venerdì 8 novembre 2019

Mary Cain era una promessa dell'atletica rovinata dal metodo Salazar

Mary Cain era una promessa dell'atletica. Una ragazza dal talento sportivo innato tanto da diventare campionessa mondiale under 20 quando era ancora nella categoria Allieve.




Talmente talentuosa da essere notata dal famoso allenatore Alberto Salazar che l'ha fortemente voluta nel suo Oregon Nike Project. La vicenda di Salazar legata al doping è nota, ma in questo caso non si parla di uso e abuso di sostanze illecite, forse però la denuncia della Cain è anche più grave, qui si parla di traumi fisici e psicologici sulla pelle di una giovane ragazza.

In un intervista al New York Times la Cain ripercorre gli anni trascorsi nel centro di allenamento di Salazar, ne emerge un quadro inquietante.

Mary aveva solo 16 anni quando riceve la telefonata di Salazar, al tempo l'allenatore più famoso d'America, per invitarla ad aggregarsi agli atleti più veloci degli Stati Uniti e non solo.
La prima reazione della Cain e di orgoglio ed entusiasmo, un sogno che diventava realtà.
Il sogno, purtroppo si è ben  presto trasformato in un incubo.

Lo staff di Salazar, a detta della Cain, era costituito non da professionisti, ma da amici dell'allenatore che seguivano pedissequamente le sue indicazioni. La principale era "meno peso si porta, più veloce si corre", quindi alla Cain è stato imposto un regime alimentare restrittivo per farla scendere a 51 kg, il tutto senza supporto di un nutrizionista. Se la ragazza non raggiungeva il limite imposto veniva pesata e derisa di fronte ai compagni di allenamento.

Il peso è sicuramente una variabile importante per uno sportivo, ma non l'unico fattore a cui fare attenzione, inoltre si sta parlando di una ragazza di soli 16 anni ancora in fase di crescita e formazione.
La dieta e gli allenamenti a cui la Cain era sottoposta l'hanno portata ad avere un'amenorrea prolungata negli anni con una conseguente fragilità ossea. Durante il periodo degli allenamenti Mary si è fratturata 5 ossa diverse.
Questa situazione ha portato la Cain a sentirsi sempre più scoraggiata e sola sino ad avere pensieri suicidi e autolesionisti.

La goccia che fece traboccare il vaso fu la sera in cui Mary  confidò a Salazar e allo psicologo del team che stava male e che si procurava da sola dei tagli, ma dai due uomini non ebbe una sola parola di conforto.
Fu allora che qualcosa fece scegliere alla ragazza di chiedere aiuto ai genitori che mai avrebbero pensato che la propria figlia stesse attraversando questo inferno.
I genitori le comprarono immediatamente un biglietto aereo con l'imperativo di andarsene subito dal centro.
Ormai per Mary era svanito il sogno delle Olimpiadi, ma a quel punto si trattava di scegliere di sopravvivere e lasciò l'Oregon Nike Project e con esso l'atletica leggera.

Nell'intervista la Cain accusa il colosso Nike e teme che la chiusura del centro sia solo una facciata che questi metodi di allenamento proseguano da altre parti. La Cain si augura che cambi la mentalità di approccio, che si abbia più attenzioni verso i giovani atleti, soprattutto verso le ragazze perchè spremere il fisico in un delicato momento di sviluppo può avere delle conseguenze deleterie.

La Cain si augura di trovare più donne ad allenare sperando che abbiano una sensibilità maggiore, non credo però si tratti di un problema di genere, si tratta di umanità, empatia e intelligenza e queste qualità non hanno sesso.

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