domenica 14 giugno 2020

Il parco giochi del Valsusa Trail con al centro la Sacra di San Michele

Senza orari, ma con una meta. Questa è la mia fase2.
L'obiettivo è conoscere nuovi luoghi, possibilmente facendo fatica (camminando) e senza ombra di dubbio tornare a casa con una nuova storia, quella del posto che ho cercato di vivere per quello che è.

Assolutamente più entusiasmante dell'inseguire i risultati domenicali o svegliarsi presto per andare su qualche campo gara che magari non apprezzano nemmeno la mia presenza - non si può essere simpatici a tutti -; questa sospensione dell'attività agonistica mi ha concesso una visione diversa dei fine settimana ed un arricchimento d'esperienze positive.


Oggi la visita è stata nel "parco giochi" del Valsusa Trail. Avrei dovuto chiamare il grande Gabriele Abate, così eravamo rimasti, ma il concetto "senza orari" non permette di organizzarsi troppo. Ho poi visto che ha passato una gran mattinata con i ragazzi che allena, una bella realtà sportiva.

L'escursione di oggi è dedicata a tastare, finalmente, con mano la magnificenza della Sacra di San Michele. Il percorso per arrivarci è seguire il sentiero 503 partendo da Chiusa San Michele. La disavventura della gomma bucata e del pit stop nel parcheggio, non ha scalfito la voglia di salire fin lassù dove la Sacra domina l'intera vallata.



Neanche il tempo di capire la direzione da prendere ed ecco un quadro sinottico che non lascia dubbi. La tracciatura del Valsusa Trail nelle due versioni da 8 e 23 km. Sul sentiero le indicazioni non mancheranno con cartelli in legno e piccole indicazioni su segnali già esistenti. Una vera goduria per gli amanti del trail running, ma la discesa lunga sulle pietre mi ha fatto venire dei brividi alla schiena. La mia caviglia ormai al 60% dell'estensione e la mia proverbiale capacità di cadere anche in piano, mi ha fatto credere che chi scende a tutto vapore da quelle discese sia davvero da applaudire, quanto meno per il coraggio.



1h30', dice l'indicazione, ma come sempre è un tempo "largo", anche per chi è abitualmente sedentario. La segnaletica è a prova di grullo, ma soprattutto è ricca di informazioni, quelle necessarie per comprendere la realtà che si sta vivendo. Qualche minuto per leggere non spezza il ritmo, non è una corsa, è una gita, un viaggio alla scoperta di un mondo nuovo.

Il sottobosco è pulito, qualche albero caduto, ma è piacevole attraversarlo. Castagni e muretti a secco. Un dolce ricordo della Sardegna, ma qui non si delimitano i territori, ma sono una sorta di freno per la caduta delle foglie e delle castagne. Un tempo veniva così raccolte e trasportate a valle con delle slitte da usare come lettiera; le castagne chiaramente usate in cucina come farina. Una tradizione che è presente in molte realtà montane e premontane piemontesi.


Si sale, si suda e si incontrano diverse persone con le quali si scambia un ciao o un salve a seconda dell'età del passante. In qualche tratto scorre anche l'acqua rendendo qualche punto scivoloso, ma interessante la formazione di humus: acqua, foglie e fango. La vita che rigenera il bosco stesso.

Il lavoro da queste parte è stato anche in cava per l'estrazione delle lose, le classiche pietre che ricoprono i tetti; anche queste trasportate tramite slitte, anche queste con un nome tipico che non ho però annotato.

1h10' circa e si arriva sull'asfalto; mancano 3-4 tornanti e si raggiungono i 960 mt e la maestosa Sacra. Davvero tante le persone che, più in macchina che a piedi, hanno raggiunto questo luogo così evocativo. Una prima struttura ormai in rovina anticipa l'edificio che tutti indistintamente abbiamo visto e apprezzato nelle foto che circolano sui social.



1000 anni di vita, 10 secoli a guardare le valli a 360° ed ora tutti a guardare lei. Semplice nelle finiture interne, ma è l'architettura nel suo complesso che la rendono unica, meravigliosa nella sua imponenza.



Neanche il fuoco dello scorso anno ne ha minato la struttura e menomale, perchè la Sacra di San Michele val bene una messa, ma questa è un'altra storia!


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