Domenica 29 giugno, Klagenfurt (Austria)
mi trovo qui per raggiungere uno degli obiettivi sportivi che mi ero prefissato
nel 2010 per festeggiare i 50 anni: il 5°ironman a cui sarebbero seguiti la 50^
maratona e il tentativo di scendere ancora una volta sotto le 3 ore. Tutto però
era miseramente fallito per una rovinosa caduta in bici a Bardolino a poche
settimane dal via dell’IM, quando sotto la pioggia un demente mi aveva fatto
cadere procurandomi la frattura dell’acetabolo.
Ho trascorso un inverno/primavera non
esaltanti dal punto di vista fisico, qualche disturbo e acciacchi vari
collegati ai tanti anni di onorata militanza insieme all’ansia di riprovare
dopo 9 anni questa dura prova mi condizionano gli allenamenti, anche se la
partecipazione al 70.3 di Rimini a maggio mi ha un pò rassicurato.
Alle 7 sono allo start sulla spiaggia
del lago con Amedeo e altri 3000 concorrenti circa; la giornata, per fortuna, è
serena, danno acqua per la sera e tutto fa pensare a una bella e gioiosa festa
di sport. Un good luck a chi ti è vicino e si parte!
Gli occhialini son un po’ appannati,
peccato per il sole negli occhi dopo la boa di ritorno, sbaglio la traettoria e
il giudice sulla canoa mi urla di spostarmi al centro, finalmente mi inserisco
nel famoso canale e nuoto per gli ultimi 800m tra gli incitamenti e il sostegno
del pubblico ai lati sui prati. Che bella sensazione e che emozione con la
gente così vicino:ero convinto di trovarmi in una tonnara e invece siamo tutti
disciplinati in fila indiana. Poco più di 1h e 20min e son già nel tendone a
cambiarmi insieme agli altri: chi si mette body ultimo modello,chi si mangia
barrette, chi si spalma crema solare protettiva, chi si porta gilet anti
pioggia (secondo me inutile viste le previsioni). Io opto per il collaudato
completo Frecce bianche. Monto in sella e inizio la frazione per me più
impegnativa e ostica:180 km (182 per la precisione). Per 30 km siam sul lungo
lago, qualche furbetto cerca la scia ma i giudici in moto con sguardo truce e
cartellino in mano scoraggiano gli scorretti. Tra un po’ comincerà la prima
salita e mi conviene sgranocchiare qualcosa di solido; bene, sto andando ai
35kmh, fin troppo veloce per i miei standard, meglio rallentare e godermi la
vista del paesaggio. Che quiete, che tranquillità e quanto tifo nei paesini che
attraversiamo ma anche…che nuvole scure in cima dove ci stiam dirigendo.Ma non
avevano previsto acqua per la serata? Dopo pochi km il primo violento e breve
scroscio d’acqua ci da il benvenuto in Carinzia!L'acqua copiosa che mi oscura
gli occhiali dà il via ai flash back del mio film.
Agosto 2010, ho compiuto 40 anni, dopo
molte corse podistiche, qualche duathlon e triathlon anche
su distanza lunga
penso di essere pronto per un Ironman. La scelta è caduta su Zurigo anche
perché sarò ospite di Claudio ed Enrica sul loro camper. Fa freddo e non smette
mai di piovere, alla partenza per scaldarci quasi tutti oriniamo nella muta
(scusate il particolare, ma rende)
Il tragicomico è però che quando esco
dall’acqua e cerco la mia borsa con il cambio per partire in bici la trovo già
aperta.Qualcuno si era confuso e così e mi trovo con l’abbigliamento già
zuppo.Pazienza, si parte lo stesso. Non sapevo cosa mi sarebbe capitato da lì a
pochi km:una foratura all’inizio della discesa! Provo con la bomboletta a
gonfiare ma è più la schiuma che mi rimane in mano che quella che va nella
camera d’aria.
Per fortuna, dopo qualche pericolosa
sbandata, incontro sulla strada un paisà che ha una camera d’aria e mi aiuta a
cambiarla. Cambiare per me è sempre stato un problema, o meglio, se son a casa
tranquillo, riposato con birra e musica in sottofondo ci riesco ma provate voi
sotto il diluvio e le mani intirizzite o al sole tropicale,come mi è capitato
all’IM di Nizza! Oltretutto non è permesso l’aiuto esterno e quando mi son
incappato in queste 2 circostanze su 4 IM disputati (!) la preoccupazione era
di non farsi beccare dai giudci e venire squalificati. Oggi no, non deve
succedere...e infatti smette di piovere, mi riprendo e anzi aumento il
ritmo.Ecco la salita più tosta, breve ma violenta; per fortuna c’è il tifo, la
musica a palla, uno speaker che ti incoraggia e gli incitamenti multi lingue
con tante scritte sull’asfalto. Niente però in confronto alla famosa salita
Solar di Roth; mi vengono i brividi ancora oggi.Te la trovi all’improvviso,
continua in rettilineo con la gente urlante che ti è talmente vicino che rischi
di cadere: ero talmente in trance che non avevo tolto il rapportono e mi
sembrava di faticare come sullo Stelvio.Che bella esperienza quella di Roth,
con il mitico pulmimo Frecce bianche insieme a Ivano, Claudio, Ennio e Paola.
Oltre al mio personale di poco oltre le 11 ore mi ricordo una bella maratona
finale dove avevo superato un'infinità di atleti. Vabbè, ora però
concentriamoci sulla discesa che ci porta alla fine del primi 90 km e cerchiamo
di rilassarci….ma no, altro scroscio d’acqua: in discesa ho paura, per lasciar
passare due fenomeni mi sposto di traettoria e sbando pericolosamente! cerco di
frenare il minimo, prendo velocità (vedo sul computerino 61km!) e spero non mi
spunti un gatto o trovarmi qualcuno per terra. Ogni tanto sento qualche sirena
di ambulanza, allora per farmi forza mi dico: oggi è il mio onomastico, S.Paolo
è caduto sulla via di Damasco ma io ho già dato a Bardolino! Nel secondo giro
mi ritrovo anche folate di vento laterale e gli scrosci si fan più frequenti e
mi superano nell'ordine una sederona cilena, una bella gnocca americana e un
paio di panzer con bici che costano (a stima) come la mia Punto...li salterò
alla grande in salita che loro affrontano a zig zag per ridurre la pendenza.
Passo vicino ad un boschetto e mi
ritorna in mente la gara di Francoforte quando sembrava impossibile riuscire a
trovare tanto verde a pochi km dai grattacieli della city; iniziano però a
farmi male il piede vicino alla tacchetta e la schiena, ormai diventata gobba
ma, per fortuna son quasi arrivato. Il
percorso non era poi così veloce come dicevano, nella corsa spero di recuperare
e poi è quasi fatta.
Lassù qualcuno che fa il tifo per me mi
avrà raccomandato al Principale: non ho forato, non son caduto e sta uscendo
pure il sole.
Si, però sto sole comincia a picchiare
un po’ troppo e l’umidità dà fastidio, certo non ai livelli dell’IM di Nizza
quando dovevamo affrontare 4 giri da 10km sulla Promenade des anglais. Ricordo
ancora il ciabattare su quell'asfalto tra l’appicicaticcio dei gel gettati
vicino ai ristori e il profumo di pizza e fritture che saliva dalla
spiaggia:quanti ne ho visti vomitare, fermarsi e poi ritirarsi.
Oggi son un po’ imballato ma la condotta
di gara sarà sempre la stessa:correre da un posto ristoro all’altro per 5
km,bere coca, acqua, succhiare arance e ripartire.
Vista la giornata han aumentato le soste
e allora la tentazione di fermarmi con più frequenza aumenta.
Incrocio e incito Ame e Nicola ben in
spinta quasi alla fine della loro fatica, all’uscita di Klag al 10° km mi
avvicino ad Enrico (che insieme all’amico Marco si eran preparati con scrupolo
a questa gara) lo incito a seguirmi ma è in crisi (saprò poi che si son
ritirati entrambi).Ora le gambe girano anche perché son all’ombra del parco.
Ecco che sento in lontananza la musica e il famoso tormentone: "You are an
ironman"…peccato che è per gli altri, devo ancora fare più di 20Km!Un mix
di stanchezza, rilassatezza mentale mi pervade, inizio a camminare già prima
del ristoro.Hop,Hop mi gridano..ma non ce n'è più,non ho più voglia di
soffrire. Un bimbo che avrà avuto 5/6 anni con maglietta dello staff che gli
arriva alle ginocchia mi guarda con tenerezza e mi porge con orgoglio un
bicchierino d'acqua urlandomi Go,Go,GO!.riprendo a correre solo per lui ma,
girata la curva ricomincio a camminare. Ormai è un alternare sempre più
frequente di corsa e camminata.Sorpasso tanti fenomeni in bici che sembravano
dovessero spaccare il mondo e ora son lì fermi come pali della luce e lo
sguardo perso nel vuoto. Risento ancora una volta il tormentone dello speaker e
la sfilza di nomi di chi sta finendo.Finalmente fa più fresco ripasso dal centro
di Klag e mi mancano solo 3 km. Riacquisto energia, riprendo a correre e supero
un lunga fila."SSSSuper" mi dice un signore, stavolta la freccia del
cartello indica arrivo, non 2°giro! Faccio giusto in tempo a prendere una
storta non vedendo uno scalino, quasi a scontare il fio per essere stato questa
volta risparmiato da inconvenienti e incidenti e arrivo nel rettilineo finale
sulla famosa moquette griffta IM azzurra.
Mi volto non ho nessuno dietro,
intravedo lo speaker, sposto il pettorale per fargli leggere il nome…Dai cosa
aspetti a dirlo cribbio, forza…..Paolo, you are an I-RON-MAN!, finalmente
glielo sento pronunciare, gli dò il 5 e vorrei dirgli che per me è inteso come
5° e ultimo ma penso anche a chi sta arrivando dopo e anche lui si merita l’ovazione.
Riesco a fare il saltello e toccare il display col tempo. Il tempo, già ma
chissenefrega del tempo (quasi 2 ore oltre il mio record).la miss mi mette al
collo la medaglia di finisher e mi sorride "congratulations":missione
compiuta!
In conclusione:ci
sarebbe tanto ancora da dire su questa gara, sulle altre 4, sull’evoluzione di
questo sport, sul lato commerciale, spettacolare, retorico e patinato di tutto
il prodotto.Penso di essere abbastanza smaliziato per capire quanto c'è di
costruito e di genuino, dopo tanti anni di gare.
Una cosa è certa comunque: stare in
azione per 11 e più ore (parlo per me) richiede un notevole sforzo, forse più
mentale che fisico e qui esce la vera mentalità e la filosofia dell’uomo
d’acciaio:non arrendersi mai se le cose vanno male, provarci sempre perchè le
crisi vanno e vengono per tutti. Ognuno è in lotta con sè stesso, ci si deve
mettere in gioco e crederci sempre.Non occorre avere un fisico palestrato, una
bici da 7mila euro e seguire tabelle stacanoviste: si può essere magri, avere
una bottecchia da 300mila lire e magari fare anche qualche notturna di 6 km
qualche giorno prima.
Quando son tornato a riprendere la bici
sotto il diluvio (a proposito il meteo poi aveva previsto l’ora della pioggia)
vedevo arrivare al buio altri concorrenti e i soliti giapponesini onnipresenti,
alcuni pimpanti, altri barcollando.Chissà quante crisi o inconvenienti avranno
avuto e quanti problemi, storie personali avranno affrontato per essere
lì.Anche per loro da lì a poco sarebbe stata scandita la famosa frase, ma prima
dentro di me mi auguravo che anche loro avessero visto quel bimbo con la
maglietta alle ginocchia e il suo bicchierino,lontano dai riflettori, dai
fotografi e sentire il suo GO,GO,GO!
Paolo Zucca
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