Giovedì scorso è mancato Denis Regis, ma la notizia è arrivata al popolo podistico nella giornata di ieri.
Come succede spesso, appresa la triste notizia, si sono rincorsi i social post, soprattutto d'incredulità per uno di noi che ci ha lasciato troppo presto ed è proprio quel senso di appartenenza, evidenziato in neretto, che rende difficile l'approccio alla morte di qualcuno che ha vissuto lo stesso mondo, quello sportivo ed ha condiviso la medesima passione, quella per la corsa, che ti spinge ad alzarti la domenica mattina presto o uscire dal lavoro, salire in macchina e raggiungere il campo gara serale, ovunque esso sia.
Quella di Denis è una lunga storia podistica condivisa prima con la moglie Mariarosa e poi con i figli Alberto e Francesco. Torinese, ma con la maglia della Vittorio Alfieri di Asti dal 2014 al 2019, gli anni in cui Bio Correndo è entrato in contatto con lui. Le foto del podismo del figlio Francesco e le sue quando viveva un campo gara senza correre e condivise su un portale ormai non più attivo e pubblicate anche su Bio Correndo. Podistica Torino prima e Durbano Gas Energy Rivarolo poi, fino al 2021, ultimo suo tesseramento Fidal.
Il ricordo personale è di un uomo che sorrideva con gli occhi e con una timidezza sottotraccia che lo faceva apprezzare soprattutto nel mondo di oggi dove l'apparire ed il voler emergere a tutti i costi diminuisce l'umanità delle comunità, anche di quelle sportive.
Denis era un master di buon livello, da SM50 è stato ancora capace di correre un 36'50" in una 10 km (Apple Run 2019) ed approcciare mezze e maratone oltre alle tante podistiche di paese, ma non solo. Pur essendo l'asfalto delle corse su strada il suo habitat ha vissuto anche la pista del mezzofondo. 37:39.5 nel 2019, a 53 anni, in un 10000 nell'impianto di viale Massobrio ad Alessandria (di questo evento la foto di copertina). Crono che tanti amatori posso solo sognare.
Il però è dietro l'angolo. Però era da qualche anno che non lo si vedeva alle corse. Infortunio limitante? Disaffezione alla corsa o amore improvviso per un'altra disciplina? Purtroppo no. Un improvviso guaio fisico l'ha portato ad una diagnosi nefasta. Un acronimo che spaventa al solo leggerlo SLA. Chi scrive non è ipocondriaco, ma ci sono due parole che lo spaventano. Una, per storia personale, è Mesotelioma (il tumore derivante dall'esposizione all'amianto), l'altra è proprio la Sclerosi Laterale Amiotrofica per le conseguenze inesorabili e degeneranti.
Il prossimo 7 novembre avrebbe compiuto 59 anni, troppo giovane per lasciare la moglie Mariarosa ed i figli Alberto e Francesco e per tutti noi che in un modo o nell'altro ci siamo toccati incrociando le nostre vite condividendo spazi, luoghi, fatiche e passioni sportive.
Il funerale è previsto alle 9.30 di domani, 4 novembre, nella Chiesa di San Giuseppe di corso Vercelli 206 a Torino.
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