mercoledì 31 gennaio 2018

Movimento ed evoluzione: la corsa ieri e oggi di Fulvio Massa

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Di Fulvio Massa:

Movimento ed evoluzione: la corsa ieri e oggi

Nel corso della sua evoluzione, l'uomo ha sviluppato una serie di abilità fisiche e mentali che gli hanno permesso di migliorare la propria posizione sociale tra le specie animali, fino al raggiungimento dello stato attuale e in questo processo evolutivo la marcia e la corsa di resistenza hanno rappresentato un forte stimolo, capace di plasmare l'anatomia e la fisiologia umana. 

Sono numerosi e altamente attendibili gli studi antropologici che affermano che il momento in cui l'essere umano ha iniziato a muoversi per lunghe distanze, in modo più efficiente rispetto alle altre specie, ha coinciso con una serie di modificazioni strutturali che gli hanno consentito una rapida ed efficace evoluzione, tanto da iniziare il suo percorso verso la dominazione dei propri concorrenti.

Dagli studi pubblicati nel 2004 sulla rivista Nature, effettuati dal biologo Dennis Bramble dell'Università dello Utah e dall'antropologo dell'Università di Harvard, Daniel Lieberman, sembra che l'anatomia umana abbia avuto un deciso sviluppo circa 2 milioni di anni fa, subendo uno stimolo di attivazione indotto proprio dalla corsa di durata che si dimostrava essere un mezzo molto efficace in funzione della sopravvivenza. In precedenza la marcia costituiva il mezzo di locomozione tradizionale e consentiva degli spostamenti anche di lunga durata ma di bassa velocità; in seguito al periodo dell'Australopithecus, gli antenati dell'uomo iniziarono una fase di modificazione che gradualmente li portò ad aumentare la componente carnivora dell'alimentazione e di conseguenza vennero a crearsi una serie di cambiamenti sia di tipo comportamentale che anatomico. I vegetali mediamente costituiscono un cibo a bassa componente calorica e di conseguenza, per soddisfare le esigenze alimentari, un erbivoro che viveva nella savana era costretto a mangiare un grande volume di cibo con un alto dispendio di tempo in rapporto alla durata della giornata; inoltre i vegetali presentano un alta percentuale di fibre ed elevata presenza di cellulosa e per questi motivi l'intestino di un ominide erbivoro era decisamente più voluminoso rispetto a quello attuale.

L'alimentazione carnivora, per contro, a parità di volume introdotto, era decisamente più calorica e completa e la sua digestione non necessitava di lunghi transiti intestinali ma era decisamente più complessa dal punto di vista dell'approvvigionamento del cibo poiché gli animali hanno la possibilità di fuggire alla caccia e difendersi dalle aggressioni. Dalle ricerche archeologiche è emerso che i primi utensili realizzati in funzione del miglioramento della tecnica di caccia, come lance, spade, frecce, risalgono al Paleolitico Superiore quindi a circa 40.000 anni fa e di conseguenza, nel lungo periodo di tempo che è intercorso prima di questa Era, probabilmente l'introduzione della corsa ha rappresentato il mezzo attraverso cui procurarsi il cibo, attraverso la caccia. L'essere umano non è mai stato dotato delle doti di velocista e di conseguenza non poteva competere nello sprint con la maggior parte degli animali da preda di quei periodi e per questo motivo si presume che mettesse in atto una corsa di durata e di tattica con lo scopo di sfiancare la vittima prescelta e poi aggredirla con le armi di cui allora poteva disporre, come pietre e bastoni. Non era quindi la velocità massima ad essere l'arma vincente ma la velocità media che esprimeva l'ominide nel corso di un inseguimento di un animale, che era dotato di una velocità assoluta più elevata, ma che era anche costretto a numerose soste per per recuperare l'affaticamento dovuto ai continui sprint effettuati. Le modificazioni anatomiche che ha subito l'essere umano sono state molte, basti pensare all'aspetto che presentava milioni di anni fa che aveva le caratteristiche simili a quelle di molti primati tuttora esistenti e si è trasformato in quello dell'unico essere vivente bipede che marcia e corre in stazione eretta verticale. In sintesi la necessità e la opportunità di correre hanno portato verso la modificazione di numerosi parametri anatomici e scheletrici che sono disposti e strutturati proprio in funzione della corsa. E' da considerare che la stazione bipodale eretta necessita di un equilibrio molto sviluppato e l'intero sistema deve essere dotato di una elevata stabilità. Prendiamo ora in rapido esame una serie di caratteristiche antropometriche e fisiologiche che si sono sviluppate nel corso della evoluzione e che sono strettamente correlabili con la predisposizione alla corsa.

·     Il cranio: è ben posizionato sulla sommità della colonna vertebrale e con un baricentro che determina delle linee di forza che non necessitano di inutili dispendi di energia.
·     Il torace è diviso nettamente dalla testa attraverso il collo e questa indipendenza consente piena libertà nei movimenti di rotazione
·     Le braccia sono meno muscolose e potenti in quanto non sono deputate ad attività di forza come la locomozione e l'arrampicata e attraverso l'articolazione della spalla sono dotate di ampio arco di movimento. Gli avambracci sono brevi e grazie alla articolazione del gomito avvantaggiano 
l'oscillazione degli arti superiori che è necessaria a bilanciare la falcata della corsa degli arti inferiori.
·    La colonna vertebrale presenta delle curve fisiologiche sul piano sagittale idonee a contrastare ottimamente la forza di gravità. Le dimensioni dei corpi vertebrali aumentano proporzionalmente in base alla posizione garantendo la capacità di sopportare le sollecitazioni dovute agli impatti. E' dotata di legamenti longitudinali anteriori e posteriori che esercitano un ruolo primario nella stabilizzazione delle vertebre.
·   Il muscolo Grande Gluteo è una struttura molto significativa in quanto la sua funzione è poco rilevante nei confronti della marcia semplice mentre esprime tutta la sua potenzialità nella marcia in salita e nella corsa.
·   La lunghezza degli arti inferiori è tale da rendere particolarmente efficace il gesto della corsa in quanto consente una maggiore ampiezza del passo durante la falcata.
·   La notevole superficie corporea totale, unita ad una scarsa presenza della pelosità facilita la traspirazione cutanea favorendo il processo di dissipazione del calore e ottimizzando la termoregolazione

Le info: www.massafisio.it


La pagina FB: Il Centro della Corsa











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