mercoledì 20 febbraio 2019

Silvia e Stefano più veloci della malattia. Domenica alla Giulietta e Romeo Half Marathon


Della Maratona di Verona si è già parlato, manifestazione coronata dalla vittoria della nostra Valeria Straneo, ma spesso una corsa acquista anche un significato diverso da quello di ottenere una buona posizione o un crono soddisfacente.

Il mondo del running non è nuovo a sfide personali, contro se stessi, per attirare l'attenzione su qualcosa o contro una malattia.
E' il caso di Silvia Furlani e Stefano Ghidotti, la prima affetta da sclerosi multipla il secondo dal morbo di Parkinson, due malattie invalidanti e degenerative. I due atleti tramite la corsa vogliono riprendere il controllo del proprio corpo, una sfida alla malattia per dimostrare che la passione è più forte dei sintomi.

Silvia oggi 58 enne scopre di avere la sclerosi multipla a 30 anni, la diagnosi della malattia è un duro colpo, ma Silvia trasforma la rabbia per questa sentenza ingiusta in voglia di mettersi in movimento, di non lasciarsi sopraffare dai sintomi. In quasi 30 anni ha portato a termine diverse maratone importanti nazionali e internazionali, può vantare nelle sue esperienze la traversata del deserto libico e il cammino di Santiago.
La malattia, però, progredisce e ora Silvia sa che non potrà partire insieme agli altri atleti, per poter concludere una mezza maratona ha bisogno di circa 6 ore e così domenica Silvia è partita alle 6,30  del mattino e alle 12,30 ha terminato la sua prova. Quella di Silvia non è solo una sfida caparbia, ma è un modo di non far prendere il sopravvento alle difficoltà psicologiche, ogni corsa è una rinascita, un modo per sentirsi vivi e non cadere nel buio della malattia.

Il video grazie ad Astrid Gagliardi



Stefano ha avuto la diagnosi del morbo di Parkinson nel 2017, dopo lo scoraggiamento iniziale, Stefano decide di non lasciarsi abbattere e si affida al Dottor Schivardi, a un'equipe di neurologi e alla Fitri e con loro inizia ad allenarsi per partecipare a delle gare di triathlon . L'allenamento è la sua prima cura, aumenta il benessere psicofisico, rallenta il deficit motorio e il decorso degenerativo.
Anche per lui la partecipazione è un modo per non darla vinta alla malattia e per dimostrare anche agli altri ammalati che la diagnosi non significa fine della vita, che si può reagire.
Nel suo blog potete conoscere meglio questo sportivo combattivo e trarre un esempio positivo della sua forza di vivere : parkinsontriathlon.blog

Due esempi positivi di forza psicologica,il running è anche questo.





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