giovedì 30 dicembre 2021

Il "passo avanti" di Ivan. Questa mattina l'ultimo saluto a Barba Nera.

Alagna questa mattina si è divisa in due, come se si fosse alzato un muro invisibile che ha creato due ambienti a tenuta stagna.
Da un lato i vacanzieri con i loro volti sereni, spensierati, con le loro "divise" per la montagna, pronti ad affrontare una mattinata sportiva; dall'altro una marea composta, silenziosa, anche in quei piccoli gruppi di persone amiche non fuoriusciva nemmeno un filo di voce. Gli abiti più compassati, i visi meno rilassati, più contriti e riflessivi. Il solo tono di colore è stato quello delle felpe degli atleti del GSA Valsesia che hanno voluto salutare il loro compagno di squadra Ivan, indossando la divisa sociale.

Ad Alagna, nella chiesa parrocchiale, si è celebrato il funerale di Ivan Camurri, di Barba Nera, come ormai è entrato nel cuore delle persone. 35 anni vissuti intensamente, gli ultimi tre cavalcando una leucemia, il covid, la tubercolosi e per ultimo, una massa al cuore che ha messo fine alla sua vita nella notte tra Natale e Santo Stefano. Questa l'estrema sintesi, ma il coraggio, la determinazione, la lotta con ogni cellula per aggrapparsi alla vita è il suo grande lascito in chi lo ha seguito in questi anni.

Le cerimonia officiata da Don Marco è stata davvero intensa, impossibile non piangere e anche i più coriacei si sono commossi. L'omelia, ma tutta la mattinata, è stata un parallelismo tra vita, sport e religione, una lunga metafora dove le parole risuonate nella chiesa hanno avuto la forza dell'assenza di retorica, del dolore del momento, della difficoltà di comprendere la morte, ma anche del lascito di Barba Nera. "Parole vere e sincere" ha ripetuto Don Marco volendo anche rimarcare lo spirito con cui Ivan ha affrontato questi 3 anni terribili.

Il momento più commovente è stato quello del ricordo dell'amico. La voce rotta dall'emozione, lo sforzo immane per non piangere, il tentativo di leggere parole scritte che probabilmente sapeva a memoria, tante le volte che le avrà rilette nelle ore precedenti la cerimonia. Anche lui ha proposto una metafora di quelle che lasciano il segno. "Ha affrontato una gara in cui non si è preparati e non si è allenati. Non ci sono pettorali, nemmeno sfidanti, si deve solo correre e non si sa nemmeno se dopo la salita ci sia il traguardo o un nuovo pendio da attaccare ... non si nulla, ma non per questo Ivan si è arreso e a continuato a correre" ... "Ci ha insegnato che non è il traguardo a venire verso di te". L'applauso per le sue parole, per la sua emozione che era quella di tutti, sono state il naturale seguito, così come quello per i due successi interventi. 

L'uscita dalla chiesa è stata composta, silenziosa, carica di commozione con la consapevolezza che Barba Nera ha fatto sì "un passo avanti" come dicono gli Alpini, ma un passo indietro ci siamo noi che faremo tesoro del suo esempio e appena sarà nell'età della ragione, anche per il piccolo Francesco.

Questa mattina noi eravamo la moltitudine silenziosa che ha voluto abbracciare per un'ultima volta Ivan e provare a regalare ad Agnese il calore della vicinanza.


(fd)

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