“Ok, va bene, ci vediamo alle 2 nella piazza
del paese davanti alla chiesa”. Così l’ultima mail con cui si decideva il
luogo e l’orario per una chiacchierata intervista e domenica scorsa -11
gennaio- alle 13:40 ero già nella piazza della chiesa di Robilante, città d’infanzia
e attuale residenza di Marco Olmo che non ha bisogno di presentazioni.
Arriviamo prima, io e mia moglie, per prendere confidenza con il luogo e cercare di stemperare l'emozione che percepiamo per l'incontro, ma su di una panchina vediamo già un signore smilzo, con il piumino nero che aspetta.. noi! Ci accoglie con un gesto della mano:"Prego accomodatevi come foste a casa mia, come Ale e Franz". In pochi istanti il timore di aver di fronte una persona restia alle chiacchiere e ai sorrisi svanisce e ci confrontiamo con una persona disponibile dal bagaglio d'esperienze di vita e sportive ineguagliabile e così trascorriamo un'ora e mezza tra chiacchiere, sorrisi e qualche battuta:
Di Marco Olmo sappiamo tutto ed è difficile porre domande originali, ma quella classica che nasce spontanea essendo qui a Robilante è: sei un uomo di montagna e del deserto, qual è il comune denominatore?
Di Marco Olmo sappiamo tutto ed è difficile porre domande originali, ma quella classica che nasce spontanea essendo qui a Robilante è: sei un uomo di montagna e del deserto, qual è il comune denominatore?
Montagna e deserto
sono posti di ristrettezze, un po’ depressi. La montagna ha il suo fascino, ma
viverla come si viveva un tempo senza energia elettrica, senza nulla della
modernità è un’altra cosa, facile vivere in baita ora; noi andiamo nel deserto
con le comodità, c’è l’acqua, la tenda, per la gente del deserto è diverso.
Hai
vissuto il deserto oltre le corse?
Sono stato con mia
moglie nel deserto come turista, poi con la Marathon de Sables si è aperta la
porta con le gare lunghe e con queste qualcuno ha iniziato a conoscermi, anche
chi in paese mi considerava strano e mi derideva. Qualcuno però non ha cambiato
opinione, nessuno è profeta in patria e sotto c’è anche un po’ di invidia, ma
come diceva un mio amico:”L’invidia si deve guadagnare, la pietà è gratuita”. A
onor del vero il 7 giugno la Pod. Valvermenagna Buzzi organizza qui a Robilante
una corsa in mio onore, la 1^ edizione della Sui sentieri di Marco Olmo.
Ma
sei anche il re dell’UTMB (Ultra Trail del Monte Bianco)..
L’UTMB mi ha dato
popolarità direi nel mondo, ho amici dal Giappone all’America e in Francia sono
molto considerato che è una cosa strana per un italiano
Non
sembra però che ti abbia lasciato un’Emozione..
Forse la gara che ti
da più emozione è quella che vinci per la prima volta, la mia è stata una
marcia partigiana del ‘79 o dell’80. Secondo me quello che ti da soddisfazione
ed emozione è la velocità, le gare che faccio io sono più ragionate, più
controllate. Una gara che ho fatto nel Mali ho vinto con 2 h di distacco, ma
non sono mai andato veloce, sono gare tattiche, ragionate alla Niki Lauda.
Anche il pubblico è più affascinato dalla velocità, è quella che vuole vedere,
nelle gare lunghe non c’è tanto pubblico; questo non vale per l’UTMB che è
bello anche per la partecipazione e per l’accoglienza.
E
il Tor?
Quando è iniziato Il
Tor io ero già fuori dai giochi, è comunque troppo “trekking” per me.
Cosa
ti ha lasciato il 2014?
Poco, ormai
faccio il testimonial
Però ho visto dei buoni piazzamenti: 23° alla
Marathon de Sables, 10° in Francia, 3° in Algeria e nella Rep. Dominicana
(Si
schernisce).. Sì ma non c’era nessuno.
Progetti
per il 2015?
La Marathon de
Sables. Ha una grande organizzazione, quasi impeccabile. Lì si vive quasi
veramente il deserto, anche se non l’ho mai vinta per loro sono un emblema e da
qualche edizione corro più o meno sponsorizzato da loro, ho la mia classica
maglietta grigia, ma utilizzo il loro zaino marchiato WAA che è anche il nome
della società francese per cui corro, senza che questo pregiudichi i miei
rapporti con Beppe Viale, presidente della Roata Chiusani, la mia società italiana.
Tra l’altro quest’anno sarà la mia 20^ partecipazione e sarò accompagnato da
Dino Bonelli di Runner’s World per il reportage.
Parliamo
di allenamenti. Tutte le volte la stessa risposta:”Corro seguendo l’istinto”,
quindi senza tabelle né programmi, ma nella tua carriera c’è stato un periodo
in cui hai seguito almeno qualche consiglio di qualche amico allenatore?
All’inizio, tanti
anni fa, ho iniziato a correre perché avevo letto che faceva bene; ho comprato
un libro di Arcelli, ma ho capito che non era per me, ho provato a fare gli
allunghi. Ho provato. Meglio seguire l’istinto e in salita non è possibile
correre un lento quindi si fanno automaticamente variazioni cardiache.
(Si
ferma una macchina, io penso che sia qualcuno che l’ha riconosciuto invece ci
chiedono informazioni e lui dopo aver indicato la strada ai due esclama:” Ecco cosa fa un pensionato su una panchina,
dà informazioni”)
La
motivazione è la forza motrice dell’uomo, a 66 anni cosa ti spinge ad essere
ancora sulle linee di partenza di manifestazioni così dure e competitive? Ti
diverti ancora?
Anni fa un mio vicino
mi ha detto che non correvo più per me stesso. E’ vero perché ora corro per gli
amici, per lo sponsor. C’è l’ansia da prestazione così, per non pensarci, esco
di casa al mattino quando ancora non “capisci” bene. L’ansia per la
competizione comunque c’è sempre, prima delle gare ho proprio un rifiuto, per
questo la Marathon de Sables cerco di prepararla all’ultimo.
MarcOlmo
come logo, lo percepisci?
Essere MarcOlmo è un
peso, una responsabilità, c’è sempre qualcosa da dimostrare per rispondere alle
aspettative. Il vantaggio è avere qualche anno in più, avere un buon
curriculum. Sono contento di aver fatto la mia storia prima perché ora dietro
agli atleti ci sono dei team ed è diventato tutto un business.
Età
e acciacchi da Ultratrailer come li affronti?
Fortunatamente non ne ho
e ne ho avuti pochi, dai fisioterapisti vado poco perché fanno anche male,
capita, occasionalmente, di prendere un antinfiammatorio per finire una gara o
per evitare che un problema peggiori.
Questione
doping. Qual è il tuo punto di vista?
Il doping c’è
dappertutto, persino per tenere una conferenza. Siamo abituati alle
scorciatoie, abbiamo inventato il motore per muoverci, ma anche un motore, se
lo si fa andare oltre i suoi limiti fonde. Chi usa il doping farà poi i conti
con la propria coscienza e la propria salute. Io sono contento che mi abbiano
fatto l’antidoping all’UTMB perché così nessuno può avere dubbi sulla vittoria.
Ho letto il libro di Donati e la situazione è quella che descrive.
Domanda
inevitabile sull’alimentazione. E’ risaputo che tu sia vegetariano, oltre
all’aspetto etico quale importanza dai alla qualità del cibo? Lo consideri la
prima medicina del nostro corpo?
A me interessa solo
essere vegetariano, non guardo la provenienza degli alimenti. Almeno una volta
al giorno mangio le mie patate e molti carboidrati; molti mi dicono che non ho
una alimentazione equilibrata perché mancano le proteine.. (interrompe la frase
e lo sguardo è eloquente su quel che pensa delle osservazioni chi gli fanno)
La
chiacchierata si conclude con le indicazioni su come riprendere la strada di
casa con un percorso panoramico, qualche foto di rito e il mio Grazie per la
sua disponibilità. Senza remore gli faccio presente che la sua fama di burbero
è stata sovvertita dal buon umore che mi ha trasmesso.
La
giusta conclusione di questa chiacchierata intervista è la domanda che pone
Marco Olmo al termine delle conferenze a cui partecipa:
“Io ho iniziato a fare sport perché faceva bene, ora dietro agli atleti
ci sono dottori e fisioterapisti, fa ancora bene?”
Bellissima Intervista ! Grande Marco !!!
RispondiElimina:)
RispondiEliminaun grande !
RispondiEliminaFausto, sai che ti invidio per quell'ora e mezzo di contatto diretto con una fonte inestimabile di esperienze e racconti? Grazie per l'ennesima splendida intervista!
RispondiEliminaGrazie a tutti, si è dimostrato un Uomo prima che un atleta e non finirò di ringraziarlo per avermi concesso il suo tempo
RispondiEliminaBelle domande....e belle risposte da parte di chi si è sempre rilevato come una persona umile
RispondiEliminaComplimenti Fausto! Sempre all'altezza della situazione e dell'intervistato!
RispondiEliminaGrazie Saverio e Maurizio, non so se sia stato davvero all'altezza certamente è stato un onore!
RispondiEliminaTi racconto il mio primo incontro con Marco Olmo.Cuneo , partecipo alla corsa per sole donne , la " Corri in rosa" . Faccio riscaldamento con una mia amica che fa in genere solo maratone, mezze e trail. Arriviamo ad un incrocio e vediamo un uomo alto e magro, in maglietta e jeans , che ferma il traffico. Io dico " Cri , quello lī è Marco Olmo" e la mia amica " mah ci assomiglia ,
RispondiEliminama figurati se Olmo ferma il traffico..." E io insisto " ti dico che è lui" .....va beh si è convinta quando al rinfresco gli abbiamo chiesto se era lui è ci ha firmato un po' stupito l'autografo.
Un grande...un mito
Che storia! Da raccontare e grazie per averla condivisa
EliminaBravo! Ottima intervista. Un aiuto a non mollare mai le passioni... Ciao!
RispondiEliminaGrazie Mariano! E' stata una gran bella esperienza
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