venerdì 1 maggio 2020

"Il mio nome è Ayrton e faccio il pilota". L'indimenticabile 1° maggio 1994

"Il mio interesse per la F1 è durato fino a quel primo maggio", una delle più belle frasi lette in questa mattina dove sui social si alternano immagini e video di Ayrton Senna a quelle della festività del 1° maggio.

La sensibilità di ognuno vive nel ricordo di quel 1° maggio 1994, sento che quella data per gli sportivi è paragonabile (con tutto il rispetto per le grandi tragedie internazionali) all'11 settembre, al 2 agosto e forse anche da quest'anno all'8 marzo - lockdown su scala nazionale -. Quel giorno lo shock fu tale che, difficilmente chi l'ha vissuto in diretta o ne è venuto a conoscenza poco dopo,può dimenticare esattamente dove fosse e cosa stesse facendo; anche i più smemorati, anche chi la F1 non la seguiva, anche chi quel giorno per motivi diversi non era incollato alla tv per seguire il GP di Imola.



Nella mia memoria fallace il ricordo è invece vivido, la percezione dei minuti precedenti all'impatto di trovarmi in un preciso luogo, una camminata in una struttura ospedaliera e dopo essermi seduto ad un tavolo di un bar, mentre distrattamente ascoltavo i miei "congiunti" interlocutori ecco che dalla televisione che produce le evoluzioni dei piloti, arriva il cambio di voce, l'apprensione e poi la conferma. Ayrton Senna è morto.

E' possibile dire di lui che fosse un artista? Che fosse una eccellenza funambolica della F1? Forse con Ayrton Senna siamo tutti pacificamente d'accordo. Lui era un campione, non uno dei più forte, un Campione vero capace di entusiasmare tutti, anche chi era più vicino a Prost, il suo rivale, il dualismo concluso quando il francese si ritirò e i due diventarono amici. Lo ha raccontato proprio Prost in una recente intervista su La Repubblica. Quel "Mi mancano le nostre sfide" che risuonano come parole d'Amore sportivo, dalle grandi sfide magari anche con frizioni accentuate al dispiacere per non potersi più confrontare e sfidare.

Poco fa Mauro Berruto nel ricordare Senna ha raccontato un fatto che non sapevo e che emerge a distanza di 26 anni. Nell'abitacolo del brasiliano era stata trovata la bandiera dell'Austria che avrebbe voluto sventolare a fine gara per omaggiare Roland Ratzenberger che perse la vita sullo stesso circuito il giorno prima. Un gesto che è rimasto solo nelle intenzioni e che ora a distanza di tanti anni emoziona come se lo avessimo vissuto in diretta.

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Testo Ayrton
Il mio nome è Ayrton e faccio il pilota
e corro veloce per la mia strada
anche se non è più la stessa strada
anche se non è più la stessa cosa
anche se qui non ci sono piloti
anche se qui non ci sono bandiere
anche se qui non ci sono sigarette e birra
che pagano per continuare
per continuare poi che cosa
per sponsorizzare in realtà che cosa.
E come uomo io ci ho messo degli anni
a capire che la colpa era anche mia
a capire che ero stato un poco anch'io
e ho capito che era tutto finto
ho capito che un vincitore vale quanto un vinto
ho capito che la gente amava me
potevo fare qualcosa
dovevo cambiare qualche cosa.
E ho deciso una notte di maggio
in una terra di sognatori
ho deciso che toccava forse a me
e ho capito che Dio mi aveva dato
il potere di far tornare indietro il mondo
rimbalzando nella curva insieme a me
mi ha detto "chiudi gli occhi e riposa"
e io ho chiuso gli occhi.
Il mio nome è Ayrton e faccio il pilota
e corro veloce per la mia strada
anche se non è più la stessa strada
anche se non è più la stessa cosa
anche se qui non ci sono i piloti
anche se qui non ci sono bandiere
anche se forse non è servito a niente
tanto il circo cambierà città
tu mi hai detto "chiudi gli occhi e riposa"
e io adesso chiudo gli occhi...

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