martedì 19 maggio 2015

StrAlessandria in carcere. Le basi di un ponte.

- Su Il Monferrato cartaceo di oggi la foto con i detenuti -
Venerdì 15 maggio si è tenuta la StrAlessandria in carcere organizzata dalla direzione del carcere, dalla StrAlessandria e dalla Uisp. Si tratta di una gara sulla stessa distanza della stra cittadina all'interno del carcere di San Michele tra una rappresentanza di podisti e detenuti.
 I podisti ammessi sono a numero chiuso e circa 15 giorni prima occorreva consegnare i documenti per i controlli del caso.  Avrei dovuto partecipare anche io, ma il giorno prima dell'evento mi arriva una mail in cui mi si dice che due dei podisti che avevano aderito all'invito non avrebbero potuto partecipare poichè i documenti non erano arrivati nei tempi utili. Considerando che mi ero occupato io di coinvolgere i podisti e di trasmettere i documenti il mio nervosismo è tangibile e decido di non correre. Accompagno quindi al carcere di San Michele gli altri compagni di corse: Elizabet Garcia, Manuela Bergami, Rosa Milazzotto, Simone Canepa, Paolo Zanchi, Cesare Benzi, Vincenzo La Camera, Fabrizio Reale, con scarse aspettative. Mi devo ricredere, è stata una bella manifestazione. La gara in se non ha riservato grosse sorprese, ha vinto agevolmente Simone Canepa 21'24", seguito a distanza da Elizabet Garcia 24'11" e da Paolo Zanchi 24'20", arriva quarto il primo tra i detenuti podisti, cronometrista Damiano Guida. La distanza effettiva è di 6,2 km, 200 metri in più della StrAlessandria, vanificando quindi l'idea iniziale di stilare una classifica unica. La vera sorpresa, però, è stato vedere come si è evoluto l'approccio tra i runner e gli ospiti del carcere. All'inizio i due gruppi si sono studiati con una comprensibile diffidenza, ma la corsa ha sciolto le riserve e anche i pregiudizi ed è stato umanamente costruttivo vedere i podisti chiacchierare in modo naturale con i detenuti come se si fosse a una qualsiasi gara e non all'interno di un penitenziario. Lo scopo dell'evento era stato raggiunto, si era creato, grazie allo sport, un ponte tra "chi sta fuori" e "chi sta dentro".




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