lunedì 14 ottobre 2019

Eliud Kipchoge come Bannister, come Armstrong come un novello Colombo

Mauro Berruto è un filosofo, uno sportivo e un allenatore di pallavolo.
Uno dei suoi post più popolari per like e condivisioni è quello per l'analisi sulla reazione dei socialnaviganti sull'evento di Vienna di sabato scorso. Ho apprezzato l'accostamento al Columbus Day, perchè il 12 ottobre è per me una giornata speciale accostata proprio alla scoperta del marinaio partito da Zena. Ho apprezzato anche chi l'ha messa sullo stesso piano del record di Roger Bannister o addirittura a Niel Armstrong.

Senza dubbio la costruzione di questo fantasmagorico 1h59'40" ha diviso gli appassionati, ha fatto emergere dei se e dei ma creando due vere e proprie fazioni. Da subito mi sono seduto dalla parte degli entusiasti perchè aldilà di ogni considerazione mi sono divertito, mi sono Emozionato prima ancora che l'orchestra dei top atleti con Eliud Kipchoge gran maestro iniziasse a suonare una sinfonia mai sentita.

La musica nelle mie orecchie è stata aulica, meravigliosa, unica e questo a me basta per schierarmi. 1h59'40" non è il record, 1h59'40" è un sogno quello del primo uomo che nelle migliori condizioni possibili ha corso 42,195 km sotto le 2 ore.

Eliud Kipchoge come Bannister, come Armstrong come un novello Colombo!


Leggo, basito, commenti al veleno su Eliud Kipchoge.
“Non era una gara vera”, “41 lepri”, “un tracciato più facile delle maratone cittadine”, “un laser a indicargli le traiettorie ideali”.
Eliud Kipchoge ha corso 11 maratone (tutte “gare vere”) e ne ha vinte 10, detiene il record mondiale, ha vinto l’oro ai Giochi Olimpici di Rio.
Doveva dimostrare ancora qualcosa?
No.
Anzi, una cosa sì. Una soltanto.
Senza mai alcuna pretesa di omologazione del record ha dedicato i suoi polmoni e le sue gambe a spostare un limite ritenuto impossibile. Una barriera mitologica, la più affascinante dell’atletica leggera.
Quel muro non lo ha abbattuto, lo ha sbriciolato.
Certo, non era una gara (che presuppone una competizione contro avversari, tracciato, fattori atmosferici). Era molto di più.
Un atto di pura volontà, un gesto artistico di avanguardia, un cambio di paradigma. In sostanza, una gara sì, ma contro se stesso, la più alta e meravigliosa dimostrazione di forza fisica e mentale immaginabile.
Ci è riuscito nel Columbus Day, la giornata in cui si ricorda l’arrivo in una terra sconosciuta di un marinaio… ma con tre caravelle, una ciurma e, pare, perfino alcuni diabolici astrolabi! Che dite? Abbiamo un po’ sopravvalutato quell’impresa? In fondo non ci era mica andato a nuoto…
E tenetevi forte perché vi informo che Sir Hillary arrivò per primo in cima all’Everest con una maschera ad ossigeno e uno sherpa, Amundsen al Polo Sud con una spedizione e, sembra, con addosso un bel giubbotto pesante per il freddo.
Care volpi che non arrivate all’uva, ma che vi nutrite (forse esagerando) solo di Barbaresco recapitatovi direttamente a casa da Amazon, finite di scrivere i vostri illuminanti commenti e poi ricordatevi di prendere la scala mobile per arrivare al primo piano della palestra dove correrete i vostri 15 soliti minuti sul tapis roulant. Quando finite guardate i metri che avete percorso, ricordatevi che Eliud Kipchoge avrebbe già superato da un pezzo il 5° chilometro e riflettete sul fatto che da quando l’incompetenza è diventata un valore questo mondo si è abbruttito.
Poi arrendetevi.
E per favore, fatelo in silenzio.
/Mauro Berruto/


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