Resta viva la passione mai sopita per il movimento, quello sì realmente dinamico che permette di accantonare le fatiche della quotidianità. Un esercizio mantrico a cui ognuno ci aggiunge un pezzo per creare la propria poesia che ha il denominatore comune nel titolo: correre.
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In questa giornata di festa, dove la sveglia seppur non impostata, è suonata presto per l'apertura dei regali, c'è stato tutto il tempo per quei riti mattutini solitamente accelerati per l'incalzare degli impegni giornalieri.
12 km per le colline con una luce strana. Il cielo grigio spaccato occasionalmente dalla luce solare nel silenzio, quasi surreale, di una comunità ancora dormiente o rintanata nelle proprie abitazioni, dove i passi prendono forma e amplificano l'incapacità di saper usare i piedi con la leggiadria degli uomini e delle donne degli altipiani.
Il giro: Valdolenga, San Salvatore, passaggio dal tennis e giù verso la zona Salcido, salitona per raggiungere la cresta San Salvatore - Lu e rientro in paese. Così si è santificato il Natale in pieno stile podistico.
Una corsa la mattina di Natale non ha alcuna velleità se non quella di far spazio per il pranzo e per quelli, perennemente a disagio per la previsione di un pasto più corposo, è il modo per saldare i conti con i sensi di colpa.
Correre a quasi a 6 al km per qualcuno non è correre e non lo è per chi della corsa ne fa un uso esclusivo agonistico perdendo di vista la razionalità del mondo master o di chi corre, ebbene sì succede, per il piacere di muoversi. Guccini direbbe e a culo tutto il resto, ma non ho la scorza, lo spessore, le capacità linguistiche e nemmeno la metrica per poterlo fare e allora mi limito ad un classico buon appetito e buon Natale a tutti.
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