sabato 17 agosto 2013

Gara: World Masters Games di Laura Scarrone

Qui di seguito il racconto suggestivo di Laura Scarrone alle sue Olimpiadi. I passaggi emotivi di questa sua avventura sono uno stimolo per diffondere la nostra passione per la corsa e per vivere prima o poi un evento simile.

La settimana dei World Masters Games di Torino, le Olimpiadi degli over 35 ( quelle che giornali e telegiornali continuano a definire “Olimpiadi dei vecchietti”) è stata veramente intensa ed emozionante al punto che la gara in sè non è che una delle tante emozioni vissute.
Ho assistito a gare di alto livello, ho visto correre over 60 con la vitalità di ragazzini; e che spettacolo vedere il novantenne australiano chiudere i 1500 metri in 13 minuti con il pubblico in piedi ad applaudirlo e sostenerlo! Già, il pubblico: appassionato ed interessato, sempre pronto ad applaudire tutti, anche gli ultimi, perché l’importante è partecipare.

La cosa che più mi ha impressionato è stata la differenza tra le gare su strada, per me la 10 km,  e quelle in pista. Su strada ti mescoli tra la folla dei concorrenti, ogni tanto qualcuno vede la canottiera con la scritta Italia e ti incita, ma nessuno sembra notare se vai piano o forte (nel mio caso piano). In pista, invece,  non puoi nasconderti e ti basta guardare gli avversari per capire che non ci sarà storia, arriverai ultima, senza se e senza ma. Continui a chiederti chi te lo ha fatto fare e cosa ci fai in mezzo a quelle che io chiamo “pistaiole” (riconoscibili da due spanne di pancia scoperta e dalle chiodate fosforescenti), però è lì che ti senti un’atleta vera. Non dimenticherò tanto facilmente l’angoscia della call room, dalla quale sono stata tentata di scappare, l’ingresso in pista in fila indiana dietro ai giudici, il passaggio davanti  alle tribune tra gli applausi del pubblico, la presentazione e l’assegnazione delle corsie. Poi lo sparo, il via e l’inizio dell’incubo. Le mie avversarie vanno veramente fortissimo, o io vado veramente pianissimo (dipende dai punti di vista). Mentre sento l’acido lattico fin sulla punta del naso, penso che sto facendo una figuraccia e che mi dovrei ritirare, ma si è mai visto uno che si ritira negli 800 metri? Così vado avanti e finisco tra gli applausi con le avversarie che mi aspettano sul traguardo per le foto, tutte assieme abbracciate e sorridenti come fanno i decatleti al termine delle loro fatiche.
Correre è stato impegnativo, ma seguire le gare di Alberto, mio marito, non lo è stato di meno. Le qualificazioni dei 1500 metri, la finale (internazionale e di alto livello) agguantata per un soffio e, soprattutto, la finale diretta dei 5000 metri. L’incitamento del pubblico, lo speaker che continua a parlare di medaglia certa per l’Italia, io che faccio gli scongiuri, fino al traguardo tagliato a braccia alzate e la conquista del bronzo. Che emozione!

Quindi un bilancio assolutamente positivo e potrò sempre dire “io c’ero”.

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