Racconto scritto nel dicembre 2013 e rimasto chiuso in un cassetto, ma oggi per il compleanno di Leo:
Mio padre è
sulla poltrona che legge l’ultimo libro dell’ormai ottuagenario Massimo
Gramellini, vicino al camino che crepita in questa terra lontana.
Sì perché da quando è arrivata la sua liquidazione da poliziotto, anzi Poliziotto come solito lui scrivere le maiuscole e minuscole a seconda del valore delle parole e non della regola grammaticale, il sogno di creare un’opportunità lavorativa eco sostenibile nel centro della Sardegna, la Barbagia, ha preso forma e colore, il colore verde pastello dell’ambiente e della speranza, quella che con questa attività cerco con tutte le mie forze di rendere viva e concreta sfruttando le Bio masse che spero prima o poi diventino la nuova frontiera dell’approvvigionamento energetico.
Sì perché da quando è arrivata la sua liquidazione da poliziotto, anzi Poliziotto come solito lui scrivere le maiuscole e minuscole a seconda del valore delle parole e non della regola grammaticale, il sogno di creare un’opportunità lavorativa eco sostenibile nel centro della Sardegna, la Barbagia, ha preso forma e colore, il colore verde pastello dell’ambiente e della speranza, quella che con questa attività cerco con tutte le mie forze di rendere viva e concreta sfruttando le Bio masse che spero prima o poi diventino la nuova frontiera dell’approvvigionamento energetico.
Ah, il mio nome:
Leonardo, Nenardu per i miei collaboratori e Amici dell’Isola, Leo per il resto
del mondo, ho 37 anni e la storia che voglio raccontare è quella di me bambino,
all’età di 5 anni, nel 2013, quando mio padre aveva la mia età, di oggi. Un
tipo strano lui, più a suo agio con la parola scritta che con la chiacchiera,
ma non per questo meno presente. Quell’anno poi è stato forse il più denso di
insegnamenti e conoscenze per fattori molteplici. Dallo sconquasso economico e
politico, alle tragedie dei piccoli a quelle colossali ed è così che a distanza
di 32 anni, mi ritrovo a ricordare il 2013 come se fosse quello appena passato
e non quello vissuto da un bambino di 5 anni figlio di un Poliziotto e di un’Agronoma,
entrambi accomunati dall’entusiasmo nel trasmettermi le Emozioni che gli
avvenimenti dell’epoca aleggiavano in casa, filtrando nel setaccio delle
generazioni quello che la mia mente poteva secondo loro elaborare e le parole,
nella nostra grande casa sulle colline del Monferrato, hanno sempre avuto un
ruolo determinante. Democrazia! Quante volte avrò dovuto ripetere D E M O C R A
Z I A e il suo significato, visto che il suono non è così facile come sembri ad
un adulto. “Mi raccomando Leo, rigorosamente maiuscola, sempre, qualsiasi cosa
succeda”! Mi ripeteva e cosa poteva mai capitare se l’avessi detta minuscola e
come avrei potuto farlo? E così le nostre vite scorrevano, tra viaggi pindarici
e reali con i racconti della sua vita lavorativa intrisi di realtà ed
invenzione, almeno credo. Gli spericolati inseguimenti in macchina e a piedi
per arrestare il ladro del momento, sempre italiano e sempre caduto nella
trappola sua e del suo collega che avevano intuito prima le mosse e il finale
che più mi entusiasmava quella della descrizione delle chiavi delle porte del
carcere, enormi, sempre più grandi ad ogni racconto. La morale custodita nelle ultime parole. “Vedi Leo la
gratificazione maggiore non è mettere le manette al “cattivo”, ma che prima del
commiato mi ringrazi per l’Umanità che ho mostrato nei suoi confronti”. Quanti
anni sono passati prima che riuscissi a capire cosa volesse dire. Certi
discorsi, non lo capiva, ma erano fuori dalla mia portata, sorridevo, senza
enfasi, se ne accorgeva e mi passava la sua mano fra i capelli come smuovere i
pensieri che impercettibilmente, come un fumetto, galleggiavano su di me. Ma quell’anno è stato terribile e
ad ogni occasione lo sdegno era sempre lo stesso e sembrava non stancarsi mai
nel ripetere che in un paese civile certi fatti non devono accadere. Lampedusa
un’isola italiana più vicina all’Africa che al continente europeo ha visto
affondare una nave con centinaia di persone a bordo. Morti. Tanti. Troppi. Una
fabbrica lager cinese in Toscana prende fuoco e. Morti. 7. Che nessuno reclama
perché non sono di nessuno. Alluvione in Sardegna, un disastro. Morti. 18. No,
mi dico a 5 anni, non è un paese civile quello che abbandona al suo destino
terre e persone, ma non so bene cosa voglia dire, so solo che mio padre lo dice
in un momento di sconforto abbracciando la mamma chiedendosi quali altri orrori
dovremo assistere e dovrò assistere io. Lui non lo sa ma io sento e per diversi
anni rimarrò con l’ansia della sigla, immutata nel tempo, del telegiornale.
L’anno si
concludeva senza squilli con la confusione che regnava nella mia mente di
bambino, con la febbricitante attesa del Natale e da lì a poco del mio
compleanno. Ecco. Ahmed e Nicolae erano due miei compagni di scuola che nulla
avevano di diverso da Sergio, Davide, Giovanni; perché invece i miei avevano un
occhio di riguardo per loro? Perché proprio loro non dovevano mancare alla mia
prossima festa di compleanno? Ahmed un po’ più scuro e Nicolae chiaro,
biancobianco dicevo io, ma nessuna differenza ai miei occhi, Amici loro come
gli altri! E ancora non capivo, mio padre e mia madre che tanta attenzione
avevano nel non generare in me dei pregiudizi, spesso si chiedevano chi avrebbe
fermato gli africani degli altipiani. Li sentivo ripetere in ogni occasione che
erano curiosi di sapere dopo svedesi e finnici degli anni settanta, chi avrebbe
scalzato dal trono mondiale del fondo e mezzo fondo prolungato gli uomini della
Rift Valley. Perché improvvisamente i miei erano così attenti a voler fermare
gli immigrati e poi, questi uomini degli altipiani, erano pericolosi? Era
troppo non potevo capire, la foschia si impadroniva dei miei pensieri, ma mi
sentivo comunque protetto, dal loro affetto e ancor di più da quei discorsi da
adulti rivolti a me, un bimbo, che con le difficoltà proprie dell’età, cerca di
aggrapparsi ad ogni novità per uscire dal guscio.
Ora a 37 anni
compiuti la nebbia si è diradata e sono pronto, a modo mio, per essere padre
anch’io, con il bagaglio di un padre Poliziotto multiculturale, Multiculturale.
Mi piace l'idea narrativa di proiettare nel futuro il bambino di oggi e l'uomo di ieri...
RispondiEliminaA Leo i migliori auguri: "bambini fate le cose difficili" (Rodari)
Grazie Chicca e questa frase di Rodari me la segno sulla mia agendina
EliminaDavvero un bell'esercizio letterario, per me poi l'originalità appaga sempre. Mi sono anche sorpreso a chiedermi quali avventure tu abbia raccontato a Leo, magari qualcuna con un frasario non proprio da "USA Policeman"... Tantissimi auguri a Leo!
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