giovedì 2 ottobre 2025

Il "J'accuse" di Antonella Palmisano. Veramente la marcia è considerata disciplina di serie B? Qualche spunto di discussione

Ieri sui media sportivi e non è stato riportato il post di Antonella Palmisano, la medaglia d'oro delle Olimpiadi di Tokyo, vicecampionessa mondiale nella recente manifestazione iridata in cui lamentava di non essere stata inclusa nei medagliati dei Mondiali, secondo l'atleta non una dimenticanza, ma una scelta.
Questo il suo sfogo: "Questa sera ho assistito all’ennesima presa in giro: European Athletics e i responsabili della comunicazione della Federazione hanno ripostato un post di Birmingham per annunciare gli Europei 2026 e, ancora una volta, tra le medaglie di Tokyo 2025 la mia non c’è. Prontamente, dopo la mia chiamata al Presidente e grazie al suo intervento questo post è stato rimosso .Non è la prima volta. È sempre così. La mia disciplina è ignorata, le mie vittorie cancellate come se non fossero mai esistite. Sono stanca. Stanca delle mie medaglie silenziose, di una marcia trattata come uno sport di serie B, di un DT che dimentica di nominare la mia medaglia nel bilancio della squadra alla conferenza stampa e neanche riportato nel sito della Fidal. Stanca di questa mancanza di rispetto continua e sistematica, che ormai non è più una svista: è una SCELTA. Ho vinto per l’Italia, ho portato il tricolore sul podio, ho dato tutto ogni singola volta… eppure sembra che per qualcuno non valga nulla. Forse l'allora presidente del CONI, @giovannimalago , comprese realmente la mia battaglia e la mia delusione. Beh, non starò più zitta. Pretendo rispetto. Pretendo che il mio nome e la mia storia vengano ricordati. Perché se oggi l’atletica italiana può vantare certe medaglie, è anche grazie a me. E chi continua a far finta di non vederle dovrebbe solo vergognarsi."

Ma veramente la marcia viene considerata una disciplina di serie B? A cosa è dovuta questa mancanza di appeal?
Lo abbiamo chiesto all'Intelligenza Artificiale e questa è stata la risposta: "La marcia non ha appeal a causa delle complesse e spesso fraintese regole che la governano, la difficoltà nel controllare il rispetto della regola del contatto continuo col terreno e la percezione di un movimento innaturale rispetto alla corsa, oltre a problemi di visibilità e un minore interesse mediatico. Queste caratteristiche rendono la marcia meno comprensibile e meno spettacolare per il grande pubblico rispetto ad altre discipline dell'atletica."

Sono queste le motivazioni? Ed è sempre stato così? O è un problema di quest'epoca più legata ai personaggi dalla grande visibilità? 
In effetti frequentando i campi di Atletica i ragazzi che si avvicinano alla marcia sono pochi, eppure la marcia ha sempre regalato vittorie e soddisfazioni all'Italia. 
Io (Arianna) ricordo che da adolescente, credo nel 1991, dopo i Mondiali, mi ero fatta accompagnare dai miei genitori a un incontro in un teatro per sentire le storie di sport di Maurizio Damilano e insieme a diverse altre persone mi ero messa in fila per un autografo (non esistevano i selfie). Erano altri tempi, forse lo sport era anche meno legato alle regole del marketing, ma non avevo la percezione che ci fossero discipline di serie B, le medaglie erano medaglie da celebrare. I ricordi di gioventù sono, però, spesso falsati e in questa riflessione ci viene in aiuto il Professor Giancarlo Rapetti, allenatore dell'Atletica Alessandria, Consigliere Regionale per la Fidal Piemonte e collaboratore per la marcia per il settore Assoluto e Giovanile. 

Questa la sua opinione: 
Mi è stato chiesto di intervenire sulle dichiarazioni di Antonella Palmisano che hanno indiscutibilmente messo in risalto quanto molti pensano; la marcia è una specialità di “Serie B”.

Io non ho praticato marcia (da atleta ero un mezzofondista) ma ammetto che la specialità mi ha sempre incuriosito; col tempo ho anche imparato ad allenarla.
Penso perciò di poter intervenire nel discorso in quanto vivo da molti anni il “Mondo Marcia”.
1) Evito di entrare in eventuali polemiche “di federazione” – non so se esistono e, eventualmente esistessero, non ne conosco i contenuti
2) La marcia è criticata perché:
a) Movimento innaturale – difficoltà di giudizio e, talora, incomprensibilità del giudizio
b) Durata della competizione – televisivamente troppo lunga, ma anche molto lunga per le normali gare su pista
c) Frase tipica, purtroppo – purtroppo – purtroppo, di molti allenatori di atletica “Se ho fretta corro, se non ho fretta cammino, la marcia che cosa è?
d) L’azione particolare che impone la marcia fa spesso commentare in questo modo: “Ah lo sport dove si sculetta” aggiungendo spesso, nei commenti adolescenziali ma purtroppo non solo, i ragazzi sembrano … le ragazze …….

Vediamo come rispondere a queste critiche:
a) Movimento innaturale: in realtà è un cammino “forzato” con gli anni allenatori ed atleti hanno trovato il modo di rispettare le 2 regole fondamentali (mai perdere il contatto con il terreno cioè un piede almeno sempre a terra (errore di sospensione ~) e la gamba di appoggio (avanti) deve restare dritta e tesa dal momento del contatto al momento in cui l’altra ne prende il posto (errore di sbloccaggio >) – difficoltà/incomprensibilità si sono fatti molti miglioramenti in merito e spesso ci si dimentica che tante specialità atletiche (e tanti sport) evidenziano grosse difficoltà in merito
b) Durata della competizione – non entro nel merito televisivo, ma mi sembra di vedere trasmissioni di gare anche più lunghe – gare su pista: sarebbe il caso di discutere a livello nazionale al fine di ottimizzare la situazione (riduzione distanze giovanili – inserimento di Trofei regionali misti mezzofondo marcia – sviluppare le gare in contemporanea 1ª-4ª corsia o 1ª-5ª corsia – magari, ogni tanto, evitare di inserire come ultima gara la marcia, quando tutti gli altri atleti sono impegnati nel viaggio di ritorno
c) Affermo serenamente che la frase riguardante la corsa, il cammino e la marcia ha la stessa valenza che Fantozzi esplicitava riguardo “La corazzata Kotiomkin”. La marcia è una specialità di resistenza con notevole intervento tecnico, un impatto ridotto sulle articolazioni (specialmente piede e ginocchia) e potrebbe essere molto proficuamente utilizzata in età giovanile. Sulla sua utilità sia nella versione cammino sia nel fitwalking per le età avanzate credo abbiano già parlato in molti.
d) Solo la cultura sportiva (forse qualcosa in Italia manca ancora) può spiegare quanto “idiota” sia un’affermazione del genere. La cultura sportiva deve rafforzare il concetto di sport e affermare che il movimento risulta fondamentale; questo deve essere ripetuto evitando inutili critiche che spesso partono dall’analisi dello sport di alto livello. Tutti gli sport fanno bene e non modificano il modus vivendi di chi lo pratica. Lo sport di alto livello stressa sicuramente il fisico, ma credo sempre che risulti essere molto meglio della sedentarietà che mi sembra molto in voga.

Ovviamente spero che inizi una discussione in merito; non ho bacchette magiche, non sono un superesperto, ma sono un appassionato disponibile al confronto con chiunque.

Giancarlo Rapetti

La discussione è aperta e se volete avvinarvi al mondo della marcia segnatevi la data del 26 ottobre, magari ne potreste rimanere affascinati

Foto Grana/Fidal

26/10/2025, CDS Marcia - 5a prova - Campionato Italiano individuale S35+, km 20, Alessandria DISPOSITIVO

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