mercoledì 3 dicembre 2014

Gli allenatori rispondono. Stefano Davite

Mercoledì è l'appuntamento con la rubrica dedicata agli allenatori ed oggi è il turno di Stefano Davite, il più giovane del gruppo, ma certamente non meno autorevole e onorevole l'attività con i suoi ragazzi impegnati nella triplice. Ecco le sue risposte.

Partiamo dal tuo passato sportivo. Da dove arrivi? Quale trascorso hai nell’Atletica come atleta?

Io arrivo dal ciclismo agonistico su strada, disciplina che mi ha impegnato in maniera assidua da 8 a 19 anni, con risultati di buon livello in tutte le categorie giovanili . Successivamente alla difficile decisione di smettere, ho deciso di prendermi un anno di stop dall’ agonismo per cercare di capire meglio cos’avrei voluto fare.
Passati 14/15 mesi la voglia di fare qualcosa stava tornando, ho ripreso a pedalare per gioco con ex compagni di squadra, i quali non avevano ancora smesso l’attività agonistica, ma la mia idea di sport e ciclismo era cambiata: avevo deciso di provare a fare Triathlon.
L’idea nacque nell’ estate del 2008 quando presi la decisone di  provare a intraprendere la strada della multidiscliplina; le difficoltà sono state subito molte e molto impegnative soprattutto dal punto di vista tecnico, ma senza dimenticare le difficoltà a livello metabolico e muscolari, perche a differenza di quello che molti pensano il triathlon non è assolutamente Nuoto /Bici/ Corsa, è molto molto di più: è nuotare nella mischia tra numerose botte prese nella prima frazione, continui cambi di assetto corsa su terreni particolari, il dover raggiungere la posizione di corsa dopo essere stati per un buon periodo in posizione orizzontale, affrontare la prima transizione, saltare in bici scalzi, eseguire la frazione di bici gia molto provati dal forte impegno necessario in prima frazione e infine affrontare il T2, scendere dalla bici al volo lasciando le scarpe attaccate ai pedali, non incorrere in nessun errore tecnico( pena la squalifica) e iniziare la terza frazione in condizione metaboliche e organiche non al meglio e dover correre in forte stato di affaticamento muscolare.  Per me è stato amore a prima vista. Tutt’ora sono entusiasta di questo sport e dell’ ambiente che lo circonda e soprattutto sono felice di praticare una disciplina cosi varia anche all’interno delle sue gare e delle sue  distanze.
Pratico triathlon dal 2008, il mio entusiasmo mi ha portato a una crescita graduale ,ma esponenziale. La difficoltà del nuoto e della corsa dopo la bici mi hanno portato a dover lavorare molto sugli aspetti tecnici, ma in pochi anni sono riuscito a migliorarmi molto e ad avere attualmente tre ottime frazioni che mi hanno permesso di realizzare negli ultimi tre anni ottimi risultati a livello nazionale ed internazionale riuscendo a per due volte in due categorie diverse a vincere il Campionato EUROPEO di Triathlon cross e aver la possibilità di partecipare alla finale di coppa del mondo alle Hawaii, concludendo il mio primo anno di triathlon al 44 esimo posto al mondo nella disciplina e terzo assoluto nella categoria S1.
Quest’anno passato è stato il più ricco di risultati: conquisto per la prima volta nei 25 anni della mia squadra, la SAI frecce bianche Triathlon, una medaglia di bronzo  al campionato Italiano assoluto di triathlon cross e riuscendo a vincere una delle tre prove del circuito Italia Cross indetto dalla federazione Italiana di triathlon.

Da quanti anni alleni? E come è scattata l’idea di mettersi in gioco come allenatore?

Alleno da circa 5  anni, ho iniziato con il seguire i miei amici triathleti nella frazione bike visto il mio passato nel ciclismo agonistico, successivamente la mia grande voglia di migliorare mi ha portato a  intraprendere i vari corsi e seminari della FITRI.
Attualmente seguo in maniera specifica  e sistematica un buon numero di atleti di Triathlon ma anche nuotatori, ciclisti e podisti. Parallelamente a  questo, circa due anni fa, in collaborazione con Ivano Rivera, Presidente della mia squadra, abbiamo deciso di creare il settore giovanile per dar modo di provare a fare triathlon ad Alessandria anche ai più piccoli, ovvero poter insegnare la nostra disciplina ai bambini da 7 anni in su.
Dopo un primo periodo complicato dovuto a difficoltà oggettive nel trovare i luoghi necessari per far si che i piccoli potessero provare questa disciplina bella molto complicata ma in totale sicurezza siamo riusciti a trovare i luoghi giusti e soprattutto lo spazio acqua necessario a farli nuore tutti insieme
Attualmente la mia squadra di kids è diventata un bel gruppetto di circa 22/24   ragazzi da 6 a 15 anni che a distanza di due e anni mi ha già regalato molte soddisfazioni.

Qual è il tuo target (giovani-master) di atleti? Chi stai seguendo attualmente?

Io non ho e non voglio un target di atleti, secondo me tutti devono avere la possibilità di essere seguiti nel modo corretto in relazione ai propri obbiettivi, anzi nel mio piccolo ho sempre trovato molta più soddisfazione da chi non era un super atleta e  con il lavoro fato bene  e la costanza è riuscito grazie al mio lavoro  e alla sua tenacia ad ottenere risultati inaspettati, con questo voglio dire che se io sono favorevole a seguire il ragazzino di 6 anni come a seguire  il triathleta cinquantenne che vuole provare a mettere insieme tre discipline al fine raggiungere l’obbiettivo di tagliare il traguardo di una gara di triathlon.
Attualmente impegno molto tempo con tre ragazzi, due ciclisti e una triatleta, adolescenti che seguo ormai da tre anni in maniera costante e vedo praticamente tutti i giorni che mi stanno dando molte soddisfazioni con risultati ottimi a livello nazionale, ammetto che loro siano per me motivo di vanto perchè posso dire di averli tirati su da zero  a livello sportivo e adesso sono quasi atleti capaci di gestirsi da soli.

Nella stesura di un ciclo di allenamenti segui delle linee guida/principi ben delineati o vengono modellati a seconda del periodo e dell’atleta?

Io parto dal presupposto che molte regole o pensieri attuali sulla metodologia del allenamento  saranno completamente abbandonati e dimenticati tra dieci anni, ragion per cui io alleno con un mio metodo, cerco continuamente di  informarmi e cerco di stare al passo con i tempi e cerco  sempre nuovi spunti  da ricerche sportive per poter estrapolare idee che posso poi utilizzare per quello che mi serve nel mio campo, io credo che un buon  allenatore debba essere in continua evoluzione se vuole essere tale, non deve aver paura di intraprendere una nuova strada  e non deve aver paura di sbagliare, semplicemente deve provare, testare e imparare dai piccoli errori per continuare a crescere.
Alla base di un risultato di qualsiasi genere ci dev’essere una programmazione mirata, cosa che faccio con tutti i miei atleti, adatto sempre i programmi in base a chi ho di fronte, in base alle sue capacità tecniche e in base al suo  obbiettivo.
Vorrei sottolineare che io do moltissima importanza alla presenza fisica dell’ allenatore sul campo, l’allenatore è colui che guarda i suoi atleti durante  TUTTO l’allenamento, non solo nelle fasi che lui reputa importanti, dal riscaldamento alla fase centrale, dalla parte di tecnica alla fase finale.

L’approccio psicologico è oggi sempre più considerato, quale importanza riponi sulle capacità mentali dei tuoi atleti? Li alleni anche sotto quel profilo?

Io considerò molto importante l’aspetto psicologico nello sport, ma  a maggior ragione nel triathlon. Mi vedo costretto a gestire ansie e paure che molto  spesso affiorano negli atleti.  La gestione di queste sarà fondamentale per arrivare ad un ottimo risultato finale, soprattutto per chi pratica triathlon su lunghe distanze. Per questo motivo negli ultimi anni con alcuni dei miei atleti ho stabilito un rapporto di estrema fiducia reciproca in modo da creare a loro un  ottimo equilibrio di serenità mentale nell’affrontare la gara.
Situazione leggermente diversa, ma non da sottovalutare, è il lavoro sui i più piccoli dove le paure e il timore dell’affrontare le prime gare mi vede costretto ad aiutarli a gestire questi aspetti strettamente emotivi.

Nella tua esperienza è più determinante un atleta talentuoso o uno determinato con meno qualità e quale importanza dai al risultato ottenuto?

Un atleta talentuoso senza determinazione non è un Atleta, preferisco allenare un ragazzo che crede nello sport che fa ed è determinato piuttosto che un ragazzo talentuoso con poca voglia. Per quanto riguarda il risultato ritengo che sia importante dal punto di vista della gratificazione del giovane atleta, ma non dev’essere fondamentale nella crescita sportiva dei ragazzi. I settori giovanili di qualunque sport dovrebbero a mio modo di vedere, creare i presupposti e gli adattamenti necessari per cui i ragazzi potranno raggiungere risultati importanti nelle categorie superiori.

Qual è la tua impostazione nell’allenare un giovane rispetto ad un master? Quali differenze di stimoli devono necessariamente esserci?

Nell’allenamento dei giovani è assolutamente necessario lavorare su proposte prettamente tecniche e formative, con i più piccoli è necessario fare esercitazioni a carattere di gioco per rendere tutto un po meno pesante. La multilateralità del triathlon mi aiuta molto a diversificare le proposte formative da proporre ai miei ragazzi.  Nell’atleta adulto l’allenamento è molto differente, molto spesso le disponibilità di tempo sono limitate. Il lavoro dell’allenatore è quello di riuscire a incastrare gli allenamenti in una giornata già molto impegnativa e creare un programma adeguato in funzione degli obbiettivi prefissati.

Se per un master è normale allenarsi in solitudine, quali sono i vantaggi di un allenamento collettivo e come viene organizzato in un gruppo eterogeneo di atleti?

Sicuramente l’allenamento di gruppo a qualsiasi livello stimola maggiormente il miglioramento dell’atleta ma purtroppo è difficilmente realizzabile nel triathlon a causa della varietà di gare che la disciplina propone. Ritengo invece fondamentale l’allenamento collettivo per i più giovani.

C’è un consiglio che ti sentiresti di dare a chi quotidianamente calza le scarpe per allenarsi?

L’unico consiglio che mi viene da dare è quello di utilizzare il buon senso e il principio della progressività sta alla base di tutto.

Una delle domande ricorrenti che mi sono arrivate è sulla richiesta economica. Qual è il costo per farsi seguire te?

Il costo è proporzionale all’impegno che mi viene richiesto. Non mi piace seguire i miei atleti per mail, ma preferisco vederli almeno una volta a settimana e visto che in alcuni casi le variabili del triathlon sono molteplici questo viene definito in base a quello che mi viene richiesto di fare.(Lezioni di nuoto, o allenamenti di corsa, test specifici dei vari sport…)

Grazie per la disponibilità e se volessi indicarci dove i lettori di Bio Correndo ti possono trovare sarebbe di grande utilità!

Per contattarmi il mio indirizzo mail: stex.86@live.it
Cell: 3382941470

Nessun commento:

Posta un commento