizioni, del radiocronista. Sono alla guida, ma non riesco a staccare l'attenzione dalle parole veloci, rapide, pressanti che giungono nell'abitacolo. Il primo tempo sta per finire. Ecco che arriva l'emozione attesa. Accorciare le distanze prima del riposo. 2 a 1, rigore del Gallo Belotti e tutti negli spogliatoi.

15' per pensare ad un terzo miracolo anche se la Juve di CR7 e compagni è una armata di soldati completi di ogni ingrediente per affrontare qualsiasi battaglia, mentre i Granata sono forniti di Moschetto 91 (91 per l'anno di messa in vendita: 1891) e baionetta. Un po' poco, ma con quel poco si può provare a resistere.

Le speranze si frantumano in un colpo di bazooka di Cristiano Ronaldo, l'autogol di Djidji mette fine all'agonia.

Lo sport è meraviglioso perchè imprevedibile, non questa volta confermando che contro una corazzata ci si fa del male, soprattutto quando credi alla magia di certe situazioni e torni bambino, ragazzino per un pomeriggio speciale, quello del 4 luglio, quello del mio compleanno!


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