mercoledì 11 settembre 2013

Beatrice Brossa per Bio Correndo

Oggi inizia un ciclo di interviste perlopiù a personaggi del mondo sportivo che mi creano fermento nel tino dei miei pensieri; alcune, pur non sapendolo gli interessati, sono già pronte altre in divenire.
Mi sono posto due regole, non più di dieci domande e l’uso del tu, visto che questo spazio è pur sempre un blog, il che semplifica la comunicazione rendendola meno artefatta, salvo usare il lei per rispetto magari di un’età che lo richieda.
Le danze le apre l’étoile del podismo, Beatrice Brossa, allenatrice di Valeria Straneo che non serve dire chi sia! Lei però, Bea, come si fa chiamare, quando il sipario si apre è dietro le quinte che scruta, osserva, incita e dispensa consigli, mentre la danzatrice mostra tutto il suo valore, ecco questa è la sua essenza, il lavoro di preparazione e di coordinamento nelle lunghe giornate alessandrine, per poi far librare Valeria nelle strade di tutto il mondo.

Ecco le mie dieci domande a “Bea”:

D: Ti abbiamo vista sulle strade di Mosca incitare e dar consigli a Valeria, come hai vissuto la maratona? Hai metabolizzato la Vostra impresa?

R: A Mosca,  più che altro ho incitato Valeria.  Consigli nessuno, le strategie si decidono prima. L’unica cosa, a due km dalla fine le ho detto che se ne aveva , doveva provare ad andare in progressione sperando che l’avversaria si staccasse, perché su un testa a testa la corsa dell’avversaria era molto più favorevole. In gara Edna Kiplagat era con Emma Quaglia. Ha corso un 5000 alla morte, per rientrare sul gruppo delle prime. Su una maratona lascia il segno, infatti si è incollata dietro e si vedeva che non era per niente “fresca” . Vale ha forzato leggermente alla fine ma le energie erano agli sgoccioli. Edna è riuscita a passarla e a tenere un piccolo distacco fino al traguardo. Non per niente è due volte campionessa del mondo. Entrambe hanno dato tutto e Vale ha vinto un bellissimo argento con la soddisfazione di arrivare a ridosso di un’atleta che ha il personale sotto le 2h20’.
R: ora che sono passati alcuni giorni, direi di sì.


D: Olimpiadi e Mondiali: due palcoscenici d’eccellenza, il meglio che un atleta e un allenatore possano sperare. Quali emozioni e con quali motivazioni ti sei avvicinata a questi grandi eventi?

R: Due grandi eventi ai quali già esserci ti gratifica. Per Londra l’obiettivo era entrare nelle dieci, l’ottavo posto è stato un successo in quanto finalista. Col senno di poi, senza problemi intestinali, almeno due posizioni si acciuffavano facili, perché Valeria aveva iniziato ad incrementare il ritmo nell’ultimo giro prima di dover desistere. A Mosca Valeria ha corso al suo ritmo ( compatibilmente col caldo). Poteva significare arrivare nelle venti o meglio, non lo sapevamo. L’importante per noi era fare meglio possibile sprecando meno energie possibile. Stava a quelle più brave che hanno 2h18’/2h20’ fare un altro tipo di gara. Sono rimasta stupita che siano state alle spalle di Valeria già dall’inizio,  per tante non era un ritmo proibitivo.  Hanno sofferto tutte e pagato tanto.
  
D: Cosa significa essere l’allenatrice di un’atleta d’Elite? Quali responsabilità si vivono?

R: Significa che quando l’atleta va forte, ci sono più elementi di disturbo: tutti la cercano per interviste, presenze a manifestazioni, gare ecc. Se hai in programma un’altra gara, o ti alleni o vai in giro a fare altro. Il problema principale è che se si cerca di fare tutto, l’atleta arriva nel migliore dei casi “spompo” alla gara e, nel peggiore dei casi rischia, proprio perché si è richiesto al fisico un surplus di lavoro, di infortunarsi. Spiace sempre dir di no ma, non si può fare altrimenti. Ci auguriamo che chi fa atletica se ne renda conto.  Le responsabilità sono verso la federazione, devi dimostrare di esserci ed essere al meglio.

D: L’aspetto psicologico, l’atteggiamento, sono condizioni indispensabili per raggiungere gli obiettivi prefissati. Curi anche questi aspetti? O c’è un esperto nel vostro team? E ancora: un giovane talentuoso, ma poco resiliente, come aiutarlo a renderlo completo?

R: Valeria ha delle figure professionali  (fisioterapista, massaggiatore, osteopata) che la seguono periodicamente e/o quando ne ha bisogno. Per fortuna la testa ce l’ha di suo. E’ una persona determinata, che ce la mette tutta in allenamento ed in gara. Abbiamo discusso sulle gare, mai sull’allenamento. Per quanto riguarda un atleta poco resiliente, si cerca di sostituire nell’allenamento un mezzo con altri che producano lo stesso effetto o più o meno lo stesso. Non è sempre facile.  Il problema anche per il talentuoso è che se comunque arrivano i guai fisici, si riparte ma, dopo un po’ di volte, se manca la continuità, anche lui getta la spugna.

D: Qual è il rapporto con Valeria oltre all’aspetto sportivo stretto?

R: Ci conosciamo da tanto tempo, il rapporto tra di noi è schietto e sincero. Non viviamo in simbiosi, altrimenti dopo un po’ si sclera! Anche ai raduni dove ci vediamo sempre, bisogna avere un proprio spazio.

D: Quando hai compreso che la vita podistica di Valeria era ad una svolta? C’è un episodio in particolare?

R: Dopo la crisi emolitica, quando è stata portata di corsa al pronto soccorso ed operata d’urgenza, ha avuto, finalmente valori ematici normali. Quando ha ripreso a correre, sottolineo correre, non ad allenarsi, ha gareggiato sulla mezza del lago maggiore, senza velleità di alcun tipo. Ha finito in 1h13’01 e non aveva avuto crisi di stanchezza, occhi gialli ecc. Lì le ho detto che forse valeva la pena provare ad allenarsi per vedere se era possibile  fare il minimo olimpico in maratona. Mi ero comunque già resa conto che lei era un’atleta fuori dal comune, perché  prima dell’operazione stava già andando fortissimo. Con cinque allenamenti  non specifici, con un “lavoro” a settimana  aveva corso a  Monza e Bologna la ½ maratona in 1h14’, (conosco atlete che per correre così, fanno il bigiornaliero) a Piacenza in 2h48”; con 6, qualche volta 7  in 2h41. Peccavamo sempre di continuità. Quando finalmente è venuta e poi man mano abbiamo inserito i lavori da maratoneta, doveva andare forte per forza.

D: E’ cambiata la tua vita in questi anni di grande visibilità? Se sì come?

R: Per fortuna molto poco, basta stare defilati e molto lontani da face book. Tanto, un minuto dopo che l’atleta ha smesso di andare forte, è già dimenticato. L’allenatore anche prima.

D: Qualche pillola tecnica. Per un professionista quale periodizzazione è prevista per preparare la corsa di Filippide? Quale proporzione tra quantità e qualità? Quali carichi in termini chilometrici nel massimo carico deve “macinare”?

R: In teoria è prevista una doppia periodizzazione, maratona in primavera ed in autunno.  In pratica dipende dal calendario. I due anni passati non sono stati per niente soft. Vale si è sobbarcata tre maratone di fila solo per  il minimo inclusa Londra, più una quarta per il dopo-Londra.  Di fatto la gara ad agosto è una grande seccatura. Per quanto riguarda la periodizzazione, con Valeria lavoro per 15 settimane. Le prime cinque sulla resistenza generale, con ripristino dell’efficienza muscolare,  incremento della resistenza aerobica e primi lavori per la potenza aerobica.  Un secondo blocco di cinque settimane di rafforzamento con resistenza aerobica, incremento e sostegno della potenza aerobica e mantenimento dell’efficienza muscolare. Nel terzo blocco da cinque settimane ci sono lavori per il mantenimento dell’efficienza muscolare, lavori di potenza lipidica, scarico di due settimane e la gara. Sempre in tutti i periodi, la mobilità articolare, l’allungamento ed esercizi di propriocezione. Il chilometraggio medio a settimana per Valeria è stato di 183 km con punte sui 194 nei giorni del lunghissimo.

D: E per un amatore? Immagino che l’approccio sia diverso.

R: Gli amatori ovviamente non hanno né il tempo, né le energie per fare tutto. Alcuni svolgono anche lavori pesanti che mal si conciliano con allenamenti esagerati. Consiglio almeno tre mesi più una settimana di allenamento. (la settimana in più perché sempre ci sarà l’intoppo di una tendinite, o di un’influenza, così ci si riposa, si recupera e i tre mesi di lavoro si portano a casa). L’unica cosa che non deve mancare per la maratona sono i lunghissimi. Se non si ha tempo o voglia di fare i medi  o la potenza aerobica,  almeno due volte al mese si può  gareggiare su strada ( 10/15 km). Non c’è un chilometraggio specifico per gli amatori. Dipende dai giorni totali di allenamento settimanali, dai quali dipende anche la performance finale.

D: Domanda interessata: come si rende attraente l’Atletica nel paese dell’onnipresente calcio, per un bimbo che inizia ad avvicinarsi allo sport?

R: Bimbo di quanti anni? L’unica cosa vera è che nell’atletica non si fa panchina. Anche se al campo d’atletica seguiamo bambini sui cinque anni, ritengo che fino ai 10/12 anni, sia più opportuno praticare attività sportive disparate quali nuoto, bicicletta, o anche semplici giochi al parco, dove possono trovare attrezzature a non finire sotto forma di altalene, scivoli, impalcature per arrampicarsi che aiutano i ragazzini a sviluppare molto meglio le loro capacità motorie in genere.  Quando poi sono più grandi e le cose si devono fare seriamente molti smettono.

D: Dopo Mosca? Quali sono i vostri prossimi obiettivi?

R: Con il dopo-Mosca, visto il risultato e il disguido dello scorso anno,  NY l’aspetta.


Grazie Beatrice e in bocca al lupo per le prossime vostre avventure sportive e quale migliore mio auspicio personale: Ad Maiora!!!

10 commenti:

  1. Bella intervista, spunti molto interessanti.. :)

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  2. A leggere certi numeri mi tremano le gambe... Concordo, bella intervista, molto interessante per capire che se dagli amatori forti mi separano diverse decine di secondi, dai campioni mi separano svariate galassie.

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  3. Grazie Mattia. Il timore è sempre quello di scadere nella banalità e nella retorica, spero di non aver fatto nè l'uno nè l'altro.

    Mario ben venuto nel mio diario! Vedo dal tuo profilo che sei di Nuoro, nella mia permanenza in Sardegna però non ci siamo conosciuti.. Corri l'Amatori Nuoro?

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    1. Si, Amatori Nuoro ma solo da qualche mese. Leggo i tuoi racconti sul loro sito, così ho cercato direttamente la fonte ;)

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    2. Bene, grazie allora di aver raggiunto l'origine e di aver lasciato un segno ;-)

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  4. Veramente bravo! Ottime domande. Le interviste, collettori d'esperienza, danno anche voce a chi ha "la musica" (rock) nel sangue...

    E complimenti per la tua sfida di Pavia!!!
    Mariano

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  5. Mi è interessata molto la parte che parla delle potenzialità di Valeria.. dove altre atlete devono allenarsi molto di più per compensare una bassa propensione naturale.. e raggiungere alcuni obiettivi.. e nonostante questo l'allenatrice ci fà capire che senza determinazione, giusti allenamenti, quantità e qualità sapientemente dosate.. e molta serietà, i migliori risultati a livello mondiale non si raggiungerebbero. In generale un intervista molto equilibrata e garbata, che infatti ha portato interessanti spunti di riflessione da parte della gentilissima Bea. Grazie Fausto.

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  6. Un altro bel "pezzo da 90" che potresti provare ad agganciare per una bella intervista è Orlando Pizzolato... ex campione e ora tecnico di altissimo livello, il buon senso nell'allenamento fatto a persona! Secondo me accetterebbe! ;)

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  7. @Mariano&@Davide: grazie per i complimenti, l'idea era quella di conoscere il punto di vista dell'allenatore cercando di carpire alcune curiosità, spero di essere riuscito nell'intento!

    @MB: per ora focalizzo la mia attenzione su persone del mondo dell'alessandrino, avendo una vice campionessa mondiale in casa, ho giocato subito il jolly, nelle prossime settimana scriverò di top runner provinciali, come di quello che corre a centro gruppo o in fondo al gruppo ma che, a parer mio, ha qualcosa da raccontare!

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