Mercoledì è l'appuntamento con la rubrica dedicata agli allenatori ed oggi è il turno di Stefano Davite, il più giovane del gruppo, ma certamente non meno autorevole e onorevole l'attività con i suoi ragazzi impegnati nella triplice. Ecco le sue risposte.
Partiamo dal tuo passato sportivo. Da dove arrivi? Quale trascorso hai nell’Atletica come atleta?
Io arrivo dal
ciclismo agonistico su strada, disciplina che mi ha impegnato in maniera
assidua da 8 a 19 anni, con risultati di buon livello in tutte le categorie
giovanili . Successivamente alla difficile decisione di smettere, ho deciso di
prendermi un anno di stop dall’ agonismo per cercare di capire meglio cos’avrei
voluto fare.
Passati 14/15 mesi la
voglia di fare qualcosa stava tornando, ho ripreso a pedalare per gioco con ex
compagni di squadra, i quali non avevano ancora smesso l’attività agonistica,
ma la mia idea di sport e ciclismo era cambiata: avevo deciso di provare a fare
Triathlon.
L’idea nacque nell’
estate del 2008 quando presi la decisone di
provare a intraprendere la strada della multidiscliplina; le difficoltà
sono state subito molte e molto impegnative soprattutto dal punto di vista
tecnico, ma senza dimenticare le difficoltà a livello metabolico e muscolari,
perche a differenza di quello che molti pensano il triathlon non è
assolutamente Nuoto /Bici/ Corsa, è molto molto di più: è nuotare nella mischia
tra numerose botte prese nella prima frazione, continui cambi di assetto corsa
su terreni particolari, il dover raggiungere la posizione di corsa dopo essere
stati per un buon periodo in posizione orizzontale, affrontare la prima transizione,
saltare in bici scalzi, eseguire la frazione di bici gia molto provati dal
forte impegno necessario in prima frazione e infine affrontare il T2, scendere
dalla bici al volo lasciando le scarpe attaccate ai pedali, non incorrere in
nessun errore tecnico( pena la squalifica) e iniziare la terza frazione in
condizione metaboliche e organiche non al meglio e dover correre in forte stato
di affaticamento muscolare. Per me è
stato amore a prima vista. Tutt’ora sono entusiasta di questo sport e dell’ ambiente
che lo circonda e soprattutto sono felice di praticare una disciplina cosi
varia anche all’interno delle sue gare e delle sue distanze.
Pratico triathlon dal
2008, il mio entusiasmo mi ha portato a una crescita graduale ,ma esponenziale.
La difficoltà del nuoto e della corsa dopo la bici mi hanno portato a dover
lavorare molto sugli aspetti tecnici, ma in pochi anni sono riuscito a
migliorarmi molto e ad avere attualmente tre ottime frazioni che mi hanno
permesso di realizzare negli ultimi tre anni ottimi risultati a livello
nazionale ed internazionale riuscendo a per due volte in due categorie diverse
a vincere il Campionato EUROPEO di Triathlon cross e aver la possibilità di
partecipare alla finale di coppa del mondo alle Hawaii, concludendo il mio primo
anno di triathlon al 44 esimo posto al mondo nella disciplina e terzo assoluto
nella categoria S1.
Quest’anno passato è
stato il più ricco di risultati: conquisto per la prima volta nei 25 anni della
mia squadra, la SAI frecce bianche Triathlon, una medaglia di bronzo al campionato Italiano assoluto di triathlon
cross e riuscendo a vincere una delle tre prove del circuito Italia Cross
indetto dalla federazione Italiana di triathlon.
Da quanti anni alleni? E come è scattata l’idea di mettersi in gioco come allenatore?
Alleno da circa
5 anni, ho iniziato con il seguire i
miei amici triathleti nella frazione bike visto il mio passato nel ciclismo
agonistico, successivamente la mia grande voglia di migliorare mi ha portato
a intraprendere i vari corsi e seminari
della FITRI.
Attualmente seguo in
maniera specifica e sistematica un buon
numero di atleti di Triathlon ma anche nuotatori, ciclisti e podisti.
Parallelamente a questo, circa due anni
fa, in collaborazione con Ivano Rivera, Presidente della mia squadra, abbiamo
deciso di creare il settore giovanile per dar modo di provare a fare triathlon
ad Alessandria anche ai più piccoli, ovvero poter insegnare la nostra
disciplina ai bambini da 7 anni in su.
Dopo un primo periodo
complicato dovuto a difficoltà oggettive nel trovare i luoghi necessari per far
si che i piccoli potessero provare questa disciplina bella molto complicata ma
in totale sicurezza siamo riusciti a trovare i luoghi giusti e soprattutto lo
spazio acqua necessario a farli nuore tutti insieme
Attualmente la mia
squadra di kids è diventata un bel gruppetto di circa 22/24 ragazzi da 6 a 15 anni che a distanza di due
e anni mi ha già regalato molte soddisfazioni.
Qual è il tuo target (giovani-master) di atleti? Chi stai seguendo attualmente?
Io non ho e non
voglio un target di atleti, secondo me tutti devono avere la possibilità di
essere seguiti nel modo corretto in relazione ai propri obbiettivi, anzi nel
mio piccolo ho sempre trovato molta più soddisfazione da chi non era un super
atleta e con il lavoro fato bene e la costanza è riuscito grazie al mio lavoro e alla sua tenacia ad ottenere risultati
inaspettati, con questo voglio dire che se io sono favorevole a seguire il
ragazzino di 6 anni come a seguire il
triathleta cinquantenne che vuole provare a mettere insieme tre discipline al
fine raggiungere l’obbiettivo di tagliare il traguardo di una gara di
triathlon.
Attualmente impegno
molto tempo con tre ragazzi, due ciclisti e una triatleta, adolescenti che
seguo ormai da tre anni in maniera costante e vedo praticamente tutti i giorni
che mi stanno dando molte soddisfazioni con risultati ottimi a livello
nazionale, ammetto che loro siano per me motivo di vanto perchè posso dire di
averli tirati su da zero a livello
sportivo e adesso sono quasi atleti capaci di gestirsi da soli.
Nella stesura di un ciclo di allenamenti segui delle linee guida/principi ben delineati o vengono modellati a seconda del periodo e dell’atleta?
Io parto dal
presupposto che molte regole o pensieri attuali sulla metodologia del
allenamento saranno completamente
abbandonati e dimenticati tra dieci anni, ragion per cui io alleno con un mio
metodo, cerco continuamente di
informarmi e cerco di stare al passo con i tempi e cerco sempre nuovi spunti da ricerche sportive per poter estrapolare
idee che posso poi utilizzare per quello che mi serve nel mio campo, io credo
che un buon allenatore debba essere in
continua evoluzione se vuole essere tale, non deve aver paura di intraprendere
una nuova strada e non deve aver paura
di sbagliare, semplicemente deve provare, testare e imparare dai piccoli errori
per continuare a crescere.
Alla base di un
risultato di qualsiasi genere ci dev’essere una programmazione mirata, cosa che
faccio con tutti i miei atleti, adatto sempre i programmi in base a chi ho di
fronte, in base alle sue capacità tecniche e in base al suo obbiettivo.
Vorrei sottolineare che
io do moltissima importanza alla presenza fisica dell’ allenatore sul campo,
l’allenatore è colui che guarda i suoi atleti durante TUTTO l’allenamento, non solo nelle fasi che
lui reputa importanti, dal riscaldamento alla fase centrale, dalla parte di
tecnica alla fase finale.
L’approccio psicologico è oggi sempre più considerato, quale importanza riponi sulle capacità mentali dei tuoi atleti? Li alleni anche sotto quel profilo?
Io considerò molto
importante l’aspetto psicologico nello sport, ma a maggior ragione nel triathlon. Mi vedo
costretto a gestire ansie e paure che molto
spesso affiorano negli atleti. La
gestione di queste sarà fondamentale per arrivare ad un ottimo risultato
finale, soprattutto per chi pratica triathlon su lunghe distanze. Per questo
motivo negli ultimi anni con alcuni dei miei atleti ho stabilito un rapporto di
estrema fiducia reciproca in modo da creare a loro un ottimo equilibrio di serenità mentale
nell’affrontare la gara.
Situazione leggermente
diversa, ma non da sottovalutare, è il lavoro sui i più piccoli dove le paure e
il timore dell’affrontare le prime gare mi vede costretto ad aiutarli a gestire
questi aspetti strettamente emotivi.
Nella tua esperienza è più determinante un atleta talentuoso o uno determinato con meno qualità e quale importanza dai al risultato ottenuto?
Un atleta talentuoso
senza determinazione non è un Atleta, preferisco allenare un ragazzo che crede
nello sport che fa ed è determinato piuttosto che un ragazzo talentuoso con
poca voglia. Per quanto riguarda il risultato ritengo che sia importante dal
punto di vista della gratificazione del giovane atleta, ma non dev’essere
fondamentale nella crescita sportiva dei ragazzi. I settori giovanili di qualunque
sport dovrebbero a mio modo di vedere, creare i presupposti e gli adattamenti
necessari per cui i ragazzi potranno raggiungere risultati importanti nelle
categorie superiori.
Qual è la tua impostazione nell’allenare un giovane rispetto ad un master? Quali differenze di stimoli devono necessariamente esserci?
Nell’allenamento dei
giovani è assolutamente necessario lavorare su proposte prettamente tecniche e
formative, con i più piccoli è necessario fare esercitazioni a carattere di
gioco per rendere tutto un po meno pesante. La multilateralità del triathlon mi
aiuta molto a diversificare le proposte formative da proporre ai miei ragazzi. Nell’atleta adulto l’allenamento è molto
differente, molto spesso le disponibilità di tempo sono limitate. Il lavoro
dell’allenatore è quello di riuscire a incastrare gli allenamenti in una
giornata già molto impegnativa e creare un programma adeguato in funzione degli
obbiettivi prefissati.
Se per un master è normale allenarsi in solitudine, quali sono i vantaggi di un allenamento collettivo e come viene organizzato in un gruppo eterogeneo di atleti?
Sicuramente
l’allenamento di gruppo a qualsiasi livello stimola maggiormente il
miglioramento dell’atleta ma purtroppo è difficilmente realizzabile nel
triathlon a causa della varietà di gare che la disciplina propone. Ritengo
invece fondamentale l’allenamento collettivo per i più giovani.
C’è un consiglio che ti sentiresti di dare a chi quotidianamente calza le scarpe per allenarsi?
L’unico consiglio che
mi viene da dare è quello di utilizzare il buon senso e il principio della
progressività sta alla base di tutto.
Una delle domande ricorrenti che mi sono arrivate è sulla richiesta economica. Qual è il costo per farsi seguire te?
Il costo è
proporzionale all’impegno che mi viene richiesto. Non mi piace seguire i miei
atleti per mail, ma preferisco vederli almeno una volta a settimana e visto che
in alcuni casi le variabili del triathlon sono molteplici questo viene definito
in base a quello che mi viene richiesto di fare.(Lezioni di nuoto, o
allenamenti di corsa, test specifici dei vari sport…)
Grazie per la disponibilità e se volessi indicarci dove i lettori di Bio Correndo ti possono trovare sarebbe di grande utilità!
Per contattarmi il mio
indirizzo mail: stex.86@live.it
Cell: 3382941470
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