giovedì 17 maggio 2018

GUARIGIONE CLINICA ► RIATLETIZZAZIONE►GUARIGIONE SPORTIVA

Ieri il lancio sui social con la domanda. Qual è la parola chiave tra: gauarigione clinica e guarigione sportiva? La parola è RIATLETIZZAZIONE!!!

L'immagine di copertina nella mia intenzione è quella di arrivare alla guarigione sportiva prima di "cadere a pezzi"!

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La terapia
Supportata da una diagnosi corretta si imposta la strategia terapeutica più efficace, sia essa chirurgica, farmacologica, basata su terapie strumentali, su tecniche manuali, su esercizi correttivi, o solamente sul riposo. Oggi la tecnica ha raggiunto una evoluzione tale da permettere terapie molto efficaci, anche se a volte molto costose e per questo motivo le tecniche da proporre al paziente sono davvero molte, a seconda del tipo di problema e della capacità di sopportarne la spesa. Un principio però deve essere molto chiaro, e su questo sono intransigente. La terapia conduce ad un miglioramento progressivo del paziente, ma nel caso della guarigione di uno sportivo dobbiamo sottolineare la necessità di due passaggi obbligati.
A – La guarigione clinica
Rappresenta il momento del miglioramento della sintomatologia e il ritorno alle consuete attività civili e sociali. Spesso la guarigione clinica non consente all'atleta di poter riprendere l'attività sportiva.
B – La guarigione sportiva
La riatletizzazione è un concetto introdotto negli ultimi anni per definire l'ultima parte del percorso di recupero funzionale di un atleta da un infortunio. Mentre in passato si faceva coincidere il ritorno all'attività agonistica col termine della fase di riabilitazione, le moderne conoscenze nell'ambito delle scienze motorie hanno imposto di programmare ed attuare un periodo di riatletizzazione prima del ritorno incondizionato all'attività agonistica per lo sportivo. Questi, infatti, necessita non solo di recuperare le funzionalità lese dall'infortunio, obiettivo del precedente percorso riabilitativo e fisioterapico, ma anche la gestualità sportiva specifica e le capacità condizionali adeguate al livello competitivo di appartenenza. 

GUARIGIONE CLINICA ► RIATLETIZZAZIONE►GUARIGIONE SPORTIVA

Nell'ambito sportivo non è sufficiente arrivare ad un guarigione clinica per riprendere l'attività sportiva, anzi, proprio in quel momento l'atleta deve iniziare un training dedicato alla recupero funzionale sportivo completo, solo dopo tale periodo potrà nuovamente essere considerato un atleta agonistico. Spesso nel periodo di riatletizzazione, addirittura si ripercorre a ritroso l'esercizio fino a identificare il motivo stesso che ha indotto l'infortunio e riabilitarlo attraverso opportuni esercizi ed allenamenti. Spesso l'atleta attende con trepidazione l'esito di una ecografia o di una risonanza magnetica, ma non basta un referto di diagnostica per immagini per decretare la ripresa di un'attività agonistica, è solo indicativo per iniziare la ripresa funzionale. E' molto importante sottolineare questo aspetto che anche a livello medico viene spesso sottovalutato, se non addirittura ignorato. Personalmente ho sempre creduto molto alla messa in atto dei programmi di riatletizzazione e forse proprio la mia doppia specializzazione in Scienze Motorie e in Fisioterapia mi fa vedere in modo ovvio alcuni aspetti che troppo spesso vengono visti da due punti di vista troppo distanti, quello della patologia e quello dell'allenamento. Un adeguato programma di rialtletizzazione non può essere definito a priori perchè è un abito che deve essere confezionato su misura dal tecnico e deve tener conto dei seguenti punti:
·                   circostanza dell'infortunio e analisi delle cause intrinseche ed estrinseche che lo hanno determinato: l'anamnesi è di fondamentale importanza. Attraverso il racconto particolareggiato dell'atleta relativo alle circostanze dell'infortunio, un attento e preparato terapista è già in grado di fare una diagnosi abbastanza precisa, senza bisogno di avere in mano esami strumentali o visitare; la documentazione clinica servirà poi per approfondire i dettagli del problema. Attenzione se non si rimuovono le circostanze che hanno prodotto l'infortunio, è possibile che il paziente vada incontro a recidive.
·                   aree anatomiche coinvolte, loro caratteristiche e loro funzioni: ogni area sede di lesione presenta caratteristiche particolari che devono essere ben conosciute prima di essere ricondizionate. Ad esempio la lesione di un muscolo che partecipa attivamente agli sforzi veloci in quanto è costituito in prevalenza da fibre bianche, non è sufficiente che non faccia più male durante la corsa lenta; dovrà prima essere riallenato nelle attività di capillarizzazione, poi elasticizzato in tutte le possibili modalità, poi rafforzato con contrazioni concentriche ed eccentriche, fino a portarlo ad esecuzioni tecniche specifiche come i lavori lattacidi, le progressioni, gli allunghi.
·                   stato di forma dell'atleta: è importante valutare se durante il periodo di riabilitazione, l'atleta ha osservato riposo assoluto oppure ha condotto sport sostitutivi che ne hanno mantenuto alta la condizione organica generale.
·                   messa in atto di eventuali alterazioni gestuali per poter compensare l'area infortunata: è un fenomeno che accade molto più spesso di quanto si immagini. Facciamo l'esempio pratico di una ripresa atletica dopo infortunio al tendine di Achille. Come ampiamente spiegato nei paragrafi precedenti, questo importante tendine esercita un “effetto molla” che determina la forza propulsiva nella dinamica della corsa. Se la struttura mio-neuro-tendinea del tricipite surale non ha ripreso questa sua capacità di stifness, la spinta su quell'arto non sarà reattiva come sull'altro con la conseguenza di andare a stimolare negativamente altre strutture di compenso. Il risultato è che l'atleta corre ugualmente ma non sarà una corsa simmetrica e potenzialmente può indurre successivi infortuni su altri distretti.
·                   progressione dei carichi di lavoro: qualità, intensità, volume. E' fondamentale saper giocare su questi parametri e dosarli mettendosi nell'ottica della debolezza del segmento colpito e non ragionando con la testa dell'atleta che vorrebbe sparare tutte le energie di cui dispone.


E' molto importante, al momento della ripresa rivedere attentamente la programmazione. Se l'infortunio è stato leggero e breve, probabilmente vi consentirà di riprendere la programmazione che avevate interrotto, eventualmente effettuando qualche modifica nei giorni di rientro all'attività. Al contrario se l'infortunio fosse stato particolarmente lungo a rientrare, dovrete rivedere in toto la programmazione

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