mercoledì 13 maggio 2020

"Mai più"! Il primo il 13 maggio 2006, 14 anni con una grande passione.

13 maggio. Tecnicamente non è il mio compleanno, ma è come se lo fosse.
E' il giorno in cui 14 anni fa spillai per la prima volta un pettorale. Il ricordo inizia ad essere sfumato, ingiallito dal trascorrere del tempo. L'antefatto è che senza un amico, Gino, quella mattina l'avrei vissuta da spettatore, perchè di riprendere un'attività agonistica anche se amatoriale non ne volevo sentire, per farla breve le sue insistenze mi condussero su una strada che in modo diverso ancora percorro.

Un velo di tristezza al pensiero di quel periodo, di quei giorni, di quel mondo e di Gino che mi ha giocato uno scherzo davvero infingardo privandomi troppo presto della sua presenza, delle sue espressioni e delle sue stranezze che nel corso degli anni sono diventate un aspetto caratterizzante della nostra amicizia. Lo sento già. "Ah Faustì basta, movete a scrivere sta cosa, che il cero si consuma e la processione non cammina".



Ha, anzi avrebbe ragione e la saggezza popolare è nella sua semplicità sempre efficace. Torniamo al 13 maggio 2006. La memoria va a quella mattina, il gran caldo di una giornata di maggio dell'entroterra sardo, l'agitazione per non sapere cosa mi attendeva. Avevo iniziato a correre 3-4 volte la settimana per non più di 40' a febbraio durante una trasferta lavorativa a Torino; le prime corse con scarpe improbabili al Parco Ruffini. Il ritorno sull'isola, all'epoca vivevo nel cuore della Sardegna, mantenendo la corsa come metodo per rimanere in forma e concedersi qualche sfizio alimentare in più.

Gli attimi primi dello start dovrebbero essere indimenticabili ed invece sono scivolati via; chissà dove e chissà perchè. L'adrenalina di quei momenti è certamente uno dei motivi che sprona a mettersi su una linea di partenza, certo, è sempre meno presente ma quell'energia, quella sorta di paura o se preferite di tensione è l'essenza dell'agonismo, del competere con se stessi e con gli altri oltre che l'Emozione che spinge a presentarsi a qualsiasi ora e con qualsiasi condizione climatica sui campi gara.

Lo sparo, le spinte per prendere posizione in una partenza forse troppo angusta sono l'abbrivio di 10 giri da 1 km. Il mio orologio rudimentale per prendere gli intertempi dice 3'45" al primo km, sto bene. Qualche secondo in più al 2°, inizio ad accusare la partenza garibaldina, al 3° km stringo i denti ma inizio a chiedermi come potrò mai chiudere altri 8 giri. Al 4° giro se avessi avuto un motore anzichè le gambe come mezzo di locomozione, si sarebbe sentito un colpo sordo con la fuoriuscita di un fumo nero preoccupante. Era fisicamente e mentalmente esploso.


Non avevo l'allenamento per correre a 3'45"/km (sempre che ogni giro fosse realmente da 1000 mt) nè l'esperienza per gestire la crisi successiva. Rallentavo e cercavo qualche ripartenza come se quell'impulso mi permettesse di ritrovare l'energia delle prime battute con l'inevitabile consumo suppletivo di energie. Da un racconto che scrissi per il sito degli Amatori Nuoro, leggo che chiusi in quasi 44'.

Una gestione dello sforzo che mi fece già dire quel "Mai più" che avrei ripetuto tante altre volte durante gare in cui il sapore della fatica era maggiore al piacere di correre o durante uno dei tanti infortuni di questi anni. Correre nel corso di questi anni ha assunto forme e dimensioni diverse; dall'agonismo alla ricerca del miglioramento cronometrico, dal fissare obiettivi a breve e medio termine, al correre per il piacere di farlo senza l'assillo della tecnologia, fino al 20 agosto 2017 con l'incidente di Castellania che mi ha messo definitivamente ai box.

Il raccontare con parole e immagini gli eventi in questi anni è la 2^ vita nel mondo delle corse. Unire la passione del movimento a quello di creare pensieri e dar spazio alla fantasia nel trovare stimoli e spunti nuovi per non annoiare e non annoiarmi. Questo lo spirito di oggi, quale sarà quello di domani?




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