"Welcome to Item home of champions", questa è la scritta che si trova all'ingresso del villaggio di Iten, nella Rift Valley, famoso in tutto il mondo come centro di allenamento in quota.
Qui è nato il progetto Enda che in lingua Swahili significa "Vai!", una sfida ai grandi colossi ad opera di Navalayo Osebo avvocato e a Weldon Kennedy attivista sociale. L'idea che li ha accomunati è quella di utilizzare l'eccellenza keniana nella corsa per generare ricchezza a livello locale.
Il legame con l'Africa è evidente, dal nome al logo, una punta di lancia che utilizzano i guerrieri Masai, le stesse che sono riportate sulla bandiera nazionale, sulla suola delle scarpe inoltre è riportato il motto del Kenia "Harambee" che significa insieme.
Anche i modelli delle calzature hanno nomi locali, si va dalle Lapatet (corsa) più adatta per l' allenamento, mentre le Iten che prendono il nome dal villaggio, sono scarpe più leggere e performanti, è stato studiato anche un modello per il trail Koobi Fora, il cui nome ricorda il sito archeologico dove hanno trovato uno degli scheletri più completi di Homo Erectus. I colori delle scarpe infine sono quelli tradizionali dei tessuti masai.
Non meno importante è il valore solidale, il 2% dei guadagni della società vengono destinati a progetti di carattere sociale.
Scarpe che vengono definite senza trucchi tecnologici, ma che cercano di stimolare il naturale appoggio del piede, proprio come in una corsa innata e naturale.
Le scarpe Enda in Italia si trovano principalmente on line, ma qualche negozio ha iniziato a introdurre il brand.
Riusciranno le Enda a competere con i grandi marchi? Non sarà facile, ma dal 2016 quando è nata l'azienda sono già stati fatti molti passi avanti, chissà magari le vedremo presto ai piedi dei grandi campioni della Rift Valley.
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