sabato 11 aprile 2020

Nella difficoltà la forza dei Campioni. Pietro Riva e Alessandro Perrone, lo scatto che vale un titolo europeo

Vorrei, ma non posso e lo faccio a modo mio.

Vorrei avere la Cultura umanistica di Mauro Berruto ed anche la sua capacità di sintesi e di raccontare, vorrei avere la capacità di creare suspense di Carlo Lucarelli, vorrei avere la fantasia pungente di Feltri (Mattia of course) ed anche la Cultura sportiva e a tutto tondo di Gianni Mura oltre che la sua capacità di rendere poesia un articolo di giornale.

Vorrei dire di essere con un bicchiere di vino pregiato o di Rhum invecchiato a fianco della tastiera, ma nella realtà il mio naso è inondato da un profluvio di Tisana depurativa; un'immagine davvero scarsamente poetica e priva di quella figura leggendaria di chi ama scrivere e raccontare.

Oggi, 5 anni fa, l'11 aprile 2015 scattavo quella che credo essere la foto che più rappresenta il concetto di:" Fermare un attimo". La frase di H. Boll "Sono un clown e faccio collezione di attimi" è forse nata come mio cavallo di battaglia proprio in quel pomeriggio di sabato di 5 anni fa.

Una manifestazione al campo di viale Massobrio ad Alessandria, in quel periodo il miraggio era avere la pista nuova, fatto che poi sarebbe successo nel 2018, ma quel giorno si correvano le distanza del mezzofondo.

L'attività di blogger era la stessa di ora: scattare foto, trovare spunti da raccontare e vivere il campo gara; l'unico modo che conosco per poter percepire l'evento nella sua essenza.

IL FATTO:

Nei 10000 è presente Pietro Riva. Livrea gialla dell'Atletica Alba, occhiali da sole, un obiettivo che si cela sotto un viso concentrato: correre il minimo per partecipazione per i campionati europei di luglio. Quel pomeriggio di aprile di 5 anni fa era il primo tentativo dopo un piccolo infortunio e una ripresa che lo aveva portato a confrontarsi sui 25 giri di pista proprio ad Alessandria, proprio sotto i miei occhi.

Pronti via. Coach Alessandro Perrone appostato sull'erba all'altezza della partenza con il cronometro in mano a controllare la situazione. Giro dopo giro si capisce che non è giornata e probabilmente non doveva essere l'occasione per il minimo. Il rientro, l'approccio con la fatica dell'agonismo e della distanza, la giornata forse no. Chissà, nulla succede per caso e le fasi che portano ad un obiettivo hanno sfaccettature diverse.

Nel frattempo mi apposto sul traguardo e mi prodigo in qualche scatto all'arrivo. In 31'43" Pietro taglia il traguardo. Non è soddisfatto, lancia gli occhiali e si siede a terra; l'allenatore capisce che è il momento di intervenire.

Parla solo Perrone, Riva viene investito dalle sue parole. Non sento quello che si dicono, non sento nemmeno il suono delle parole. Capisco, però, che qualcosa sta succedendo. Il viso di Pietro si fa meno teso, non sorride certo, ma non è più contrito dalla delusione; dopo qualche minuto i due si rialzano. L'opera psicologica dell'allenatore avrà avuto successo? Sarà servito a creare le basi per raggiungere quanto prefissato? Il volto rilassato dopo il colloquio è il segnale di svolta, di comprensione del momento?

La risposta nei risultati. Il 26 aprile a Rubiera Pietro correrà i 10000 in 30'16"90, pass per gli europei, il 16 luglio in Svezia a Eskilstuna in 30'20"45 ( "macheccemporta del tempo" cit. Rosi) conquisterà il titolo di campione europeo juniores dei 10000 mt.

Ho sempre voluto credere che nella foto che vedete di copertina ci sia il momento in cui il binomio Riva - Perrone ha conquistato il titolo europeo, perchè è nel momento della difficoltà e nella reazione a questa che si creano le basi per il successo.




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