Giornalista:
E' la prima volta che parla E.R. dal suo letto d'ospedale, ricorda le ultime ore che hanno preceduto il salvataggio.
Elisabeth Revol:
Ho trascorso una notte all'aperto, senza attrezzatura, senza sacco a pelo, senza tenda, senza cibo, senza niente. Semplicemente con la mia tuta. Ecco quello che è successo ai piedi: durante la notte ho avuto delle allucinazioni. Ho immaginato che c'erano delle persone che mi portavano del te caldo e delle bottiglie di acqua calda. Per ringraziare queste persone una donna mi ha detto:" Posso prendere le tue scarpe? Perchè io ti ho portato qualcosa di caldo quindi ora ti senti meglio, quindi posso prendere le tue scarpe". Meccanicamente mi sono tolta le scarpe e gliele ho date.
G:
L'alpinista si risveglia quindi con le sole calze sulla 9^ vetta più alta del mondo. Soffre di geloni ai piedi. Il suo compagno di cordata è in uno stato critico. Per salvare la sua vita prende la terribile decisione di continuare la discesa da sola.
E.R.:
Scendevo lentamente, quando c'era troppo vento mi rifugiavo vicino ad una roccia ed aspettavo un po' e continuavo la mia discesa. Ho raggiunto il campo 2 nella notte, alle 3 del mattino. Là ho visto due frontali che arrivavano quindi ho iniziato a urlare. Mi sono detta:" E' fatta".
G:
Elisabeth Revol viene soccorsa da due alpinisti polacchi, ma una tempesta sopraggiunge ed è impossibile salire 1000 mt più in alto per soccorrere il suo compagno. Oggi curata all'ospedale per evitare l'amputazione la francese si dice pronta a ripartire alla conquista di altre vette.
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