Il fatto
La Savina, 29 anni, subì un controllo antidoping a maggio 2018 mentre si trovava a Ifrane in Marocco per degli allenamenti.
Dalle analisi dell'agenzia antidoping della IAFF è stata riscontrata la presenza di EPO.
L'atleta russa si sarebbe difesa dicendo che la sostanza le sarebbe stata somministrata per sbaglio dalla governante della casa di Ifrane, la quale avrebbe confuso gli antidolorifici che prendeva la Savina per il mal di schiena con l'EPO regolarmente prescritto al marito Aleksei Savin sofferente di una patologia renale.
A sostegno della sua dichiarazione l'atleta ha presentato un certificato medico a nome del marito nel quale si attestava la sua patologia.
Dagli approfondimenti presso l'Ospedale della Crimea, dove doveva essere stata certificata la presunta patologia renale è risultato che il certificato in questione fosse falso.
Le conseguenze per Ksenya Savina sono state pesanti, alla squalifica per doping si è sommato il tentativo di frode nei confronti della IAFF. Risultato 12 anni di squalifica e con molta probabilità carriera al capolinea.
Anche il marito Aleksei Savin, allenatore della Savina, è stato condannato a 4 anni per complicità nel caso.
Ogni commento è superfluo.
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