mercoledì 6 novembre 2019

Alessandria piange Antonio, Marco e Matteo. La città rende omaggio nella vigilia del 6 novembre

La città di Alessandria è ferita.
Lo sono io, lo sono tutti quelli hanno un briciolo di sensibilità per capire che quello che è successo nella notte di ieri è una tragedia. Ecco. La parola tragedia nel corso del tempo ha perso di significato come peraltro "emergenza", "disastro idrogeologico", "strage".

Parole che da sole dovrebbero farci fermare, forse anche restare immobili. La vita però ci presenta il conto periodicamente con eventi più o meno drammatici, più o meno gravi; alcuni ci toccano quando coinvolgono colleghi, amici o per la natura del fatto o perchè avvengono nel nostro territorio.

Foto di copertina a cura di Claudio Desimoni (sempre presente agli eventi alessandrini) con fotomontaggio con i tre Vigili del Fuoco scomparsi

Oggi 6 novembre non è una data come le altre per gli alessandrini. Oggi si ricorda quel tragico (di nuovo la parola tragedia) 6 novembre 1994. La città è pronta con le celebrazioni della lugubre ricorrenza perchè quel giorno l'acqua, il fango e la morte ricoprirono la città. Un giorno, forse più il 5 che avrei voluto raccontare. Il mio 5 novembre da 18enne casalese. I miei ricordi di ragazzo sono confusi, offuscati dal tempo trascorso e dalla incapacità tutta maschile di immagazzinare troppi dati. Quella sera del 5 novembre la ricordo bene e avrei voluto raccontarla oggi con un briciolo di imbarazzo perchè legato ad una serata piacevole fra amici conclusa in modo inaspettato, ma oggi qualsiasi racconto non può che essere vincolato al pensiero della morte di Antonio, Marco e Matteo.

Tre uomini che ieri mattina al termine del servizio non sono tornati a casa ed io da ex turnista l'ho scritto spesso, dal turno si deve sempre tornare. Sempre.

Loro no ed è percepibile, senza averlo vissuto, il dolore dei familiari all'avviso, alla telefonata o al campanello di casa di uomini in divisa che avvisano che il marito, il compagno, il figlio era  uno di loro, proprio Antonio, Marco e Matteo.

Anche qui subentra l'emozione smorzata della parola dolore, un termine abusato che perde di forza dopo averlo utilizzato anche quando poteva essere usato un sinonimo più dolce che rappresentasse meglio lo stato d'animo. Quello che si prova ad una notizia del genere è impossibile da scrivere e descrivere, ma si può rappresentare con l'assenza, lo strazio fisico, l'estrazione metafisica al centro del petto che sarà impossibile da sanare. Il tempo lenirà questa sensazione dei parenti, degli amici stretti, di chi ha voluto bene ad Antonio, Marco e Matteo, ma quella sensazione di vuoto sarà sempre presente nel loro ricordo.

Bio Correndo è altro, non è l'attualità, non è la cronaca se non quella sportiva; certi eventi però suscitano una emozione grande, a volte positiva, altre negativa. Quasi con vergogna ieri ho pubblicato due pezzi sportivi, rimanere "fermo" poteva anche significare lasciare i racconti podistici per un giorno, rimanere "fermo" però significa anche non reagire e il primo modo per superare un fatto grave è ripartire. Lo si deve fare, magari senza sorrisi e senza enfasi, perchè le giornate non hanno sosta, la frenesia degli impegni non ha time out e allora si riprende con la quotidianità, ma siamo umani e quello che è successo ieri non si dimentica, non si può dimenticare.

Intanto ieri sera Alessandria NON si è fermata, anzi si è riversata davanti al Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco per un tributo silenzioso, una veglia della comunità per far sentire la propria vicinanza a chi ha perso la vita in una notte qualsiasi mentre svolgeva il proprio lavoro, esserci per dire grazie a chi al suono della sirena esce perchè il Pompiere paura non ne ha.

Il sonno questa notte è stato tormentato, alle 5 come al suono della sirena d'intervento, la mente ha deciso che il tempo per dormire era finito, dovevo provare a scrivere dal mio speaker corner quello che era e quello è lo stato d'animo da ieri mattina quando la tv e i giornali locali hanno iniziato la lunga cronaca nera. Ho esorcizzato scrivendo il dramma? Forse no, ma è il mio modo per esprimere una Emozione anche quella che non si vorrebbe sentire.

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