sabato 6 giugno 2020

"Non è il loro problema, è il mio". Banksy per George Floyd

La bellezza della streetart è che non c'è bisogno di un committente, non necessità di un acquirente, nè tanto meno del condizionamento ideologico nel rappresentare un soggetto dipendente dalla richiesta del mercato.
La streetart è attualità, istinto, rottura (il classico pugno nello stomaco) e genialità.


E' di pochi minuti fa la proposizione di un'opera di Banksy su Instagram, il suo canale ufficiale. L'artista di Bristol, più famoso al mondo nel campo delle opere di strada, con i suoi stencil apparsi nottetempo in tutto il mondo, interpreta lo shock della morte di George Floyd. Questa volta, in via eccezionale, quel pugno nello stomaco non arriva dall'immagine, ma dalle parole d'accompagnamento usate.


Quel "Non è il loro problema, è il mio" è la sintesi estrema della realtà, della quotidianità, del girarsi dall'altra parte "perchè non mi riguarda". I brividi scorrono lungo la schiena; il coraggio che manca nel rigettare comportamenti e atteggiamenti intollerabili, l'inorridirsi ma rimanere fermi, l'adeguarsi al peggio e credere che dopotutto così fan/pensano tutti. Il livellamento verso il basso senza "sentire" il bisogno di dire basta è il torpore che asseconda le generazione dagli anni 90 in poi.

Non mancano momenti di coesione sociale. Il plauso a chi ha avuto il coraggio di reagire (Falcone e Borsellino li ricordiamo nel giorno degli attentati e poi?), di mettere la propria vita a rischio credendo in un ideale, nei valori che dovrebbero essere fondanti di una comunità, magari lo scendere in piazza o partecipare ai vari flash mob che si esauriscono una volta rientrati nei propri pensieri. Perchè:

Il problema in fin dei conti non è il mio

Ecco le parole Banksy:

" All'inizio ho pensato di stare zitto e ascoltare le persone nere su questo problema. Ma perchè dovrei fare questo? Non è il loro problema, è il mio. Le persone di colore sono state tradite dal sistema. Il sistema bianco. Come un tubo rotto che allaga l'appartamento delle persone di sotto. Questo sistema difettoso ha reso le loro vite sofferenti, ma non è una cosa che devono sistemare loro. Loro non possono, nessuno li lascia andare nell'appartamento di sopra. Questo è un problema bianco. E se le persone bianche non lo sistemano, qualcuno deve andare al piano di sopra e bussare alla porta".



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