domenica 22 marzo 2020

Coronavirus, Conte: “Chiuse tutte le attività produttive non essenziali”. Il messaggio, il video. "Uniti ce la faremo"

AGG.TO: nella serata del 22 marzo la firma sul Decreto:




La buona notte di ieri sera è arrivata dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. L'annuncio sulla sua pagina social che alle 22:45 ci sarebbe stata una dichiarazione; il passaparola è diventato virale e l'attesa è stata "febbrile" perchè la diretta è iniziata ben oltre le 23:15.


Quale nuova importante comunicazione? Quale nuova pressante misura per dare un nuovo impulso alla lotta contro la pandemia sul territorio nazionale?


Oggi abbiamo deciso di compiere un altro passo: la decisione assunta dal Governo è quella di chiudere, nell'intero territorio nazionale, ogni attività produttiva che non sia strettamente necessaria, cruciale, indispensabile a garantirci beni e servizi essenziali.

Abbiamo lavorato tutto il pomeriggio con i sindacati, con le associazioni di categoria, per stilare una lista dettagliata in cui sono indicate le filiere produttive delle attività dei servizi di pubblica utilità, quelli che sono più necessari per il funzionamento dello Stato in questa fase di emergenza.Continueranno a rimanere aperti tutti i supermercati, tutti i negozi di generi alimentari e di prima necessità. Quindi, fate attenzione, non abbiamo previsto nessuna restrizione sui giorni di apertura dei supermercati. Invito tutti a mantenere la massima calma, non c'è ragione di fare una corsa agli acquisti, non c'è ragione di creare code che in questo momento non si giustificano affatto. Continueranno a rimanere aperte anche farmacie, parafarmacie, continueranno a venire assicurati i servizi bancari, postali, assicurativi, finanziari. Assicureremo tutti i servizi pubblici essenziali, ad esempio i trasporti. Assicureremo ovviamente anche tutte le attività connesse, accessorie, funzionali a quelle consentite, a quelle essenziali.Assicureremo ovviamente anche tutte le attività connesse, accessorie, funzionali a quelle consentite, a quelle essenziali.

Al di fuori delle attività ritenute essenziali, consentiremo solo lo svolgimento di lavoro modalità smart working e consentiremo solo le attività produttive ritenute comunque rilevanti per la produzione nazionale.
Rallentiamo il motore produttivo del Paese, ma non lo fermiamo. 

È una decisione non facile, ma è una decisione che ci consente, ci predispone ad affrontare la fase più acuta del contagio.
È una decisione che si rende necessaria, oggi in particolare, per poter contenere quanto più possibile la diffusione dell’epidemia.

La concertazione con i sindacati, l'invito alla calma, il grazie a tutti colori che lavorano in "direzione contraria", questa volta la forbice si allarga; non solo le forze dell'ordine ma tutti coloro che per dovere si espongono alla possibilità del contagio non potendo rimanere a casa.

COSA RIMANE APERTO

E' stata annunciata una lista delle attività che potranno, anzi dovranno restare operative (al momento non è pubblica) indicando quali invece saranno aperti: supermercati, negozi di alimentari, farmacie, tabaccai e altri servizi essenziali come quelli postali, assicurativi, finanziari e i trasporti.


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Quel "Rallentiamo il motore produttivo del Paese, ma non lo fermiamo" è stato il focus di questi giorni. Capire cosa poter fermare per non rendere irreversibile il danno economico; trovare la forma per rendere operativo il concetto del restare a casa in modo concreto o comunque con una diffusione capillare maggiore di quella in essere in questo momento.

Lo stile di Conte è quello classico. La parte introduttiva in cui introduce l'argomento con qualche ringraziamento, il corpo centrale in cui entra nel dettaglio del motivo della conferenza e il finale con la speranza e l'intenzione di diffondere sicurezza nel concetto di Paese.

Quelle rinunce che oggi vi sembrano un passo indietro, domani ci consentiranno di prendere la rincorsa e ritornare presto nelle nostre fabbriche, nei nostri uffici, nelle nostre piazze, fra le braccia di parenti, di amici.

Stiamo rinunciando alle abitudini più care, lo facciamo perché amiamo l’Italia, ma non rinunciamo al coraggio e alla speranza nel futuro. Uniti ce la faremo.

Uniti ce la faremo dunque. Ha un suono strano in questo momento in cui le divisioni sembrano maggiori rispetto alla normalità ormai persa e dimenticata. Lo sforzo collettivo forse è proprio questo, reagire alle posizioni e convinzioni ed ognuno metta in essere il proprio impegno.



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