mercoledì 18 agosto 2021

Marcell Jacobs, l'uomo, l'atleta del momento. I 100 metri regalano l'aurea dell'Olimpo.

Ancora
Marcell Jacobs
, giustamente sempre "
Marcelloooo
".
L'esclamazione di
Franco Bragagna
dopo i 100 metri Olimpici risuona ancora nelle orecchie di chi ha vissuto in diretta sulla RAI la finale in quel magico 1° agosto all'Olympic Stadium di Tokyo. 

Il successo nella 4x100 5 giorni dopo, la definitiva consacrazione di una Italia partita con un possibile "zero tituli" a 5 ori olimpici e con al collo del poliziotto Jacobs due ori pesantissimi.

Tutti lo vogliono. I giornalisti per intervistarlo, i fan che lo riconoscono per strada, in spiaggia, dove si presenta è un attimo che scatti la richiesta della foto o del selfie. Una vetrina che prima del 23 luglio, cioè prima dell'inizio dei Giochi, era del tutto non preventivabile. La cenerentola Atletica italiana, d'improvviso si ritrova catapultata nelle stanze di maggior lusso dello sport azzurro vestendo d'improvviso un appeal che mai si era percepito negli ultimi 20 anni. Forse il successo di Stefano Baldini ad Atene (serve dire nella maratona olimpica?) aveva scosso l'opinione pubblica in senso lato, oltre lo sport, oltre il micromacro cosmo dell'Atletica Leggera.

Non sempre però è tutto lineare. C'è già chi storce il naso:" Abbiamo vinto 10 medaglie d'oro e si parla solo di Jacobs". Frase che sui social ha la sua presa, il suo effetto, ma che non è proprio corretta. Chi come me ha una pagina e un profilo dove la corsa, podismo e l'Atletica sono il focus della home page, continua a trovare i ragazzi d'oro tra interviste, incontri sulle spiagge, notizie di ogni genere; immagino anche che succeda per chi segue altri sport con Busà, Ganna&co, Tita&Banti ecc.

Il mio pensiero è che vincere i 100 metri alle Olimpiadi, più ancora che la Maratona, abbia un peso specifico superiore ad ogni altra specialità olimpica. Se chiudo gli occhi e immagino un atleta nell'Olimpo, il regno degli Dei sportivi, immagino proprio chi vince i 100 metri. Da Valery Borzov a Carl Lewis, da Maurice Green a Usain Bolt arrivando al nostro Marcell Jacobs.

E' una sensazione del tutto personale? Ogni specialità ed ogni sport devono avere lo stesso peso, la stessa visibilità, la stessa aurea? Come concetto di democrazia orizzontale forse sì, ma è indubbio che essere l'uomo più veloce al mondo ha un sapore del tutto speciale che avvicina anche chi sportivo non è. Correre per 100 metri è comprensibile a tutti, anche per chi il massimo sforzo è pigiare il tasto di accensione del computer. Correre al massimo delle potenzialità per uno spazio compresso nel tempo è anche televisivamente interessante con quell'ancestrale quanto mai attuale sfida tra bambini del "più veloce, del chi arriva prima al palo, al cancello, al..."

9.80, campione olimpico, l'uomo più veloce al mondo nel momento più importante è il coronamento di un sogno inseguito per una vita intera e che sia successo ad un italiano è qualcosa di straordinario.

Una notizia che crea curiosità e interesse, lo sanno bene i mass media che non si lasciano scappare l'occasione di un'intervista. In questi giorni Jacobs è in vacanza a Sabaudia e la redazione del Tg5 non ha perso l'opportunità di un invito al Centro Safa Palatino per una chiacchierata. A condurre l'intervista di ben 6 minuti la nota conduttrice Cesara Buonamici. Le domande non riservano sorprese, gli argomenti sono noti e il campione olimpico con pazienza e disponibilità si ripete davanti alle telecamere. 

Si parte dall'annuncio al rientro in gara nel 2022, "L'anno prossimo ci sono tanti appuntamenti importanti, dai campionati del mondo al coperto, ai campionati europei, ai campionati del mondo...per questo ho deciso di fermarmi per concentrarmi bene sul prossimo anno. Sarà un percorso molto lungo e cercherò di confermarmi in tutti questi appuntamenti e di arrivare a Parigi meglio che a Tokyo". Questa, in sintesi, la risposta di Jacobs. 

Un fattore che crea molta curiosità riguarda il ruolo della mental coach a cui l'atleta risponde . "Tutti sapevano quante doti fisiche io avessi, ma non ero mai riuscito a trasformarle in pista. Il suo lavoro è stato importantissimo, mi ha permesso di raggiungere grandi risultati incredibili fin da subito". 

Sicuramente la psicologia sportiva ha avuto un compito importante nelle vittorie dello sprinter e crea appunto curiosità negli appassionati, ma viene un po' oscurato il ruolo dell'allenatore Paolo Camossi che segue Marcell Jacobs dal 2013.

Diverse poi le domande extra sportive, sul legame con la madre che è stata il punto di riferimento durante gli anni più difficili dell'adolescenza, una figura importante che lo ha sostenuto e guidato e sul rapporto con il padre, riallacciato recentemente e sulla sua figura di genitore dei tre figli, Anthony e Megan avuti dalla compagna Nicole e Jeremy nato da una precedente relazione. Jacobs si considera un buon padre e a quanto pare i piccoli di casa dimostrano già buone doti fisiche. 

Per l'intervista completa CLICCA QUI



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