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Non focalizzatevi sull'immagine di copertina. Le parole e il contenuto sono l'obiettivo di questi spazi
Di Fulvio Massa:
Movimento
ed evoluzione: la corsa ieri e oggi
Nel corso della sua evoluzione, l'uomo ha sviluppato una serie
di abilità fisiche e mentali che gli hanno permesso di migliorare la propria posizione
sociale tra le specie animali, fino al raggiungimento dello stato attuale e in
questo processo evolutivo la marcia e la corsa di resistenza hanno
rappresentato un forte stimolo, capace di plasmare l'anatomia e la fisiologia
umana.
Sono numerosi e altamente attendibili gli studi antropologici che affermano che il momento in cui l'essere umano ha iniziato a muoversi per lunghe distanze, in modo più efficiente rispetto alle altre specie, ha coinciso con una serie di modificazioni strutturali che gli hanno consentito una rapida ed efficace evoluzione, tanto da iniziare il suo percorso verso la dominazione dei propri concorrenti.
Sono numerosi e altamente attendibili gli studi antropologici che affermano che il momento in cui l'essere umano ha iniziato a muoversi per lunghe distanze, in modo più efficiente rispetto alle altre specie, ha coinciso con una serie di modificazioni strutturali che gli hanno consentito una rapida ed efficace evoluzione, tanto da iniziare il suo percorso verso la dominazione dei propri concorrenti.
Dagli studi pubblicati nel 2004 sulla rivista Nature, effettuati dal biologo
Dennis Bramble dell'Università dello Utah e dall'antropologo dell'Università di
Harvard, Daniel Lieberman, sembra che l'anatomia umana abbia avuto un deciso sviluppo circa
2 milioni di anni fa, subendo uno stimolo di attivazione indotto proprio dalla
corsa di durata che si dimostrava essere un mezzo molto efficace in funzione
della sopravvivenza. In precedenza la marcia costituiva il mezzo di locomozione
tradizionale e consentiva degli spostamenti anche di lunga durata ma di bassa
velocità; in seguito al periodo dell'Australopithecus, gli antenati dell'uomo
iniziarono una fase di modificazione che gradualmente li portò ad aumentare la
componente carnivora dell'alimentazione e di conseguenza vennero a crearsi una
serie di cambiamenti sia di tipo comportamentale che anatomico. I vegetali
mediamente costituiscono un cibo a bassa componente calorica e di conseguenza,
per soddisfare le esigenze alimentari, un erbivoro che viveva nella savana era
costretto a mangiare un grande volume di cibo con un alto dispendio di tempo in
rapporto alla durata della giornata; inoltre i vegetali presentano un alta
percentuale di fibre ed elevata presenza di cellulosa e per questi motivi
l'intestino di un ominide erbivoro era decisamente più voluminoso rispetto a
quello attuale.
L'alimentazione
carnivora, per contro, a parità di volume introdotto, era decisamente più
calorica e completa e la sua digestione non necessitava di lunghi transiti
intestinali ma era decisamente più complessa dal punto di vista
dell'approvvigionamento del cibo poiché gli animali hanno la possibilità di fuggire
alla caccia e difendersi dalle aggressioni. Dalle ricerche archeologiche è
emerso che i primi utensili realizzati in funzione del miglioramento della
tecnica di caccia, come lance, spade, frecce, risalgono al Paleolitico
Superiore quindi a circa 40.000 anni fa e di conseguenza, nel lungo periodo di
tempo che è intercorso prima di questa Era, probabilmente l'introduzione della
corsa ha rappresentato il mezzo attraverso cui procurarsi il cibo, attraverso
la caccia. L'essere umano non è mai stato dotato delle doti di velocista e di
conseguenza non poteva competere nello sprint con la maggior parte degli
animali da preda di quei periodi e per questo motivo si presume che mettesse in
atto una corsa di durata e di tattica con lo scopo di sfiancare la vittima
prescelta e poi aggredirla con le armi di cui allora poteva disporre, come
pietre e bastoni. Non era quindi la velocità massima ad essere l'arma vincente
ma la velocità media che esprimeva l'ominide nel corso di un inseguimento di un
animale, che era dotato di una velocità assoluta più elevata, ma che era anche
costretto a numerose soste per per recuperare l'affaticamento dovuto ai
continui sprint effettuati. Le modificazioni anatomiche che ha subito l'essere
umano sono state molte, basti pensare all'aspetto che presentava milioni di
anni fa che aveva le caratteristiche simili a quelle di molti primati tuttora
esistenti e si è trasformato in quello dell'unico essere vivente bipede che
marcia e corre in stazione eretta verticale. In sintesi la necessità e la
opportunità di correre hanno portato verso la modificazione di numerosi
parametri anatomici e scheletrici che sono disposti e strutturati proprio in
funzione della corsa. E' da considerare che la stazione bipodale eretta
necessita di un equilibrio molto sviluppato e l'intero sistema deve essere
dotato di una elevata stabilità. Prendiamo ora in rapido esame una serie di
caratteristiche antropometriche e fisiologiche che si sono sviluppate nel corso
della evoluzione e che sono strettamente correlabili con la predisposizione
alla corsa.
· Il
cranio: è ben posizionato sulla sommità della colonna vertebrale e con un
baricentro che determina delle linee di forza che non necessitano di inutili
dispendi di energia.
· Il
torace è diviso nettamente dalla testa attraverso il collo e questa
indipendenza consente piena libertà nei movimenti di rotazione
· Le
braccia sono meno muscolose e potenti in quanto non sono deputate ad attività
di forza come la locomozione e l'arrampicata e attraverso l'articolazione della
spalla sono dotate di ampio arco di movimento. Gli avambracci sono brevi e
grazie alla articolazione del gomito avvantaggiano
l'oscillazione degli arti superiori che è necessaria a bilanciare la falcata della corsa degli arti inferiori.
l'oscillazione degli arti superiori che è necessaria a bilanciare la falcata della corsa degli arti inferiori.
· La
colonna vertebrale presenta delle curve fisiologiche sul piano sagittale idonee
a contrastare ottimamente la forza di gravità. Le dimensioni dei corpi
vertebrali aumentano proporzionalmente in base alla posizione garantendo la
capacità di sopportare le sollecitazioni dovute agli impatti. E' dotata di
legamenti longitudinali anteriori e posteriori che esercitano un ruolo primario
nella stabilizzazione delle vertebre.
· Il
muscolo Grande Gluteo è una struttura molto significativa in quanto la sua
funzione è poco rilevante nei confronti della marcia semplice mentre esprime
tutta la sua potenzialità nella marcia in salita e nella corsa.
· La
lunghezza degli arti inferiori è tale da rendere particolarmente efficace il
gesto della corsa in quanto consente una maggiore ampiezza del passo durante la
falcata.
· La
notevole superficie corporea totale, unita ad una scarsa presenza della
pelosità facilita la traspirazione cutanea favorendo il processo di
dissipazione del calore e ottimizzando la termoregolazione
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