E' così che anche la prima neve dell'autunno inverno 2021-2022 è un fiorir di social post, stati/stories di gente che corre tutta imbacuccata e sorridente. Cos'abbiano poi da sorridere?! CLICCA QUI per la storia de Il matto.
Poteva dunque la redazione Bio Correndo (l'85% dei pezzi che leggete sono scritti da Arianna, a me - Fausto - l'intervento occasionale come oggi) esimersi dall'uscire a correre in questa giornata festiva infrasettimanale con una bella e copiosa nevicata in corso nel Monferrato? Certo che no!
Il giro pensato doveva rispondere ad un duplice requisito riconducibile però ad uno stesso leitmotiv. Sicurezza, correndo possibilmente lontano dalla strada e divertimento, affondando i piedi nella neve. L'enigmistica non è il mio forte, ma i sentieri delle colline vicino a casa sono la naturale risposta al "dove correre" con quella premessa.
Valdolenga alta di San Salvatore, Valdolenga bassa, salita della chiesa della frazione, discesa e pianura verso Mirabello, salita lunga verso la frazione Borghina di Lu, svolta a sinistra per il rientro. Strada che costeggia il motocross e 2-3 km per il ritorno sugli stessi passi della prima parte della corsa. 12 km in tutto per circa 1h20'.
"Ma ci bagnamo tutti". Il primo segno di scarsa lucidità arriva dopo poche centinaia di metri. I virgoletti sono di Arianna. L'inizio è shock (first reaction...). Il vento gelido che fa sbattere i cristalli di neve sulla fronte e sugli occhi. Tornare a casa? Proviamo ancora una decina di minuti.
Le sensazioni sono diverse e cambiano in continuazione, tutto dipende dal vento. I piedi affondano nella neve, anche nel breve tratto di strada percorso. Nessuna auto in giro, nemmeno i mezzi spazzaneve (i trattori degli agricoltori della frazione stavano iniziando in quei momenti a uscire in strada) e così la magia del correre in un manto bianco candido è rimasto intatto. Quanta? Direi tra i 5 e i 10 centimetri. Il vento? Sferzante in alcuni tratti, tale da rendere ostico l'incedere pizzicati dal freddo e dalla neve ghiacciata sul viso.
La visibilità è davvero scarsa. Nessun punto di riferimento e si deve cercare di evitare di correre sul ciglio dei sentieri per evitare di finire nei piccoli canali di irrigazione. Si sale verso la Borghina, probabilmente due km e mezzo di sola salita.
Devo fare anche il "cane guida". Ari non ci vede più. Gli occhiali sono completamente appannati e parzialmente ghiacciati. Resto davanti così intravede il giallo fluo della mia giacchina e in qualche modo può continuare a correre.
Il vento si placa improvvisamente. Fa addirittura caldo! Una sensazione forte e quasi destabilizzante. Un attimo prima si percepiva un freddo invincibile, un istante dopo un calore improvviso. Potere del vento o di un condizionamento della mente? Chissà. Quel che è certo è che si sghiacciano gli occhiali. Dura poco, il vento torna essere dominante, lo spettacolo tutto intorno però è davvero fiabesco, almeno per me che riesco a vedere fin dove la nebbia lo permette.
"Ci siamo persi" è l'esclamazione di forte ottimismo che sento alle mie spalle. La salita senza riferimenti sembra più lunga del solito, ma la strada, seppur coperta dalla neve è questa, non può essere che questa. O forse no? Un dubbio sale, ma dopo qualche centinaia di metri si arriva alla Borghina e si prende la strada in discesa del ritorno.
Incontriamo delle arnie e si sblocca un ricordo. "E' passato Nino (l'apicoltore che in cambio dell'affitto di una parte del terreno dove lascia le sue arnie, ci consegna a fine anno il suo miele nella classica e mai desueta forma di baratto) proprio ieri per portare i canditi alle api". I canditi alle api? Questa mi è nuova, bisogna saperne di più. "Sì, le api in questo periodo di poca attività e con questo freddo gli si lascia il miele ed anche dei canditi nel caso finisse il miele come forma di sostentamento". Anche oggi ho scoperto qualcosa di nuovo.
La fatica di correre costantemente con i piedi nella neve inizia a farsi sentire, il ritmo decresce ulteriormente, ma ormai siamo sulla strada del rientro. Non incontriamo nessuno, anche se sarebbe stato divertente vedere le facce sbigottite dei compaesani sedentari nel vederci correre in piena bufera di neve. Anche questa è andata, anche questa esperienza è stata raccontata con il retrogusto degli inizi, quando Bio Correndo era davvero un diario personale dei miei allenamenti e delle mie gare.
Ora? Mentre scarico le foto e provo quel piacere nel vedere le battute che forma un pezzo. Concentrandosi sulle singole lettere lo scritto diventa un contorno sfumato, sulla penisola della cucina c'è una farina 8 fila per una polenta e un Nebbiolo che richiede di essere aperto. Un libro dopo pranzo da finire per godere di una giornata davvero di riposo e serena dopo il grigio umore della quotidianità chiuso in ufficio.
12 DICEMBRE PARCO DORA
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