venerdì 4 settembre 2015

Le considerazioni di Gigi Cabrino sui mondiali di Pechino

Leggo sempre con piacere le analisi di Matteo Piombo e mi è sembrata ricca di spunti quella sui mondiali di Pechino, la disfatta, come giustamente è stato intitolato il post.
Mi permetto, da osservatore e appassionato di fare alcune considerazioni.
La scarsità di medaglie era da preventivare, visto lo strapotere di nazioni che si stanno affacciando sul panorama mondiale atletico, sicuramente in Europa ce la caviamo meglio; ma ciò che lascia perplessi è l’atteggiamento della quasi totalità degli atleti italiani; citando letteralmente Matteo, eliminazioni a raffica e nessuno che ci abbia messo un po’ di impegno.
Questo, al di là delle medaglie non arrivate , è il vero punto dolente; è possibile che atleti professionisti, praticamente  tutti con un allenatore personale ( regolarmente portati a spese della federazione a Pechino, 33 atleti e 30 allenatori) si presentino all’appuntamento più importante dell’anno, dove oltretutto non rappresentano se stessi ma un’intera nazione, svogliati e senza “rabbia agonistica”?
Va premesso che l’atletica nazionale ha anche luci e non solo ombre, le nazionali  giovanili seguite da Baldini sono una realtà che si sta imponendo sulla scena internazionale.
Le analisi sul mondo dell’atletica italiana parlano di quello che è sotto gli occhi di tutti noi, cioè di un “mondo” in continua crescita, nel podismo classico ma non solo ( pensiamo all’atletica master dove alle competizioni internazionali gli italiani fanno incetta di medaglie in tutte le specialità ed in tutte le categorie), ma che nelle “punte di diamante” si presenta un po’ arrugginito e, appunto svogliato.
Tra le soluzioni proposte c’è stata quella di ingaggiare allenatori stranieri…. Beh, di allenatori , e in gamba, in Italia ne abbiamo, basti pensare che alcuni dei nostri tecnici sono stati ingaggiati da federazioni straniere.
Detto questo mi  chiedo qual è e se c’è il raccordo tra chi è protagonista in Italia della crescita del mondo dell’atletica, cioè dirigenti  di squadre, organizzatori di eventi ( grandi gare, maratone, meeting etc….) e animatori a diverso titolo del mondo dell’atletica; questa gente ha dimostrato  negli anni di sapere “fare atletica” con spiccate doti organizzative, motivazionali e tecniche, sa cosa vuol dire mettere in condizione chi fa sport di dare il massimo e non presentarsi agli appuntamenti di punta svogliato e senza impegno.
Forse mi sbaglio, sono stato fuori dal giro qualche anno ed è da un anno che ho ripreso con una certa regolarità a frequentare l’ambiente, ma ho l’impressione che il rapporto tra vertici federali e dirigenti di società ed organizzatori di gare sia poco più che funzionale , una collaborazione nella compilazione dei calendari e nell’assegnazione dei titoli provinciali, regionali etc…. ad una gara piuttosto che all’altra .
In una parola sono interlocutori della federazione, non attori (questo a livello nazionale, dal momento che a livello locale l’”osmosi” viste le ridotte dimensioni è più facilitata); credo che se alle società che si distinguono sul panorama nazionale e alle organizzazioni di grandi eventi sportivi si chiedesse il “sacrificio” di rinunciare per qualche anno ai propri dirigenti e responsabili e “prestarli” ai vertici federali avremmo alla guida della nazionale nei grandi eventi internazionali, ma soprattutto nel lavoro quotidiano durante l’anno, gente che sa bene cosa vuol dire portare gli atleti al momento giusto a dare il massimo, proprio perché tra mille difficoltà, a livello organizzativo e dirigenziale, sono loro i primi a dare prova di non cercare nessuno “sconto”.

Forse le medaglie resteranno a zero, ma avremmo una nazionale di atleti che non lasciano la pista o la pedana senza aver dato il 200%... o forse no, con un approccio mentale di questo tipo nel medagliere torneremmo al posto che ci compete

Gigi Cabrino

Immagine di copertina tratta dal web

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