venerdì 19 marzo 2021

Stefano Mei sul caso Schwazer "Occorre far chiarezza, non solo per Schwazer, ma per tutto il nostro movimento"

Il caso Alex Schwazer continua a dividere e a essere motivo di discussione. 

Difficilmente si trova il commento neutrale, gli appassionati sportivi si dividono tra chi lo vorrebbe vedere di nuovo marciare in gare ufficiali, pensando principalmente ai Giochi Olimpici e chi invece richiede il rispetto della squalifica fino al 2024.

Ricordiamo che il tribunale di Bolzano il 18 febbraio si è espresso nei confronti del marciatore altoatesino disponendo l'archiviazione del procedimento penale per non aver commesso il fatto. CLICCA QUI per il post della sentenza. 

L'obiettivo del marciatore è quello di presentare un appello presso il tribunale sportivo per una riduzione della squalifica, la Wada si è già espressa in modo piuttosto perentorio con la seguente dichiarazione "Il signor Schwazer non potrà partecipare alle competizioni internazionali fino al 2024" CLICCA QUI per il post. 

In tanti si sono mobilitati per sostenere Alex Schwazer, sportivi, personaggi famosi, la trasmissione televisiva Le Iene ha anche promosso una petizione sul sito www.change.org.

Ieri si è espresso in merito anche Stefano Mei, Presidente della Fidal. Per Mei occorre fare chiarezza, non solo per Schwazer, ma per tutto il movimeno dell'Atletica Leggera. 

Ecco le sue parole e in calce la sentenza completa del Giudice Walter Pelino. 

LE PORTE DI PIETRA - 15 maggio 2021
(titolo italiano trail lungo e qualificazione mondiale!)
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Per dovere di informazione dei nostri tesserati, essendo peraltro già reperibile sul web, ho chiesto di pubblicare il testo della recente ordinanza del GIP di Bolzano a conclusione delle indagini nei confronti di Alex Schwazer.
La lettura degli atti potrà dare a tutti consapevolezza in ordine a quanto il Giudice abbia concluso; io, personalmente, affrontata la lettura ho maturato la convinzione che la vicenda della seconda positività di Alex Schwazer poggi le sue basi su fatti e circostanze prive della doverosa (sia sul piano giuridico sia, anche, in relazione agli obblighi di gestione sportiva) consistenza.
Certo è che la condanna sportiva per i fatti del 2016, inflitta a un atleta che, pagato il precedente debito sia con l'ordinamento sportivo sia con quello statale, avrebbe inteso riabilitarsi sul campo, è da mettere in discussione. La conclamata discordanza dei fatti che emerge dalla lettura del decreto di archiviazione, rende difficilmente sopportabile la condanna sportiva inflitta all'atleta.
La chiarezza definitiva sul caso penso sia dovuta non solo a Schwazer, ma a tutto il nostro movimento: il mio auspicio è che questa storia dolorosa, anche per la Federazione, possa esser ricondotta su binari di equilibrio e correttezza e che tutto ciò che oggi è nell'ombra possa venire alla luce.


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