mercoledì 10 novembre 2021

Infortuni in psicologia dello sport di Valentina Bassi

La psicologia dello sport si occupa anche di infortuni perché questi colpiscono la maggior parte degli atleti nel corso della loro carriera, in modo più o meno grave. 

Non si conoscono i numeri esatti degli infortuni nello sport, poiché molti degli atleti infortunati, soprattutto per quanto riguarda gli atleti amatoriali, non iniziano un percorso con uno specialista per riprendersi. Tra le figure professionali che si occupano di infortuni vi è lo psicologo che è molto importante perché questi non riguardano mai solo l’atleta, ma anche fattori biologici, psicologici e sociali.

L’infortunio sportivo è un tipo di infortunio che si verifica nel corso di attività sportiva e che determina un temporaneo o permanente impedimento alla partecipazione. Quello dell’infortunio è quindi un ambito che va dalla prevenzione al rientro in campo.

Gli infortuni sono classificati in base a:

-          Localizzazione: parti del corpo coinvolte e lato del corpo coinvolto

-          Tipologia: frattura, strappi, ecc.; se l’infortunio è da contatto; se è avvenuto in allenamento o competizione

-          eziologia: infortuni traumatici o infortuni da sovraccarico funzionale

-          gravità percepita dall’atleta secondo: criterio temporale ( gironi tra infortunio e rientro in campo e numero di infortuni ogni 100 ore di attività);  grado e natura dell’invalidità; complessità del trattamento; conseguenze a lungo termine.

 Nei precedenti articoli abbiamo parlato di preparazione mentale, questa include, tra le tante cose, la gestione del dolore dopo gli infortuni. Questo può essere fatto con ricondizionamento, desensibilizzazione e ascolto del proprio corpo mentre si ricorda l’evento che ha provocato l’infortunio.

Diversi sono i fattori predisponenti all’infortunio, uno di questi, comune a tutti gli sport è l’ansia pre-gara, ma ci sono anche carico e fatica che possono influire su questi. Il carico è l’insieme di stimoli fisici e mentali applicati all’atleta in un certo momento. Può essere misurato e diviso in carico interno ed esterno, tali misurazioni sono utili per la prevenzione degli infortuni.

La fatica invece è definita come il risultato della stanchezza fisica e mentale, spesso si manifesta con una riduzione delle prestazioni rispetto a quelle attese ed entra in gioco nel momento degli infortuni. Per ridurre il rischio di infortuni legato a questi fattori si possono fare periodiche misurazioni di carico e fatica, se questi risultassero elevati lo psicologo potrà proporre interventi mirati, a seconda delle necessità per ridurli ed aiutare nella gestione dei fattori che li provocano, soprattutto per quanto riguarda i fattori mentali. Ad esempio si potrebbe insegnare ad  atleti e allenatori come individuare i segni di carico e fatica eccessivi o aiutare l’atleta ad ascoltare maggiormente il proprio corpo. A questo fine si potrebbero usare tecniche di rilassamento focalizzate sul rilassamento muscolare come il Training Autogeno ed il rilassamento progressivo di Jacobson e migliorare la comunicazione con il coach in modo che l’atleta riesca ad esprimere i propri bisogni. Si potranno anche proporre ad atleti e squadre dei programmi per aiutare a gestire l’ansia pre-gara. Andersen e Williams individuano la risposta allo stress come principale fattore che influisce sull’infortunio. Se l’atleta è in grado di gestire lo stress il rischio si riduce, se non lo è il rischio aumenta perché questo può influire su concentrazione e gesti tecnici. Gli interventi che aiutano nella gestione dello stress possono quindi agire come fattori preventivi. Infatti spesso gli atleti, soprattutto quelli di alto livello, sottostimano il loro livello di stress e possono arrivare all’overtraining (sindrome da sovra allenamento), e di conseguenza all’infortunio.

In generale i fattori predisponenti agli infortuni si dividono in 2 grandi categorie: fattori esterni (condizioni ambientali e caratteristiche dello sport) e fattori interni (età, precedenti infortuni, stile di vita, alimentazione, stress e aspettativa).

Finora ho parlato di cosa fare per prevenire l’infortunio, ma cosa si può fare se questo è già avvenuto? Lo psicologo può lavorare sulla fase acuta e su quella post-infortunio aiutando l’atleta a superare il trauma e comprendere che lui non è invincibile. La reazione dell’atleta all’infortunio dipenderà da gravità dell’infortunio, prognosi, pressioni sociali, periodo agonistico e precedenti infortuni. Tutti questi fattori andranno presi in considerazione nella presa in carico dell’atleta poiché possono portare a reazioni diverse, dalla catastrofizzazione, alla colpevolizzazione di sé, fino alla negazione dell’infortunio, lo psicologo dovrà aiutare l’atleta ad avere una visione più realistica della sua situazione, senza valutazione troppo negative o troppo positive e senza colpevolizzarsi inutilmente.

Nella fase post infortunio è importante favorire nell’atleta l’accettazione e aiutarlo a comprendere che l’infortunio è parte della pratica sportiva e cogliere i graduali miglioramenti che lo avvicinano al rientro in campo. Spesso nel momento dell’infortunio emergono le difficoltà comunicative e relazionali, gli atleti a volte non vengono sostenuti dai compagni di squadra e allenatori in questi momenti, sperimentando un senso di solitudine o pressioni sociali da parte della società che da cui sono stipendiati che li pressa per una ripresa rapida, lo psicologo potrà intervenire quindi anche su questi aspetti relazionali favorendo empatia e comunicazione.

Dopo la fase post-infortunio si passa alla delicata fase del rientro in campo, anche in questo momento i fattori psicologici sono molto importanti, infatti la preparazione mentale è altrettanto importante di quella fisica per prevenire ricadute e nuovi infortuni. Gli aspetti più importanti da considerare sono la sicurezza rispetto alle proprie possibilità, la paura di nuovi infortuni, le aspettative e la motivazione. La sicurezza deve essere al giusto livello, se c’è troppa sicurezza si rischia di non prendere le precauzioni necessarie per prevenire le ricadute, se invece è troppo poca la paura può prendere il sopravvento, ciò potrebbe portare ad una riduzione della concentrazione, aumento dello stress e quindi costituire un fattore di rischio per nuovi infortuni.

Riassumendo quindi per la prevenzione del rischio lo psicologo può promuovere interventi per:

-          Ridurre lo stress, la tensione muscolare, migliorare la qualità del movimento, sviluppare abilità mentali, consapevolezza, chiarezza di pensiero e analisi della situazione.

-          Con l’allenatore/tecnico per prevenzione si può fare formazione sui fattori predisponenti all’infortunio e insegnare come riconoscere determinati segnali.

-          Con l’atleta si può fare formazione sui fattori psicologici legati all’infortunio, valutare questi fattori e sviluppare programmi di mental training che potranno aiutare anche ad avere un recupero più veloce in caso di infortunio.

 

Dr.ssa Valentina Bassi – Verona (VR) – psicologidellosport@gmail.com

Psicologa e Psicologa dello sport

Specializzanda in psicoterapia

Operatrice di training autogeno






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