giovedì 18 giugno 2020

Le regole non sono uguali per tutti. Una revisione dei protocolli è necessaria.

Cinismo, retorica, rassegnazione. Le parole (spero poche) che seguono sono un mix di tre espressioni che non dovrebbero figurare a prescindere in un testo scritto e nemmeno in una conversazione.

Vista l'immagine di copertina è giusto precisare che non si tratta di un post "contro". Certo il mondo del calcio è sempre nell'occhio del ciclone, ma solo un miope, anzi uno affetto da cecità assoluta potrebbe considerare quel settore ininfluente nell'economia italiana. Non solo quella economica in senso stretto, ma anche di interessi, passioni e seguito che, almeno in Italia, non ha eguali.

E' ancora una volta la diseguaglianza palese, stridente, insopportabile che crea il malumore. Che a dirlo sia un blogger con il suo misero seguito chiaramente non fa rumore, ma è di queste ore la levata di scudi anche di pezzi da 90 dello sport italiano. Filippo Tortu, come riportato da Eurosport, dopo quanto visto ieri sera chiede un cambio dei protocolli per l'Atletica.

Cosa abbiamo visto ieri sera? (ammetto di non averlo visto in diretta, ma nelle immagini del giorno dopo)

In una frase semplice? Tutto ciò che ad altri sport non è concesso. L'Atletica Leggera viaggia sul binario del freno a mano tirato. Corsie alterne per le distanze fino ai 400, gare degli 800 in corsia o a cronometro, oltre al doppio giro di pista si "ragiona" su come e quando proporle. Poi però assistiamo allo spettacolo del calcio. Contrasti, spinte, corse spalla a spalla, inevitabili abbracci e assembramenti.

Il calcio NON è il problema, lo è una diversa concezione del significato delle REGOLE

Ad oggi ancora il mondo delle corse su strada è tabù. Oggi la Fidal ha pubblicato un articolo in cui si parla di corsa in montagna dove sarebbe possibile mantenere quei comportamenti necessari per il rispetto delle norme vigenti. Come podista scalpito nel desiderio di tornare a vivere i campi gara, come sportivo credo nella giustezza del rispetto delle regole, quando queste sono uniformi, chiare e non fonte di discriminazioni tanto evidenti quanto fastidiose.

Indispensabile che si tuteli la salute pubblica con linee guida stringenti, ma non ci posso essere disparità tra i vari sport, indipendentemente dalla forza economica. A monte di ogni ragionamento e di ogni protocollo, deve esserci una base di regole precise e trasversali per ogni ambiente sportivo, alle singole federazioni il compito e la gestione particolare delle singole peculiarità.

Se si deve ancora parlare di distanziamento sociale (davvero dopo quello che abbiamo visto ieri sera?) allora che tale sia per TUTTI. Orwell, già 70 anni fa, ci ha insegnato che "... tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri". Vogliamo continuare su questa strada dall'esito ineludibile dello scontro dialettico fra scomparti sportivi?

E' già stato sacrificato il mondo della scuola, altro capitolo spinoso sulla questione cultura, non perseguiamo altre sperequazioni, non abbiamo bisogno di ulteriori momenti divisivi, bastano quelli che si creano ordinariamente.

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