A luglio l'annuncio di essere malato di leucemia, a fine agosto inaspettatamente e contro il parare dei medici, visibilmente provato, si è seduto in panchina per seguire il suo Bologna.
A fine ottobre il trapianto di midollo osseo e questa mattina, non con poche difficoltà emotive, ha tenuto una emozionante conferenza stampa.
"In ospedale la mia unica distrazione era leggere, guardare film e soprattutto seguire gli allenamenti. Ho tenuto riunioni, anche arrabbiandomi. Questo mi ha aiutato molto nel quotidiano di questi ultimi quattro mesi. In cosa cambierò? Mi sono promesso di arrabbiarmi di meno, ma proprio non ce la faccio... Sentire l'affetto dei tifosi avversari per cui un tempo ero un 'nemico' mi ha fatto grande piacere. Hanno guardato l'uomo e non il calciatore-allenatore. Ricordo quando sono andato in panchina a Verona a fine agosto, ci sono stati momenti dove non mi sono sentito bene. Ma sono rimasto lì. Allenare mi fa sentire vivo.
Ora non ho più lacrime, mi sono rotto di piangere. Voglio dire a tutte le persone malate gravemente che non c'è da aver paura di piangere e di soffrire. Quello che non devono perdere mai è la voglia di vivere.
Ho ancora paura. Ora, dopo il trapianto, devo riprendere tutto gradualmente. So che più tempo passa più riprenderò le forze. Prendo 19 pastiglie al giorno, ma le prendo. Perché il mio obiettivo era uscire dall'ospedale: quello era la mia chiusura del cerchio, il dormire a casa mia e non stare sempre in ospedale. Spero dopo questa esperienza di uscirne come uomo migliore. Prima la pazienza non era il mio forte, ora mi godo ogni minuto di ogni giornata. Sembra una cosa da niente, ma prendere una boccata d'aria diventa una cosa bellissima. Ora non parliamo più della leucemia di Mihajlovic, ma di Mihajlovic l'allenatore del Bologna".
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