martedì 31 ottobre 2017

I risultati e il racconto dell'Ecomaratona del Barbaresco e del Tartufo Bianco d'Alba

I contributi che più mi piacciono. Gli eventi raccontati in prima persona.
La storia di una giornata vissuta dal primo momento nell'ottica della gara del mattino della domenica e chiusa con il buon sapore di aver vissuto appieno ogni istante. Aver goduto degli incontri, del territorio e della fatica. L'Ecomaratona del Barbaresco di Luciano Ricci:

H 6,00 ma sarebbero le 7,00. Sveglia e colazione, fuori buio e lo sarà ancora per un po'. Esco e penso: “chi me lo fa fare”, salgo in macchina e passo a prendere due compagne di team che condividono lo stesso profondo pensiero.

Viaggio, il primo di una lunga giornata; curve e ancora curve nella notte che lentamente lascia spazio a un'alba, non nel senso della città, che lascia spazio al giorno e intanto arriviamo ad Alba, nel senso della città; Palamarathon.

Caffè in un tipico bar del luogo, gestito da due simpatici cinesi, lo stesso bar dell'anno scorso e poi a cambiarsi al caldo; odore di canfora e rituali, che anche loro hanno odore.
Di nuovo il bar made in china, caffè e bagno; pipì e pupù che poi sei più leggero e ti sembra di volare. Riscaldamento, un po' di stretching e due allunghi; sono pronto, o spero di esserlo.

Non è che faccia caldo ma, aspettando lo start, siamo in tanti e il calore animale si percepisce; si sta benissimo. Mi guardo intorno mentre la mandria, di cui faccio parte, si sposta dietro l'arco verde per la partenza, o cerca di spostarsi dietro l'arco verde. Adrenalina, emozione pura e concentrata.
Si parte, passi che non sono di corsa, si avanza lentamente in attesa che il serpentone si allunghi e, sopra di noi, l'elicottero che sa di cosa importante.

Si inizia a correre, dapprima lentamente poi prendi il ritmo che è quasi il tuo e poi non hai più scuse; se non vai avanti non è colpa della calca.
La prima salita è tosta ma si corre e, come tutte le salite, prima o poi finisce; mangia e bevi (termine ciclistico che indica un alternarsi di brevi salite e brevi discese) , discesa in mezzo alle vigne e pioppeto in riva al Tanaro; lo sterrato diventa asfalto e si inizia a salire, niente di brutale ma sarà salita fino a Barbaresco, o quasi.

Nel paese del nobile vino c'è un giro di boa intorno alla torre, cioè non è una boa come trovi in tante gare, è un pezzo di storia e noi ci giriamo intorno come dei caproni pensando solo a farlo nel modo più veloce possibile.
Ristoro di Barbaresco; le solite cose oltre al vino nei calici di vetro che normalmente non trovi ai ristori sul percorso; io salto il vino perché sono un uomo e devo resistere alle tentazioni; tracanno un gel e continuo come Ulisse sfuggito dal richiamo delle sirene.
Dopo Barbaresco è un su e giù continuo, si corre leggeri in discesa e si soffre in salita ma i km passano veloci fino al ristoro successivo che, idealmente, introduce nella parte finale della mezza.
Altro gel; questo integratore indica, sulla confezione, ultimi 20 minuti. Mi tocco per scaramanzia.
Discesa sterrata molto veloce e un altro po' di mangia e bevi e salita che devi usare le mani... vabbe forse ho esagerato ma, intorno a me, nessuno corre, e io neanche.

Quando sei in cima sai che è finita; sterrato in leggera salita che, se ne hai, cerchi di fare la differenza ma intanto non ci riesci. Poi asfalto in pianura che si trasforma i discesa veloce, da spingere; incroci il percorso che hai fatto all'inizio della mezza poi ponte, rotonda, rettilineo , curva a destra, Traguardo. Che figata.

Mi fermo al sole vicino all'arrivo; vedo passare uomini e donne, ognuno con la sua privatissima fatica; vedo i loro volti e penso: tutta gente che ha deciso di Vivere. Non so se riesco a spiegarmi ma questi sono tutti Vivi, non nel senso dell'esistere; capito?

Di nuovo al Paramarathon, doccia calda, fredda, calda, di nuovo fredda. Massaggio che meglio non si potrebbe (complimenti ai due efficientissimi operatori) e poi la mia giornata da atleta è finita; vado a demolirmi con le gambe sotto al tavolo.

Durante il sontuoso pranzo (che nessuno osi chiamarlo “pasta party”) ho conosciuto, nell'ordine: un maratoneta di Reggio Emilia, e questo ci sta, poi, di fronte a me, una coppia colombiana, cioè della Colombia, che era ad Alba, non a Roma o Parigi, ma ad Alba; forti e simpatici, abbiamo parlato di Quintana, di Contador e di Nibali e io, bicidipendente, mi sentivo a casa; poco dopo ho parlato con due coppie di svedesi ma l'argomento era il vino e il cibo; mi sentivo a casa anche con loro. 

Fantastico.

Torno a casa, da solo per questo viaggio nel giorno che diventa tramonto e poi notte; e il cerchio si chiude; perfetto. Grazie a tutti; senza tante parole. Grazie a tutti e arrivederci, se Dio lo vorrà, all'anno prossimo.

Luciano

29/10/2017, Ecomaratona del Barbaresco e del Tartufo Bianco d'Alba, Alba (CN), km. 42,2/21.1/10.0, FIDALRISULTATI

Tantissimi gli atleti in gara, diversi gli alessandrini. Qui gli acquesi (Bozzo, Panaro, Poggio) e in basso a destra con la cerata il migliore della provincia. Lorenzo Maiandi, 5° assoluto nella 42 km



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