lunedì 14 aprile 2014

La 6 h di Torino di.. Francesca Contardi!

L’avventura della “6 ore” di Torino è stata un po’ buffa e senz’altro bizzarra: sono partita per correre una maratona di allenamento, convinta che mi sarei fermata ai 42 km e spicci, per ritrovarmi invece a correre più di 60 km, la mia prima vera ultramaratona.

A qualcuno potrebbe sembrare perlomeno sconsiderato, invece è stata un’esperienza molto serena. 
Non avevo aspettative su me stessa, non avevo termini di paragone, non ho nemmeno intuito, se non nell’ultima ora, chi potessero essere le mie avversarie, quindi ho corso senza altro stress se non la fatica fisica, ma anche quella davvero, che ci crediate o meno, abbastanza limitata.

Si, certo: mentre corri ti fanno male le gambe e dopo quattro ore di corsa il passo è un po’ appannato, certamente non brillante (ammesso che il mio lo sia mai stato!), ma se non ci pensi, non te ne accorgi più…
Si, ovvio: ti senti stanca, ma non troppo a dire il vero, e anche un po’ spaventata da quello che comporta il varcare le proprie personalissime colonne d’Ercole per approdare a quello che c’è al di là dei 42 temutissimi chilometri.
La risposta per me è stata che al di là c’è solo quello che vuoi trovare: anche gioia, anche inaspettata energia, anche soddisfazione nel mettere in gioco tutto quello che sai fare, sia con il fisico che con la testa.
E poi io, lo devo ammettere, ho beneficiato dei consigli e della vicinanza del mio ultramaratoneta preferito, mio marito Pietro, che in proposito sa’ il fatto suo e che ringrazio davvero molto per avermi aiutata anche in questo mio momentaneo flirt col l’ultradistanza, che chissà… se si ripeterà?!

2 commenti:

  1. Bello vederlo raccontare, divertente immaginare se stessi in un tale frangente, ma difficile da rapportare sulla propria pelle, in un momento in cui i miei "lunghissimi" arrivano a 20 km. Poi mi devo fermare per quasi-crampi...

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