giovedì 26 ottobre 2023

Tam Tam: quando lo sport supera se stesso.

Tam Tam: quando lo sport supera se stesso.

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Quando lo sport contribuisce ad eliminare un’ingiustizia, merita un applauso e quella storia va raccontata.

Senza poterselo immaginare quando si è costituita, la squadra di basket Tam Tam Basketball ha cambiato la vita di molti e molte giovani. Ma andiamo per gradi.


La società sportiva nasce nel 2016 da un’idea di alcuni ex giocatori/trici professionisti di basket che, abbracciando la filosofia statunitense del “Giving Back”, decidono di creare una squadra di basket per adolescenti nella difficile zona di Castel Volturno, in provincia di Caserta. L’intenzione è di restituire ai figli di una comunità, che si destreggia tra mille difficoltà, quello che il basket ha dato alle vite di questi ex atleti: gioia, speranza, sogni, amicizie, stimoli e adrenalina.





Rispondono alla chiamata ragazzi con cittadinanza italiana e non. Sono i giovani che appartengono alla comunità nigeriana, però, che si appassionano più degli altri e, tra mille difficoltà, trovano il modo di raggiungere il campo da basket per allenarsi. L’impresa non è semplice perché questi giovani abitano lontano. Gli altri abbandonano.


Allenamento dopo allenamento, i ragazzi e gli allenatori imparano a conoscersi ma ci vuole un po’ di tempo prima di capirsi, perché non è tutto facile. Quel legame di fiducia però si instaura, anche con le famiglie degli atleti. I genitori non devono preoccuparsi per i propri figli quando sono al lavoro. La squadra cresce. La voglia di scendere in campo e giocare il campionato è emozionante. L’adrenalina sale e il desiderio di misurarsi con altre squadre è emozionante.





E’ con questo entusiasmo che il “coach” Massimo Antonelli va a iscrivere la squadra al campionato della Federazione Italiana Pallacanestro (FIP). I ragazzi coroneranno il loro sogno a breve. Una storia di integrazione andata a lieto fine.

Ma la storia è andata diversamente, il lieto fine arriverà, ma dovrà ancora attendere. Per il momento ai ragazzi il coach potrà solo comunicare una delusione: non potranno giocare il campionato. Le regole della Federazione infatti sanciscono che solo due giocatori con passaporto non italiano possano essere iscritti in una squadra di basket italiana. Una doccia fredda. A Tam Tam solo gli allenatori hanno il passaporto italiano!


Non c’è niente di più ingiusto di vietare a delle persone, figuriamoci a dei giovani che hanno la vita davanti, di fare le stesse cose che fanno tutti gli altri. L’ingiustizia sembra più crudele e sciocca quando si impedisce a dei ragazzi di fare sport agonistico perché non hanno il passaporto italiano, quel documento perfido che decide della tua inclusione o emarginazione.


A Tam Tam non resta che fare quello che sa fare, giocare la partita della storia, che non sarà in un palazzetto dello sport ma direttamente nel Parlamento italiano. La frustrazione generata dal diniego della FIP di affiliare questa squadra, perché i giovani giocatori non hanno il brand made in Italy, seppure siano nati e cresciuti in Italia, viene messa da parte e lascia lo spazio ad un’intelligente battaglia per i diritti che parte da una campagna divulgativa sui social.

Questa ingiustizia diviene pubblica, non può essere giustificata in alcun modo. Il tam tam scatenato rimbalza, fa notizia e finalmente attira l’attenzione di chi ha il potere di fare le leggi e il dovere di farle giuste.

Così, di questa ingiustizia si accorge anche il Parlamento e nel 2017 vota la legge c.d. “Salva Tam Tam Basketball” che riconosce il diritto a tutti i minori, indipendentemente dal loro passaporto e dalla loro regolarità o meno sul territorio italiano, purché “siano iscritti da almeno un anno a una qualsiasi classe dell’ordinamento scolastico italiano” di “essere tesserati presso società o associazioni affiliate alle federazioni sportive nazionali, alle discipline sportive associate o agli enti di promozione sportiva, anche paralimpici, senza alcun aggravio rispetto a quanto previsto per i cittadini italiani”.


La partita è vinta, ma il bello di questa storia è che a beneficiarne non sono solo i ragazzi e le ragazze di Tam Tam, ma una platea amplissima di minori che, con la caduta del muro discriminatorio, adesso possono liberamente praticare sport agonístico. Pare strano che il Parlamento abbia dovuto votare una legge specifica per costituire questo diritto a favore dei minori, perché dovrebbe esulare da ogni riconoscimento ed essere, invece, considerato connaturato al “semplice” fatto di esistere. Un diritto fondamentale, dunque, su cui non dovrebbe esserci alcuna discussione.



Ma chi è Tam Tam? Giornali e televisioni ne hanno parlato perché la sua storia ha fatto storia.



Coach Massimo non si nasconde dietro un dito, sa bene che ci sono tante salite da scalare perché la realtà sociale nella quale nasce il progetto di questa squadra è molto complessa. La zona di Castel Volturno ha un alto tasso di disoccupazione, i servizi scarseggiano e la presenza di persone a grave rischio di marginalizzaione, tra cui i migranti, è elevata. Non manca però l’impegno di realtà associative che cercano di ridurre le sofferenze di questo territorio. Tam Tam fa la sua parte.




La squadra infatti ha quale missione sociale quella di favorire lo sport gratuito, quindi accessibile a tutti e a tutte, per non discriminare i/le giovani sulla base delle condizioni materiali delle famiglie. Si prefigge di generare un impatto sociale positivo, attraverso l’inclusione sociale e combattendo l’emarginazione.


I problemi da affrontare sono molti e non solo di carattere organizzativo. Tam Tam si prende infatti cura dei suoi giovani atleti e atlete sotto vari aspetti, offrendo anche supporto psicologico, perché nascere a cavallo tra diverse culture è complesso e la questione identitaria è la norma.

Gli allenatori dettano alcune regole basilari, ma necessarie per contribuire positivamente allo sviluppo della personalità di questi/e giovani. Patti chiari, amicizia lunga: agli allenamenti si viene e le partite si giocano solo se si frequenta la scuola seriamente. Per la squadra infatti la cultura è uno strumento che aiuterà ad affrontare molti dei problemi e degli ostacoli che la vita presenterà. L’istruzione diventa, pertanto, uno dei tanti canestri da centrare.


Di fatica se ne fa tanta a Tam Tam, la fanno tutti, dai dirigenti agli allenatori e ai giocatori/trici però i risultati ci sono, non solo sul campo ma anche nella vita. Essere un giocatore o una giocatrice di Tam Tam apre delle porte, soprattutto quelle del lavoro, perché l’impegno messo nello sport viene riconosciuto dal mondo esterno, che decide di premiarlo.


Tante luci e tanti riflettori si sono accesi su Tam Tam ma, quando si spengono, la squadra continua a giocare e ad affrontare le sfide che ha difronte e quelle nuove che si crea con le sue mani, come il progetto con le scuole dell’infanzia che avvicinerà i bambini e le bambine al basket.


Una storia fatta di tanti capitoli, tutti avvincenti perché è una storia fatta di molte storie che non lasciano il tempo alla noia. Coach Massimo dice che “la vita a Tam Tam non è piatta” e ha ragione.





di Carla Gagliardini









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