martedì 17 luglio 2018

Mi sono rotto... Frattura del capitello radiale, ma non solo!

"Mi sono rotto" è riflessivo, ma il pensiero dell'espressione è interpretabile.
La forma concreta è che domenica mattina DOPO aver concluso la gara di Montaldeo ho percorso ancora qualche passo di corsa. 5? Forse 10 passi.
In un avvallamento sono inciampato candendo a terra. Il braccio destro sotto il corpo, un breve rotolamento in discesa e di nuovo in piedi.

Nulla di che...per qualche minuto

Il tentativo maldestro di togliere il pettorale mi ha messo di fronte alla dura realtà. Nessuna possibilità di alzare il braccio destro. Subito soccorso da Bartolomeo Bacigalupo e poi dal Medico di gara era chiaro che mi fossi rotto il braccio. Dove? Il polso credevo ed invece il referto parla di una frattura lievemente scomposta del capitello radiale.

"Mi sono rotto" sì! A distanza di 11 mesi dal "viaggio" in ambulanza da un campo gara eccone un secondo. Certo l'infortunio di Castellania è stato ed è ancora limitante e quanto successo domenica è davvero una quisquiglia, ma eccomi di nuovo fermo, con il braccio destro ingessato e con le difficoltà che ne conseguono.

Nessuna disperazione come un anno fa. Leggo, scrivo e mi riposo ben consapevole che fra un mese si riparte, ma i campanelli d'allarme ne ho ricevuti tanti in questi ultimi due anni. Chissà se una riflessione più ampia possa mettere insieme i tasselli del mosaico.

Con il benestare di Renzo Siri vi racconto anche la sua disavventura a Montaldeo.



Mentre ero a terra con il braccio in trazione si avvicina un podista indicando Renzo come disorientato. Perdita della memoria. Lo sguardo è leggermente smarrito. Altra chiamata e nuova ambulanza in allerta e in arrivo

A proposito, non c'era l'ambulanza. Non è un obbligo, ma la presenza in luoghi distanti dagli ospedali sarebbe consigliata.

Due ambulanze. Un ospedale. Novi Ligure. Trascorriamo qualche ora insieme, le chiacchiere in attesa delle reciproche visite. Il mio gomito rotto, la sua una condizione determinata dal caldo e dalla fatica. Tutti a casa nel pomeriggio. Lo scambio dei numeri per il "come stai" nelle ore successive. Ora Renzo ed io abbiamo qualcosa in comune oltre la corsa, un'esperienza che avremmo voluto evitare.

GRAZIE di quelli che partono dal profondo a Elisa, Giancarlo e Massimo che sono rimasti in sala d'attesa un'infinità di ore in attesa che uscissi dal Pronto Soccorso e a quella santa donna di Arianna (Lady Bio) che ormai ha fatto il callo alle mie escursioni al pronto soccorso e GRAZIE a tutti coloro che con un messaggio o una telefonata hanno fatto sentire la loro presenza.




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