sabato 9 ottobre 2021

9 ottobre 1963. Il disastro della diga del Vajont. La cupa emozione di vivere la frana, la diga e i fantasmi che porta con se.

AGG.TO per il 60° anniversario. Le iniziative promosse in tutta Italia. Per tutte le vittime del disastro del Vajont. 500.000.000 di metri cubi. Cinquecentomilioni! E' solo una parola che diventa scioccante quando realizzi cosa siano e cosa voglia dire che una parte di una montagna si stacchi in un unico blocco e scenda a valle. Quando cammini sopra la frana, quella frana ti rendi conto cosa sia successo quel 9 ottobre 1963 alle 22.39, quale sia la portata del disastro immane che si è abbattuto su Longarone, Erto e Casso.

A nulla servono i film, solo in parte è utile vedere, rivedere, studiare lo spettacolo di Paolini, perchè vivere per 3 ore sulla frana ed ascoltare una guida che idealmente tenendoti per mano spiega la storia, i fatti e ti indica la M, la frattura della montagna a forma di emme e tutto ciò quello che significa "Vajont", è qualcosa di scioccante come uno schiaffo ritardato, 58 anni dopo.




La M, i due km di distacco del Toc. Tutta la parte bianca è dove la montagna si è distaccata



Il GRAZIE va a Leonardo che grazie ad un suo insegnante si è appassionato a questa vicenda che certamente ha segnato la storia d'Italia per un'altra macchia sull'imprenditoria italiana, sull'arrivismo, sull'incapacità di fare un passo indietro, sull'abnormità di un disastro annunciato con la montagna che ha iniziato a borbottare da subito, nella sordità di Semenza (l'ingegnere), Dal Piaz (il geologo) e della SADE tutta (la società che ha voluto e costruito la diga). Inutile riportare ancora una volta la storia che spero tutti conosciate, dal bypass che lasciava intendere che anche la SADE sapeva che il Toc sarebbe venuto giù, dalla storia giudiziaria veloce dal punto di vista penale, lentissima per quella civile, dai 1910 morti di cui 487 bambini con meno di 15 anni e 25 quelli che non sono potuti nascere, a Longarone spazzato via dalla forza dell'aria prima che dall'acqua. 

Ecco Longarone. Nessuno ha mai nemmeno pensato ad un piano di evacuazione. Mai. Troppo distante dalla Diga. Cosa vuoi che succeda? Succede che il Toc, bagnato e infiltrato dal bacino d'acqua, cede e lo fa in un modo terribile, in un unico blocco cede nella valle ormai piena d'acqua. In un batter d'occhio l'acqua mista a fango, detriti di ogni genere si alza di 120 metri, centoventimetri, supera la diga e vola a tutta velocità verso Longarone, mentre al bar del paese in differita trasmettono Real Madrid Ranger Glasgow, mentre c'è chi dorme, chi chiacchiera, chi legge un libro, chi sta facendo qualcosa e chi niente e quel niente da lì a poco pervaderà la zona.

49 metri. 49 metri è il buco che crea la forza dell'acqua che impatta sul Piave. Pensate ad una vasca olimpica, pensatela guardando in giù ed è quello che successo a Longarone, da quella fessura fra i monti la forza dell'acqua è stata devastante e quel "buco" rilevato nei giorni successivi ne è la testimonianza. La forza dello spostamento dell'aria però, come detto, è stato l'effetto secondario, ma primario come danno collaterale del distacco del Toc.

L'invaso, il lago del Vajont ancora presente





Vedere dalla diga Longarone e Longarone da sopra la diga è qualcosa che ha un effetto emotivo dirompente per quel che è stato e per essere proprio lì, in quella terra, il Vajont che è legata indissolubilmente a questa triste, tremenda storia.
 


La diga da Longarone
Longarone laggiù dal camminamento sulla Diga


Quante battute servirebbero per raccontare la storia della diga del Vajont? E quante per le emozioni vissute in una toccata e fuga estiva per toccare con mano un luogo così martoriato e devastato dall'ingordigia dell'uomo?

A proposito. E la diga? E' lì intatta, leggermente sbeccata in cima, ma lei è rimasta lì, ferma immobile, così come doveva, così per come era stata costruita, con il suo cemento, la sua struttura innovativa capace di dimostrare al momento intero la potenza ingegneristica italiana. Un "celodurismo" anticipato, ma questa è la storia dell'uomo. L'imponenza, la magnificenza del genio di una grande struttura che ha resistito a qualcosa di inimmaginabile che si contrappone alla devastazione dei territori e alla morte di quasi 2000 persone.

Questo aspetto è ben spiegato da Paolini nel suo imperdibile spettacolo teatrale. L'uomo che guarda la diga con ammirazione, dal basso verso l'alto, dall'alto verso il basso con gli occhi estasiati per una struttura incredibile e incredibilmente efficace, dall'altra la donna che piange per la povera gente travolta.




Così rimane di una visita di 3 ore camminando sulla frana, sentendo le storie, la storia, passare sul camminamento della diga, guardare con una emozione cupa, torva laggiù Longarone che sembra così distante ed invece così vicina? Un senso di smarrimento. L'incredulità, l'emozione, il pensiero che ogni parola sia inutile, è tutto lì. Nella immagini, nel racconto della guida preparatissima, nella voglia di conoscere e sapere vivendo la storia non solo tramite i media.

Oggi, 9 ottobre 2021 sono esattamente 58 anni da quando il Toc ha detto basta e ogni anno deve essere ricordato perchè non succeda MAI più un disastro simile perchè la mentalità SADE del profitto a scapito di ogni cosa non è tramontata con il disastro del Vajont ma è presente oggi più che mai nella società moderna.

A voi due, forse tre che siete arrivati fino in fondo. Accettate il consiglio? Il prossimo anno mettete in programma una visita alla diga, alla frana del Vajont per essere testimoni oculari di quello che l'uomo è in grado di fare con il suo bieco progetto di profitto.

A Tina Merlin, alle 1910 vittime.

2 commenti:

  1. Grazie per questa tua testimonianza! Io sono arrivata a leggere fino in fondo! Anch'io mi arrabbio sempre quando si piangono vittime su disastri che si potevano evitare, a volte banalmente basterebbe non costruire (e comprare edifici) sotto ai vulcani o vicino ai torrenti... Però gli interessi economici purtroppo hanno la meglio sempre

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  2. Ennesima tragedia causata da "faccendieri" e politici arroganti nonchè privi di un minimo di coscienza che mai, in questo Paese spesso svenduto al miglior offerente, pagheranno il giusto per il dolore ed i lutti che hanno provocato e continueranno a provocare. Grazie per l'articolo e la lucida testimonianza.

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