La manifestazione, partita il 28 gennaio, è su invito e Simone Leo è stato uno dei 60 ultramen scelti per affrontare il freddo del nord America, insieme a lui un altro atleta italiano Filippo Poponesi, noto per essere l'organizzatore dell'evento Popofday. I nostri sono stati gli unici atleti europei a portare a termine questa edizione dell'Arrowhead.
Le difficoltà non hanno riguardato solo il freddo, elemento climatico temutissimo da Simone che proprio in questo ha trovato lo stimolo per affrontare una nuova sfida mettendosi alla prova in un ambiente ostile, ma per la prima volta si trattava di un'ultra in completa autonomia.
Gli atleti dovevano portare con se tutto il necessario per completare il percorso di 135 miglia tra i ghiacci e le nevi che caratterizzano il Minnesota con temperatura che arrivano a -30°.
Simone ha corso portando con sè una slitta con tutto il materiale, non è stata un'impresa semplice, una crisi dovuta a un forte mal di schiena durante la seconda notte lo ha portato vicino al ritiro, ma l'atleta non ha mollato e ha raggiunto con grande determinazione il traguardo, dedicando l'impresa a Daniele Nardi, l'alpinista italiano morto sul Nanga Parbat.
Una corsa che non consiglia, come afferma lui stesso dopo l'arrivo, ma che con volontà e tenacia ha concluso in 59h28'. Un altro limite spostato.
Queste le sue parole scritte al termine dell'epica impresa:
"I ragazzi sono in strada, i ragazzi stanno bene. Non ascoltano i consigli ed hanno il fuoco nelle vene. Scaleranno le montagne e ammireranno la pianura...CHE COS'È LA LIBERTÀ? IO CREDO È NON AVERE PIÙ PAURA"
Fisicamente devastato, mentalmente distrutto.
FINISHER ARROWHEAD135
217 km, 59'28'
Questa è tua Dan❤, tutta tua!
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