domenica 21 febbraio 2021

Un anno fa la scoperta del "Paziente uno". L'Italia nell'incubo Coronavirus

Ieri 20 febbraio è stata la “Giornata nazionale dei professionisti sanitari, socio sanitari, e socio assistenziali”. Il giorno prima di quello che è stato l'inizio dell'incubo italiano per il Coronavirus/Covid19.

Un anno fa oggi, il 21 febbraio 2020, iniziava un percorso oscuro di cui nessuno era ben conscio di cosa avrebbe comportato nei mesi a seguire. Il "brancolare nel buio" è l'espressione che più si addice ripensando a quei giorni, da quando l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, diede la notizia del primo contagio di Covid in Italia: un 38enne ricoverato all’ospedale di Codogno (Lodi). 

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Prima di quel 21 febbraio, ma forse anche nei giorni successivi, il peso di quella che sarebbe poi stata classificata in pandemia, era qualcosa che riguardava altre realtà distanti da noi, un po' come successe con l'aviaria; certo i tg ne parlavano a spron battuto, ma non era un qualcosa che ci toccava da vicino e a dirla tutta, si era già stufi e infastiditi di questo virus orientale così presente nei media che di fatto non era tangente alle nostre vita. Quanto ci sbagliavamo!

Prima di quello che è stato definito il "paziente uno", in Italia il Coronavirus aveva riguardato solo una coppia di cinesi in vacanza sbarcati a Roma (Fiumicino? La memoria potrebbe difettare), ma era sempre qualcosa che riguardava altri, non noi, non gli italiani o il territorio nazionale.

In un attimo però, da quel 21 febbraio, la situazione è scappata di mano, a tutti. La ricerca spasmodica dei contatti del "Paziente uno" per scoprire quale fosse il contatto con la Cina, terra da cui si è espansa la pandemia, ricerca vana, scopriremo solo diversi mesi dopo che già nei mesi precedenti il Covid19 era presente in Italia. I giornali locali che ad ogni arrivo al pronto soccorso di un malato con crisi respiratoria o febbre lanciava il possibile caso ingenerando l'inevitabile panico fra gli utenti del web. I primi eventi annullati, per il Piemonte la Monferrun il 22 febbraio, sembrava una precauzione eccessiva ed invece avevano ragione i Sindaci dei Comuni interessati nel fermare l'evento.

Abbiamo iniziato a masticare termini nuovi, abbiamo dovuto confrontarci con chi sminuiva il momento e chi invece ne era terrorizzato. Zone rosse, chiusura completa di determinate zone d'Italia, lockdown, dpcm, il ruolo del CTS (comitato tecnico scientifico), l'appuntamento giornaliero alle 18  con l'analisi dei numeri della giornata, la figura sempre più determinante del Presidente del Consiglio, le città vuote, la conta dei morti e dei contagiati, i camion che portano via i morti da Bergamo, l'assoluta imprevedibilità del momento. Mascherina sì, mascherina no, se sì quali, i guanti, la misurazione della temperatura, i supermercati presi d'assalto, l'autocertificazione per uscire di casa, le serrande abbassate, i gilet gialli, le dirette social del Presidente Conte

Un turbillon di ricordi che prende piede proprio il 21 febbraio dello scorso anno. Ad oggi la nebbia si è schiarita, anche se la situazione è ancora complicata per motivi diversi. La crisi economica tamponata in parte dal blocco dei licenziamenti, ma che prima o poi, esploderà venendo meno gli ammortizzatori sociali (questa deve essere una delle sfide del neo Governo Draghi), l'estrema difficoltà di alcune categorie di lavoratori particolarmente penalizzata. Come portale sportivo non posso non pensare a palestre e piscine chiuse 3 mesi lo scorso anno e ad oggi chiuse dai primi di novembre; ciò che succederà nelle prossime settimane sarà determinante per l'Italia come comunità, diversamente non avrebbe senso l'unità nazionale attualmente in essere nei centri di potere governativo.

365 giorni dopo non si può dimenticare quanto successo, soprattutto a noi podisti. Il ragazzo di Codogno aveva partecipato alla Mezza Maratona delle Due Perle e solo per il fatto che fosse uno sportivo, un runner iniziò la caccia contro la nostra categoria. Untori nella migliore delle ipotesi, insultati per strada nella peggiore; i servizi televisivi che demonizzavano chi correva la ciliegina su una torta decisamente amara.

Lo sport, ad oggi è ancora penalizzato. Un anno dopo, oltre alle dimissioni di Gallera e Conte prima citati, è stato soppresso il Ministero dello Sport, nel discorso alle Camere del neo presidente del consiglio non si fa cenno al mondo sportivo, i movimenti, le attività sono pressochè ferme. A quando il pensiero diffuso che lo sport non sia figlio di un dio minore, ma la prima medicina naturale di ogni comunità?



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