mercoledì 15 aprile 2020

Stop alle auto per permettere l'attività motoria. Succede nel Regno Unito. In Italia? Un po' più di rispetto?

L'emergenza Coronavirus non è solo una questione italiana, ma ovviamente non è una novità.
Aldilà dell'aspetto sanitario internazionale con la sfera economica pressante in modo trasversale, abbiamo assistito ad approcci diversi. Dall'iniziale "immunità di gregge" inglese, al tutto aperto svedese (con tanto di ripensamento negli ultimi giorni), al lockdown italiano passando per le elezioni municipali francesi non annullate il 15 marzo.

Le posizioni e gli approcci sono stati diversi, anche per l'attività motoria. A Parigi per esempio è stato imposto il blocco dalle 9 alle 19, in Italia come ormai sappiamo, vige il DCPM con la clausola "in prossimità della propria abitazione" con singole specifiche regionali, nel Regno Unito?

Nel Regno Unito l'approccio è quello sperato da chi sogna di tornare a correre in libertà, ma soprattutto senza ostacoli psicologici dettati da una campagna antirunner ormai stucchevole. L'attività motoria è considerata fondamentale per la salute anche psicologica di chi è costretto a vivere in appartamento o non ha comunque una valvola di sfogo esterno. Come viene regolamentata? Un'ora al giorno è possibile uscire di casa per correre/camminare, soli o con i componenti della famiglia o di chi è convivente. In caso di positività ovviamente nessuno può uscire.

A Pasqua la decisione che per noi sembra incredibile, una chimera addirittura. A Manchester, ma poi anche a Londra in una municipalità, quella di Hackney, una delle più povere dove l'edilizia popolare può rendere alienante il restare a casa e a Brighton,chiusura del traffico alle macchine per permettere alle persone di allenarsi in tranquillità.

Lo dico senza polemica. Ci basta molto meno, in questo periodo serve solo il rispetto verso la comunità dei podisti.




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