Un'immagine per indicare la controprestazione azzurra nel suo insieme. Gli Europei Indoor di Belgrado secondo Matteo Piombo:
Belgrado 2017 Europei indoor
Gli europei indoor del 2017 sono stati una bella
edizione della manifestazione. Forse mancava qualche campione, ma chi c’era ha
fatto spettacolo e risultati probanti. Ci sono stati alcuni protagonisti che
meritano una citazione particolare. In primis la Polonia, che ha vinto 7 ori, 1
argento e 4 bronzi. Con alcuni atleti straordinari. Primo fra tutti Konrad
Bukowiecki, un diciannovenne che ha fatto 21,97 di peso, battendo nettamente il
superfavorito tedesco Storl. Poi le due 4x400 maschile (abissale il suo
vantaggio) e femminile. Gli inglesi dicono che il livello di un movimento
atletico si vede dalla 4x400, e i polacchi sono la prima nazione capace di
vincere a un europeo le due 4x400. Poi i due favoritissimi nel mezzofondo, l’imbattibile
800ista Adam Kszczot (la cui unica pecca è un nome impossibile) che domina la
manifestazione da tre edizioni. E Marcin Lewandowski, che è bravissimo sugli
800, ma ha dovuto passare ai 1500 per evitare il fortissimo connazionale. Ed ha
dominato la gara con abilita tattica notevole. Polonia superstar quindi. Poi
Laura Muir, l’inglese che in tra giorni ha dominato 1500 e 3000, facendo le due
qualificazioni alla grande. E vincendo le due finali da campionessa quale è.
4’02”39 sui 1500 (con un cambio strepitoso) e 8’35” sui 3000. La sua impresa è
stata proprio saper gestire i due turni eliminatori, per arrivare alle finali
capace di mettere tutte in fila. Altra grande Ivana Spanovic, la serba ha vinto
il lungo con un 7,24 che è misura stellare.
Ora veniamo ai nostri e al loro modesto bilancio.
Abbiamo portato a Belgrado 26 atleti, e torniamo con un solo argento.
Conquistato dal bravissimo Fabrizio Donato che ha però 40 anni (è del 1976).
Donato è un campione, e sapendo la sua età ha sparato tutto al primo salto
(17,13) poi ha lasciato agli altri i restanti salti. Serbandosi l’ultimo. Anche
Donato ha gestito bene le sue energie, con una bella qualificazione a 16,70 e
una perfetta finale. Per il resto abbiamo ottenuto ben poco. Nel lungo dove
avevamo tre atleti da più di 8 metri (e la gara decisiva è stata vinta con un
non strepitoso 8,08) in finale c’è andato solo il più giovane, Randazzo. Lui sì
è stato da promuovere, perché alla prima manifestazione che conta ha saputo
giungere settimo con 7,89 in qualifica e 7,77 in finale. Gli altri non li cito
nemmeno, non lo meritano. Han dato tutto per vincere il campionato italiano, e
poi all’europeo sono spariti. Per la cronaca la gara decisiva l’ha vinta un
bravissimo albanese, giunto a Belgrado quasi sconosciuto. In qualifica ha fatto
il personale con 7,98 e in finale 8,08. E così che si dovrebbe fare,
migliorarsi nelle gare che contano. Non vincere il campionato di quartiere e
poi affondare quando il gioco si fa duro. Nei 400 Lambrughi ha fatto una bella
gara, coraggiosa e avrebbe anche conquistato la finale col suo 46”95. Ma ha
invaso la corsia ed è stato squalificato. Anonima la prova di Lorenzi. La
nostra 4x400 femminile partiva con una speranza di medaglia di bronzo. E
l’avrebbe ottenuta se tutte e quattro avessero gareggiato al meglio. Invece
nelle prime due frazioni sono le due azzurre sono state in fondo al gruppo. Poi
le cose sono migliorate, ma la 4x400 si vince in quattro. E alla fine un quarto
posto con 3’32” battendo la fortissima Francia, lascia un po’ di amarezza.
Perché il bronzo era alla nostra portata. Chesani nell’alto è stato all’altezza
del suo prestigio. Primo in qualifica con 2,28 si è quasi ripetuto in finale
con 2,27. Ed ha perso il bronzo, a parità di misura, avendo piu tentativi di un
giovanissimo bielorusso. Per lui sesto posto finale. Mezzofondo incoraggiante.
Giulia Viola sui 3000 ha fatto quasi lo stesso tempo in qualifica (8’57”86) e
in finale (8’56”19) finendo settima e venendo rimontata nel finale. Razine e
Crippa sui 3000 sono giunti sesto e settimo, senza mai lottare per le medaglie.
E Bouih sui 1500 si è ben difeso, ottavo. Ma tutti e quattro han giocato senza
mai osare, come se fossero già contenti di essere li. Non brillante la prova di
Tumi sui 60. Discreto in qualifica con 6”69 ma poi in semifinale è sparito. La
finale poteva essere alla sua portata. Hooper e Bongiorni sui 60 donne sono
andate fuori in semifinale. Anche loro han corso meglio agli assoluti che a
Belgrado. Viene da pensare che per molti l’europeo era una gita premio, non
l’obiettivo della stagione al coperto. Simone Cairoli ha fatto rivedere un
italiano in una prova multipla. Specialità da noi poco seguita. E’ giunto
tredicesimo a causa di una pessima prova di getto del peso (solo 12 metri). Ma
è stato bravo nel lungo (7,54) nei 1000 (dove ha finito terzo con rimonta) e
potrebbe fare bene nel decathlon. Magari riuscire a qualificarsi per i mondiali
di Londra. Ora veniamo alle prove negative. Le due altiste Capponcelli e
Furlani han fatto solo 1,86. Molto peggio che nelle gare precedenti. Erano li
in vacanza o ci tenevano? La Derkach nel triplo i 14 metri che le valevano la
finale li ha fatti ad Ancona. E qui è rimasta fuori con una prova non
brillante. Fuori dalla finale i giovani Cavazzani nel triplo (con 16,38) Strati
nel lungo donne (nona però) e Falocchi nell’alto con 2,21. Fofana sui 60 hs ha
fatto 7”78 e anche lui è finito lontano dalla finale (14esimo). Ma alla fine la
cosa più giusta l’ha detta Alberto Cova, commentando per Eurosport le gare. La
Polonia ha dominato questo europeo, portando un sacco di atleti motivati e
carichi. E la sua federazione di atletica ha un bilancio che è un decimo della
nostra. Questo fatto dovrebbe farci un po’ pensare.
Foto: Colombo/Fidal
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