Era malato da tempo e il percorso della malattia l'ha portato via a sole due settimane dalla scomparsa di Maradona. Dal 73 all'87 sui campi di calcio tra Juventus, Como, Vicenza, Perugia, Milan e Verona. 103 gol in Seria A, 20 con la maglia della nazionale, ma soprattutto l'estate dell'82 lo ha reso lo sportivo, il calciatore tanto amato.
L'epoca è quella dei fisici più da podista che da calciatore muscolato 2.0 ed è anche il periodo in cui gli eccessi sono ancora lontani e lui, si conquista il pubblico con quel sorriso genuino del bravo ragazzo, ma soprattutto con quei 6 gol al Mondiale spagnolo che portano la 3^ stella, la gioia di una Nazione intera: 3 gol al Brasile, 2 alla Polonia e il 1° nella finale al Bernabeu con la Germania Ovest. Sì Germania Ovest perchè il Muro sarebbe caduto dopo 7 anni anni. Un'altra epoca storica, ma chi non ricorda come se fosse ieri la foto di copertina? La sua gioia, quella del Presidente Pertini, la partita a carte sul volo del rientro in Italia. Tanti flash, tante storie che oggi, purtroppo, raccontano anche della morte del grande protagonista di quei giorni.
L'11 luglio 1982 a Madrid divenne campione del mondo, grazie ai suoi 6 gol conquistò il Pallone d'Oro (solo altri 3 italiani con lui: Roberto Baggio, Gianni Rivera, Roberto Cannavaro) da quel momento, per tutti sarà Pablito, il riconoscimento più grande: l'Amore e il riconoscimento della gente, un nomignolo per regalargli l'immortalità delle settimane spagnole, ma soprattutto per dirgli GRAZIE, lo stesso che nel giorno più triste non possiamo ripetere, ognuno nelle nostre case. Grazie Pablito.
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