giovedì 27 maggio 2021

Lo sport ha bisogno di persone come Giorgio Calcaterra. L'emozione del tributo di Marco Menegardi

Riuscire a trasmettere un'Emozione è compito di pochi, riuscire a farlo sia con le parole che con la foto è certamente un unicum.

Giorgio Calcaterra e Marco Menegardi rappresentano insieme il recente passato, entrambi il presente e per il medico mantovano, il prossimo futuro dell'ultra maratona italiana. 14 anni li separano, classe 1972 per Re Giorgio, 1986 il campione italiano della 100 km 2021. I due si sono già incontrati più volte, la prima nella mitica Firenze Faenza del 2019 dove Menegardi conquistò il palcoscenico diventando il Cortese Passatore. Una sorpresa fino a un certo, essendosi già fregiato due anni prima del titolo italiano di specialità, ma vincere il Passatore ha tutt'altro sapore e lustro.

Ieri proprio Menegardi ci ha emozionato con questo tributo al campione romano. L'uomo, l'atleta ammirato da ragazzo, quello per cui forse si è deciso di intraprendere una strada sportiva, il punto di riferimento. Idolo, parola che uso con parsimonia, ma che nei fatti è quello che rappresenta per tutti Giorgio Calcaterra.

La stessa umiltà del pluricampione mondiale della 100 km e 12 volte vincitore del Passatore, è quella di Marco Menegardi che trovandosi nella condizione di poterlo battere (chi di noi può dire lo stesso dei nostri miti di gioventù? Il mio era Giorgio Lamberti, ma il suo 1:46.69 nei 200 sl sarebbe equivalso per me a farlo in 150 metri! Sich), ne mantiene intatto il rispetto e oltre che quell'alone magico che contraddistingue gli atleti vincenti che con la loro semplicità hanno saputo conquistare un settore intero dello sport, regalando a tutti noi le parole che seguono:


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Negli ultimi giorni mi capita spesso di riguardare questa foto. Mi ricordo da ragazzino quando seguivo le sue imprese, leggevo le riviste, ascoltavo le sue interviste. È sempre stato un esempio per la sua umiltà e passione con la quale macinava km in gara e fuori dalle competizioni. Non ci soffermiamo sulle qualità tecniche perché dovremmo scomodare troppo aggettivi.  L' ho incontrato per la prima volta dal vivo nel 2019 per l'edizione del Passatore. Lo superai sulla salita della Colla. Non riuscii a non guardarlo. Era qualcosa di diverso rispetto a tutti gli altri. Mi ricordo bene la sensazione: un mix di adrenalina, ricordi, emozioni in pochi decimi di secondo. Da allora ebbi l'onore di potere cenare con lui e correre altre gare. A Imola avevamo il nostro box rifornimento uno a fianco dell'altro. Avevamo l'1 e il 2. Mi sembrava una scena da film. Con la voce e le gambe che mi tremavano lo chiamai e gli chiesi "facciamo una foto che non so quando mi ricapita". Sabato poteva abbandonare e tornare a casa invece, ha voluto terminare lo stesso, nonostante fosse abituato a tempi ben migliori e quel giorno anche per lui la fatica fu ben superiore al preventivato. Lo trovai lì al box mentre si metteva i suoi classici jeans alla fine di una gara. Non doveva dimostrare niente a nessuno. È il suo rispetto e la sua passione per la Corsa. Lo Sport ha bisogno di persone come Giorgio Calcaterra.

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